DCF in Tour vi riporta in Toscana e più precisamente nel suo entroterra meridionale, nella regione della Maremma: avete mai sentito parlare delle “città del tufo”? Scommettiamo di si, sono Pitigliano (conosciuta anche come la piccola Gerusalemme), Sorano e Sovana, borghi incantati in provincia di incantati costruiti su rocce tufacee che ne caratterizzano conformazione e colore.
Qui, in quest’angolo di Toscana caratterizzato fortemente dall’impronta etrusca, oltre alle incredibili Vie Cave, vi consigliamo un’escursione di mezza giornata alla città perduta di Vitozza. Mai sentita nominare? Vitozza, “Vitoccium”, è una città fantasma immersa nel bosco, la natura se l’è presa con il tempo: insediamento rupestre di epoca etrusca ed inserita nel Parco Archeologico “Città del Tufo”, Vitozza conta ben 200 grotte all’interno delle quali dimoravano gli abitanti con locali adibiti a stalle per il bestiame, necropoli, colombaie ed altri usi.
La città poi ha vissuto le diverse fasi della storia, assumendo caratteristiche tipiche dell’epoca romana e successivamente medievale diventando una cittadella fortificata con la presenza di due castelli. La sua storia si lega, come al solito in questa parte della toscana, alla famiglia degli Aldobrandeschi. Nel 1400, alla fine del Medioevo, le invasioni barbariche prima e poi le guerre per dominare il territorio portarono i senesi ad abbattere gran parte degli edifici affinché non cadessero in mano alla famiglia Orsini. Vitozza, da allora, venne abbandonata e diventò una città fantasma covo di briganti che si rifugiavano nelle grotte, fino al 1700 quando, alla fine del secolo, Agostina “La Riccia” fu l’ultima abitante del borgo che fu: è uno dei pannelli esplicativi che si trovano di fronte alle grotte a raccontarci che nel 1783 abitava qui Agostina vedova Bartolomeo Brunetti.
Come arrivare a Vitozza
Per raggiungere l’insediamento rupestre di Vitozza ci si reca a San Quirico, frazione più popolosa del Comune di Sorano, che dista dal capoluogo 5 Km circa. Arrivati nella piazza principale due sono le possibilità: si lascia la macchina e si prosegue a piedi seguendo le indicazioni oppure si raggiunge in macchina il parcheggio del campo sportivo e si prosegue a piedi.
Si consiglia l’uso di scarpe comode.
Per raggiungere l’insediamento vero e proprio occorre percorrere circa un chilometro e mezzo attraverso un sentiero ombroso e pianeggiante. Una volta raggiunta la foresteria (edificio in muratura) si costeggia sul lato destro e alle spalle della stessa ci si trova di fronte ad un bivio. Si possono scegliere entrambi i percorsi in quanto si tratta di un circuito a anello.
Seguendo il sentiero in salita si raggiungono i ruderi del 1° castello e a seguire la Chiesaccia e i ruderi del 2° Castello, i Colombari e le grotte. Seguendo il sentiero pianeggiante si visitano le grotte, il 2° castello, i colombari la Chiesaccia e il 1° Castello. Dai colombari un sentiero, non attrezzato, conduce all’area di Sant’Angiolino e verso le sorgenti del fiume Lente.
Durata dell’escursione: 2 ore / 2:30 ore circa.