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Greve in Chianti, querelato per diffamazione dal Sindaco: la lettera del cittadino denunciato

Pubblichiamo la seguente lettera, giunta in redazione, firmata dal cittadino di Greve in Chianti Marco Cappelletti a seguito di una querela ai suoi danni mossa dal sindaco grevigiano Paolo Sottani. Il fatto risale a circa un anno fa, luglio 2023, a seguito di una risposta social trascritta su Facebook e pubblicata tra i commenti di un articolo giornalistico inerente alla scuola di Panzano in Chianti e relativo cantiere aperto. In quel commento Cappelletti elogiava l’azione del consigliere d’opposizione Fabio Baldi e criticava l’operato della giunta comunale, contestazione pubblica che ha scaturito la reazione del Primo Cittadino e la conseguente querela per diffamazione.

Riportiamo, per dovere di cronaca, il commento incriminato pubblicato da Marco Capelletti: “Ha mai seguito un consiglio comunale? Perché Fabio è solo contro tutti, e mentre la giunta soddisfa ogni grosso interesse privato, il gruppo senza per l’insussistenza numerica nessuna speranza di ottenere risultati, si oppone con forza, e difende gli interessi della collettività. Fabio può piacere o meno, ma, prima bisogna vedere con occhi e ascoltare con orecchie come le cose stanno veramente. Vi dovete muovere, ci dobbiamo muovere, sta gente ha già svenduto e sputtanato abbastanza, deve essere mandata a casa e noi la dobbiamo sostituire, gente che ama la comunità non gli imprenditori che vengono da lontano a mettercelo in quel posto!”

 

Di seguito la lettera di Cappelletti che segue la denuncia

Per esser franchi, definirei un eccesso di zelo giustizialista, dettato da un moto di stizza personale, piuttosto che da un effettivo danno d’immagine subito, considerando ogni circostanza, la querela che il sindaco Sottani ha voluto infliggermi e che non ha ritirato, per le parole che, per la leggerezza e l’ impulsività con cui le scrissi, riconosco essere state, se pur prive di offesa, più aggressive del dovuto.

Se il mio scomposto e maleducato intervento rappresentava l’esigenza impellente di un cittadino di denunciare quella che sentiva e sente come una determinante questione sociale, come una lesione del suo benessere, la risposta del primo cittadino posta in questi termini, la interpreto però come un fallimento del principio di dialogo che sottende all’essere l’istituzione ed inficia, a mio parere, definitivamente, il principio di libertà che ogni cittadino non dovrebbe mai sentir mancare.

Perché quello che succede è che, a fronte di una mia ammenda verbale, la denuncia non è stata comunque ritirata e questo ha la conseguenza di impoverirmi letteralmente, mettendomi in seria difficoltà; i denari che spendo per difendermi, in attesa di un giudizio che non so se e quando avverrà e con quali esiti si concluderà, sono sottratti direttamente al mio sostentamento primario. Tre interi stipendi, solo per iniziare, solo per il momento, che per uno col mio lavoro, che già fatica a cose normali, rappresentano un aggravio pesante e questo in virtù di una non meglio definita dimostrazione di virilità istituzionale.

Tra le tante cose che mi rattristano in questa vicenda, spicca la percezione chiara della poca solidarietà da parte dei miei concittadini, a seguito di quanto accadutomi. Meglio soprassedere, meglio discutere di erba alta e buche per strada, di alte e vuote strategie che parlare di rapporti umani interpersonali all’interno di un PD che cerca solo di nascondere la cattiva amministrazione degli ultimi dieci, quindici…. venti anni.

Personalmente reputo questo sindaco inadeguato a ricoprire per ulteriori 5 anni, dopo i 10 appena conclusi, la carica di primo cittadino. Se problemi del genere non si possono risolvere dialogando, mi chiedo come sia possibile immaginare di risolvere quelli per cui occorra ascoltare. Penserete che questo mio flusso di coscienza sia guidato dal desiderio di vendetta, ma se ci riflettete, perché dovrebbe? Ho solo da continuare a perdere qualcosa, chiamando di nuovo in causa il primo cittadino. Ma è la mia voglia di libertà e il desiderio di non dovervi rinunciare a guidarmi e lo stesso moto mi spinge a chiedervi sul serio di riflettere, con attenzione e con sincerità, sui fatti che vi ho raccontato e sulla reale opportunità di eleggerlo nuovamente.

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