Fresco, freschissimo ventottenne (ha compiuto gli anni ieri), Edoardo Marzierli è nel miglior momento della sua carriera. Centravanti vecchia scuola, l’ex Grassina ha festeggiato il compleanno ieri nello stile migliore: con un gol e una mitraglia ai compagni, nello spettacolare 3-0 con cui il suo San Donato ha sbancato il Comunale di Piancastagnaio. Non vuole più fermarsi, il bomber, che è salito a quota 10 gol in 13 partite di Serie D: è già in doppia cifra.
A vederlo fa paura per la stazza: un Cristo di quasi due metri, forte come un toro nel colpo di testa (specialità della casa da sempre) e capace di far reparto da solo in avanti. Sempre a lottare sul pallone con la fame di chi ha un conto aperto col Destino.
Già, il Destino. Edoardo viene da due anni agrodolci in maglia rossoverde: tante cose sono accadute in campo, tante (troppe) sono accadute fuori. E riprendersi non è stato facile: “Ero arrivato al Grassina nell’estate del 2019. Una bella squadra, avevamo voglia di farci notare da neopromossi in categoria. Ma a ottobre mio padre se n’è andato: è stata una botta durissima. Era il mio primo tifoso: per questo ogni volta che segno penso a lui, alle tante partite che aveva visto dal vivo“.
La tua rinascita è combaciata con il miglior periodo della storia del Grassina.
“Sì, avevo fatto pace con la testa e avevo ripreso a segnare. La doppietta col Monterosi, il gol a San Giovanni. Le vincevamo tutte. E poi di nuovo un problema: l’infortunio al ginocchio, in quella partita col Flaminia. Anche quello è stato un brutto momento. E subito dopo è arrivato il primo lockdown: è stata una parziale consolazione, quella di aver perso poche partite e di aver avuto tempo per recuperare al meglio dal problema al crociato”.
Fino a Piancastagnaio, che in un certo senso ha segnato uno spartiacque per te. A ottobre 2020 contro la Pianese torni in panchina dopo otto mesi.
“Il primo segnale di ripresa. Ho ricominciato gradualmente a prendere minuti in campo e nella seconda parte di campionato sono tornato a buoni livelli. I gol non sono mancati ed è nata l’esultanza della mitraglia”.
Sei cresciuto con Batistuta, del resto…
“Già, è un’esultanza inevitabile. Era il mio idolo fin da bambino, un fenomeno assoluto”.
E dopo la conclusione dell’esperienza al Grassina, l’avventura al San Donato, con cui stai vivendo un sogno.
“Stiamo facendo grossi risultati: i numeri sono sotto gli occhi di tutti, stiamo continuando a segnare a grappoli e il primo posto è più che meritato. Vediamo che gara ci attenderà nella prossima giornata contro una matricola terribile come il Poggibonsi”.
E’ già iniziato un bel tour de force fino a Natale, insomma.
“Sì, da qua a Natale sarà impossibile staccare la spina. In spogliatoio ci siamo detti di dare tutto in queste giornate ravvicinate, e poi vedremo dove saremo in classifica”.
Dieci gol, uno più bello dell’altro, al tuo primo anno in maglia San Donato. Qual è quello che porti maggiormente nel cuore?
“Forse collegando bellezza e importanza direi il pareggio contro l’Arezzo. Era una gara vitale per noi, lo scontro al vertice in uno stadio splendido e contro un pubblico di altissimo livello come quello aretino. Eravamo sotto di due reti e rimontammo negli ultimi venti minuti: il mio gol di testa per il 2-2 finale ha avuto tanta importanza, e mi tengo quello”.
Che spettacolo, il vostro attacco.
“Il nostro insieme di gol è un dato di fatto, è frutto del nostro gioco, della nostra idea di calcio. Il mister ha sempre le idee molto chiare su come far male all’avversario: il gol ci viene naturale”.
Cosa significherebbe per San Donato la Serie C?
“Non saprei rispondere a questa domanda. Sono passate solo tredici giornate, è presto per parlare di traguardi”.