Qualcuno è ancora incredulo: “Ma chi se lo aspettava…” mormora parte del tifo grassinese in piazza. La location è quella delle feste più sfrenate: il Caffè 31 con la sua lunga via che porta fino alla fontana della lavandaia. In poche decine di metri si concentrano decenni di passione: lo storico consigliere Osvaldo Righi, lo zoccolo duro del tifo capeggiato dalle Brigate Rossoverdi, tanti piccoli ultrà che hanno ancora negli occhi e nelle orecchie quanto è stato dello spettacolo alle Due Strade: “In Eccellenza!” cantano a perdifiato.
E poi ci sono loro, i giocatori di un acclamatissimo mister Cellini. Uno dopo l’altro arrivano in piazza, brindano al trionfo contro l’Antella e all’Eccellenza conquistata in un pomeriggio indimenticabile con vista su una notte che nessuno vorrebbe far terminare. C’è spazio per il sorrisone del Baccio, David Baccini: “E ora mi tocca pure tuffarmi nell’Ema…” mormora imbarazzato. Ogni promessa è debito: lo aveva dichiarato a inizio anno, che in caso di Eccellenza avrebbe fatto compagnia al super tifoso rossoverde Antonio Matteini. E così farà. Simoni, il 10 grassinese, lo ascolta e ha una mezza idea: “Quasi quasi gli faccio compagnia…”. Gli fanno eco Fabiani e Salvini: improvvisamente il tuffo nell’Ema diventa un’idea quasi allettante.
Spettacolare poi la cornice dei fuochi d’artificio: colorati e rumorosi, a ricordare al paese della lavandaia che questo 2 giugno entrerá nella storia per davvero. Poi i brindisi: bottiglie stappate e un po’ di sano sfottò nei confronti dei cugini antellesi: “Volevate vincere…” con intuibile coro ad accompagnare. Il derby rimane priorità del Grassina: all’Antella, salvo la consolazione di aver avuto la meglio nel confronto di Coppa, la vittoria nella sfida del poggio manca da 10 anni.
Poi gli occhi si fanno lucidi. Qualcuno non regge l’emozione. Via ai cori che tutti aspettano: “Paolo e Fabio con noi”. Le mani battono all’impazzata, qualcuno si nasconde dietro agli occhiali da sole per mascherare le lacrime. Che arrivano eccome. Paolo Casini e Fabio Franci colorano la festa rossoverde anche con la loro assenza.
A battere le mani sono tutti. Letteralmente: giocatori, tifosi, persino il finlandese Alex che non ha resistito alla tentazione di prendere un aereo e venire a supportare i suoi amici rossoverdi. Il vichingo dal cuore grassinese, entrato ormai nell’affetto delle Brigate Rossoverdi.
Un’ultima bottiglia, un’ultima canzone da intonare tutti insieme: “Fin da quando ero bambino”. Che poi è l’inno del Grassina. E vederlo intonato dai più piccoli fa impressione: il Grassina sta cessando di essere una squadra di calcio e si sta trasformando in una specie di romanzo inter-generazionale da tramandare per tradizione scritta e soprattutto orale. Per un’emozione come quella vissuta nel lunghissimo pomeriggio che ha portato l’Eccellenza, vale davvero la pena vivere.