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Elezioni comunali

Si siedono in campo durante la gara, poi spiegano: “Ecco come riformare il calcio femminile”

La storia del Lebowski femminile, in questo fine settimana, ha conosciuto uno dei suoi momenti più intensi. E quello che è successo sul campo c’entra poco. O meglio, c’entra, visto che l’iniziativa delle ragazze grigionere è partita proprio dal rettangolo di gioco, ma il messaggio che è stato lanciato può arrivare decisamente più in là. Fino ai vertici del calcio italiano.

Contesto: spareggio domenicale per accedere alla Serie C femminile. Match fra Blues Pietrasanta e Lebowski, appunto, giocato a Santa Maria a Monte. Nota a margine: il Lebowski, quella categoria, l’aveva già conquistata (e preservata) sul campo, l’anno scorso. Eppure ecco le ragazze grigionere giocare in Eccellenza, ritrovandosi a dover riprendersi nuovamente quella divisione che rappresenta anche l’accesso a un campionato di dimensione nazionale.

Il racconto grigionero comincia da qua. Parlano direttamente le ragazze del Lebowski, che hanno scelto una voce corale per spiegarsi: Per problemi economici a livello societario, non ci siamo iscritte nuovamente alla Serie C come l’anno scorso. Siamo comunque riuscite a iscriverci in Eccellenza. E durante lo spareggio di domenica contro il Pietrasanta si decretava la vincitrice del campionato, nell’ultimo atto di una stagione per noi assai intensa”.

Perché intensa?

“Perché il Lebowski, la scorsa estate, anche se non ci ha iscritto alla Serie C ci ha creato intorno un gruppo di persone, di collaboratori della squadra femminile, che ci ha sempre seguito e si è messo in prima linea per la ricerca di nuovi sponsor. Fondi che potessero insomma colmare i problemi societari per poterci garantire un futuro migliore e con meno affanno, magari in Serie C: del resto un campionato di livello nazionale è impegnativo come pochissimi, una trasferta può costare tranquillamente tremila euro. Costi non paragonabili all’Eccellenza, la categoria immediatamente inferiore, perché in quel caso non si esce dalla Toscana”.

Si rischiava di fare il passo più lungo della gamba, insomma, in caso di nuova iscrizione alla Serie C.

“Decisamente, come accaduto in diversi precedenti. E il Lebowski si autofinanzia: è vero che ci sono moltissimi soci e tifosi, ma i fondi non sono sufficienti per il calcio femminile che non ha molto seguito. Da qua la nostra protesta, indirizzata da una parte al Lebowski stesso che non ha voluto ascoltare i nostri dirigenti che avevano proposto diversi sponsor per poterci sostenere: in grigionero c’è un’assemblea partecipatissima. Ma spesso e volentieri quando si è in tanti a parlare, poi le proposte passano in secondo piano”.

Ma in cosa consiste, la vostra protesta?

Ci siamo sedute in campo. Durante l’intero primo minuto della gara contro il Pietrasanta abbiamo calciato via il pallone e abbiamo deciso di sederci in campo, riserve comprese. Le ragazze avversarie hanno rimesso in gioco il pallone: potevano tranquillamente andare a far gol, del resto la partita pesava moltissimo. E invece hanno preferito palleggiare senza attaccare. Hanno rispettato la nostra protesta e anzi sono diventate nostre amiche, capendo il motivo della nostra iniziativa. Un segnale di una potenza enorme. Poi abbiamo giocato, e hanno vinto loro con pieno merito”.

Qual è il significato del sedersi in campo? E a quali altri persone volete lanciare il vostro messaggio?

“Sedersi in campo significa pensare al futuro del nostro calcio prima di tutto, mettendo in secondo piano quella partita. Se anche avessimo vinto, tanto, non saremmo comunque salite in Serie C visto che non ce la potevamo permettere. A fine partita abbiamo esposto uno striscione verso la tribuna: “Se c’è la volontà si può fare”. Si può fare una riforma per evitare bagni di sangue alle società e abbandoni da parte delle ragazze calciatrici. Noi ci rivolgiamo ai vertici del nostro calcio: è il momento di una divisione interregionale che si ponga fra Serie C ed Eccellenza. Una categoria che sia in grado di colmare il gap di qualità tecnica e atletica fra le due divisioni, e che soprattutto si ponga a metà strada come costi. Che sia sostenibile per tutti e permetta di ampliare i bacini di utenza e il ricambio delle calciatrici”.

Avevate già pensato a una protesta simile durante l’anno?

“No, ci eravamo concentrate sul campo. Perché credevamo davvero di poter riportare il Lebowski in Serie C con un progetto sostenibile come quello proposto dai nostri dirigenti. Con sponsor che ci aiutassero”.

Il gap fra calcio maschile e femminile è ancora molto netto?

“Lo dimostra questa vicenda. Il calcio femminile è cresciuto tanto, ma senza l’aiuto delle grandi società professionistiche maschili siamo lontanissime dal poter sperare in un futuro sostenibile”.

Rimarrete al Lebowski in blocco l’anno prossimo anche senza Serie C?

“No, alcune se ne andranno. Qualcuna, se ci sarà la possibilità, rimarrà in grigionero, magari provando a dare una mano in società. Dobbiamo batterci in prima linea per aiutare il settore femminile a crescere”.

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