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Di male, in peggio...

Di male, in peggio…

L’Impruneta sta andando di male, in peggio.
Dicono che al peggio non c’è mai fine… Ma inizio a dubitare di questo famigerato proverbio.

L’Impruneta sta andando alla deriva a mio avviso, sembra una povera barchetta in balia delle onde e dei cataclismi. Non ha più nè ancore da gettare nè appigli, semplicemente vaga al largo. E gli imprunetini con lei, s’intende. 
Mi chiedo come sia stato possibile, la risposta in realtà la so ma non me ne capacito ugualmente. Come si può dire di amare questo paesello e fargli tutto questo? Sfregiarlo a destra e a manca rendendolo vuoto, triste. È pallido perché è anemico, non c’ha linfa. L’Impruneta non brilla, è diventata cupa, parecchio cupa e visto che andiamo nella stagione più introspettiva vorrei tanto che chi si sente così potente, si facesse un’analisi di coscienza. Roba utopica, lo so.

I mezzi di trasporto pubblici non funzionano, per andare alla Coop c’è da fare il giro delle sette chiese, i parcheggi non ci sono, ogni passo che viene fatto non è “pro impruneta”, è tutto scomodo e chi dice il contrario vuol dire che non vive il paese, tanti urlano ma nessuno ascolta.
Io leggo parecchi libri, mi sembra che l’Impruneta sia entrata in un romanzo distopico poco felice, ma questa non è la trama di un libro, è la vita vera imprunetina ahimè. 
E il Natale? Io non so cosa commentare, sono sincera. (Se non sapete le ultime infelici notizie, cliccate QUI per leggere l’articolo.)
Sono sconcertata e allibita, i pensieri e le emozioni istintive che vengono dalla mia pancia non sono belle e nemmeno tanto educate, quindi devono rimanere lì, dentro di me. Cerco di rielaborare il tutto ma non è che mi riesca proprio bene, chi mi conosce lo sa, quando una cosa mi rimane antipatica fingo male, non sono come tante facce di cera che pensano una cosa e ne dicono un’altra.
Io sono proprio arrabbiata, delusa, triste per il futuro di questa realtà paesana che si sta spegnendo come una candelina.

Ogni tanto, anche mentre sono in macchina, mi chiedo: MA PERCHE? Cioè, qual è il fine? Qual è l’obiettivo? 
È in corso un delirio di onnipotenza che non ha eguali e ripeto, non capisco dove si voglia andare a parare.
Di certo se l’obiettivo era quello di rendere questo paese a tratti ridicolo, allora la coppa è stata vinta. Ridicolo sì, perché quello che ho letto e sentito sul Natale è roba ridicola e anche un po’ cattiva. Per me è una follia inammissibile che i commercianti del nostro paesello debbano essere trattati come pellai quando ogni anno si sono fatti in quattro per allestire la piazza e le strade principali con addobbi natalizi. 
Ma la gente non si vergogna? Ma chi di dovere dorme tranquillo e beato? Boh. Ma come fate?

C’è mancanza di dialogo, di rispetto e di AMORE verso il territorio.
È una mancanza di umanità che mi lascia senza fiato… Senza parole no, ne avrei così tante che potrei scrivere la nuova Treccani ma sarebbero davvero poco simpatiche, ve lo assicuro.
Io trovo tutto questo inammissibile. Mi auguro che chi di dovere si renda conto del danno che sta facendo perché c’è ben poco da sorridere e camminare a testa alta, c’è da vergognarsi, altroché. In cuor mio spero in un passo indietro ma so che non avverrà perchè l’umiltà è una caratteristica in via d’estinzione e qui proprio non esiste, non s’intravede nemmeno col binocolo.
Che tristezza, poero paesello.

Vorrei tanto abbracciarti paesello mio e dirti che andrà tutto bene, ma non posso farlo perché io le bugie non le dico.
Mi dispiace tanto vederti affossare così, ti manca l’aria e hai le ali legate. 
Chi non vuol vedere è cieco oppure preferisce guardare altrove.
Chi ti ama e ti rispetta, Impruneta mia, soffre nel profondo nel vederti in questo stato.

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