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La Sieve distrugge il campo dell’Albereta72: “Un miracolo non sia morto nessuno”

“A metà mattinata mi ha chiamato il custode dicendomi che l’acqua stava cominciando a entrare”. Antonino Matese, presidente dell’Albereta72 Academy, rivive un istante dietro l’altro il disastro di venerdì 14 marzo. In poche ore l’esondazione della Sieve si è portata via il campo da calcio della storica società di San Francesco di Pelago, punto di riferimento per ragazzi e famiglie nella Valdisieve. “A mezzogiorno c’erano 20 centimetri fra campo e spogliatoi. Il giorno prima mi ero messo d’accordo per la semina del campo, l’avevo fissata per il 20 aprile. Alle quattro del pomeriggio l’acqua si stava ritirando, alle sei ha ricominciato a riempirsi con una velocità incredibile. E alle sette aveva allagato tutto”.

Il campo non c’è più.

“Sono caduti anche i piloni della luce, il terreno non è ancora in sicurezza perché abbiamo deciso di andare prima ad aiutare tutte le famiglie del territorio, per scongiurare disastri. Molti pali sono ancora ciondolanti, ci sono tonnellate di legna in campo. Un disastro”.

E vi siete dovuti subito rimboccare le maniche.

“Inevitabilmente. Tante famiglie sono venute ad aiutarci a spalare, spero che diversi ex giocatori verranno a darci una mano. L’appello è aiutare l’Albereta72 Academy a tornare in vita, in qualche modo”.

In cosa consiste la vostra attività coi più piccoli?

“Abbiamo una squadra mista 2016-17 iscritta al campionato di calcio a 5. Ma ci stavamo già organizzando per l’anno prossimo di costruirne di nuove. Rimanendo però solo all’interno della scuola calcio, non di settore giovanile o prima squadra”.

Perché avete scelto da un paio d’anni di puntare solo sulla scuola calcio?

Ho giocato, poi fatto il direttore sportivo e ora svolgo la carica di presidente dell’Albereta 72. Quando ero piccolo io c’erano giusto due squadre l’anno, ora abbiamo avuto l’idea di ricostruire il calcio “pane e salame” che piace a noi. Ci stavamo rendendo conto di quanto fosse importante educare sul piano calcistico e comportamentale i ragazzi. Così oltre a insegnare ci siamo detti di portare una linea nuova. Di rimettere al centro i valori basilari della scuola calcio: insegnare ai piccoli a lavare le scarpe dopo l’allenamento, a rispettare i dirigenti, gli allenatori e le strutture, e a stare in gruppo. Così si può tornare un modello per il territorio”.

 

A proposito. Dalle vostre parti la Sieve ha distrutto anche il campo della Rufina. Che andrà a giocare in casa della Sestese.

“E i suoi Juniores a Rignano. Dal canto nostro, noi ringraziamo tutte le società della zona che ci hanno manifestato affetto. Molte squadre ci hanno proposto degli spazi, cercheremo di trovare la soluzione giusta. Penseremo a portare a termine la stagione, poi vedremo”.

Cosa vi hanno detto le autorità a proposito del vostro campo?

“Abbiamo parlato a caldo con il sindaco e col governatore Giani assieme al genio civile. Il discorso è che l’ondata ha portato via tutto, ma ciò che ci fa onore è che il campo dell’Albereta 72, accogliendo tutta quell’acqua, ha fatto da cassa d’espansione, salvando di fatto il paese di San Francesco: questo, se non altro, mi fa pensare di aver evitato catastrofi ben peggiori. Parlando con i tecnici, mi hanno detto che sarà difficile rifare il campo sportivo lì”.

Che scenario ti aspetti per i prossimi mesi?

“La speranza è che il Comune di Pelago e le istituzioni ci dicano che l’Albereta può ancora vivere. Accetteremmo soluzioni alternative, ma che non siano lontane da San Francesco”.

Quali sono le responsabilità per il disastro di venerdì, se ci sono?

“Forse non si è pulito correttamente la sponda dei fiumi. Non do la colpa a nessuno, ma è stato un miracolo che dalle nostre parti non sia morto nessuno. In 13 minuti si è riempita Contea, non può essere stata soltanto l’acqua piovana… Voglio dire, siamo nel 2025 e abbiamo diecimila sistemi di prevenzione di questi eventi, fra scolmatore, diga e bacini di espansione”.

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