In questo Agosto socialmente sonnolento, ci sono presidi di comunità che non vanno mai in vacanza. Magari rallentano o ne approfittano per qualche lavoro di miglioramento ma rimangono, saldi, nella loro funzione di unire chi rimane in paese e non raggiunge alte maree e vette innevate. Luoghi che si definivano di aggregazione, quando interagire con il prossimo non era un valore messo a rischio dall’assuefazione tecnologica né tantomeno significava mettere un like su instagram.
Anzi, proprio per questa deriva sociale innescata dall’era digitale, certi ambienti diventano “riserve naturali” da tutelare come fossero patrimonio dell’umanità: le mani che sorreggono ancora un ventaglio di carte e non un device, la pazienza di attendere la prossima mossa di contro all’imperante fretta di scrollare nervosamente e all’infinito. Tutto più lento, più diretto, più reale e tangibile. Senza leoni da tastiera e con l’incazzatura per una giocata sbagliata che sbotta a tu per tu, dritta in faccia. Allora anche una partita a “ventuno” o un briscolino diventa qualcosa da immortalare, come un episodio in bianco e nero di una serie destinata a finire. Chissà ancora per quanto ci saranno ritrovi dove, senza fissare in anticipo, ogni pomeriggio puoi trovare altri tre “bischeri” per imbastire una partitina.
E chi arriva dopo? Guarda e commenta, ride e mette zizzania aspettando il proprio turno. Tutto impreziosito dalla presenza dell’aria condizionata che dimostra un cambiamento migliorativo dei tempi rispetto a quando certe stanze erano inondate del fumo nauseante di sigaretta. Al fresco, ovvio, si ragiona meglio.
Quando l’Arci nacque a Firenze nel 1957 il Circolo Ricreativo Culturale di Antella non era ancora in piedi ma mancavano pochi mesi alla posa della prima pietra, poggiata il 2 giugno 1958: oggi, 66 anni più tardi, il CRC Antella rappresenta una delle 4.000 realtà Arci che resistono in Italia, senza alcun dubbio tra i circoli più sani e dinamici della Toscana, capaci di rinnovarsi pur mantenendo le tradizioni di sempre. Il burraco, il biliardo, il cinema, la pizzeria, la partita o il giro d’Italia in tv, il nugolo di vecchietti schierati in cerchio sulle sedie del piazzale. Ogni giorno cascasse il mondo. Potremmo definirli “Presidi del Novecento”.
Pochi giorni fa, ai 38 gradi delle 16:00, l’Antella avvolta nel caldo sembrava tornata al tempo del covid19, quando il lockdown imponeva alle persone di non uscire di casa. Non c’era nessuno a giro. In mezzo a questa desertificazione di presenze umane, in un periodo di chiusure delle varie attività paesane, bastava affacciarsi dentro il Circolo per intercettare vita sul pianeta. Vita in sala carte. Vita in sala biliardo. Momenti che fissiamo in queste immagini pronte a farsi memoria collettiva.
“Metto un fermino, ok?”