Sono le 18:20 di domenica 29 Settembre. Anno 2024. Ogni numero ha il suo valore quando l’attesa dura da così tanto tempo. Riccardo Lazzerini, il Sindaco di Impruneta, è già affacciato al balcone del palazzo comunale, la parola passa a Filippo Venturi, presidente dell’Ente Festa dell’Uva e proclamatore della classifica finale sancita dai 15 giurati. La sua voce impressa nel ricordo sbiadito degli sconfitti e nella memoria salda e indelebile dei vincitori. Sono le 18:30: “Il secondo classificato ha ottenuto 52 punti, vince la 98° Festa dell’Uva il rione delle Fornaci”.
Il resto è Storia, con la S maiuscola in quest’angolo toscano così devoto alla sua tradizione quasi centenaria: il rione delle Fornaci vince l’edizione 2024 della Festa dell’Uva con lo spettacolo “Celebriamo
Sono le 18:31 e mentre la piazza rossa piange, si abbraccia e si libera del peso dello sconforto, il presidente fornacino Nicola Nidiaci – in carica da tre anni – si affaccia al terrazzo del Comune. Insieme a lui ci sono altri fornacini, tra cui Giovanni Rasoti, il progettista. La coppa di cotto in mano, le mani al cielo, è successo davvero. Finalmente.
Una liberazione…
“Lo spauracchio dei vent’anni senza vittoria era ad un passo, abbiamo vinto sulla soglia del tracollo morale. Quando non esulti per così tanto tempo, il rischio di disaffezione alla causa è inevitabile: questa vittoria è un traguardo che aspettavamo a gloria, una vera e propria boccata d’ossigeno che ci dà nuova fiducia e nuovo entusiasmo per guardare al futuro del nostro rione. Lo definirei un trionfo che ci consolida.”
Quanto pesava l’assenza di successi?
“Tanto, inutile nasconderlo, soprattutto dopo la batosta del 2023 quando la piazza ci dava per vincitori e invece ci era toccato un nuovo secondo posto. Un’altra delusione sarebbe stata dura da sopportare, siamo stati bravi a rialzarci e a crederci nuovamente: il nostro è un rione giovane, la vittoria di oggi è il giusto risultato che premia la continuità.”
Pensavate di potercela fare? Quali erano le sensazioni della vigilia?
“C’era fiducia nel progetto, sapevamo che la storia filava e che la rappresentazione in piazza, con carri e oggetti di scena, poteva avere il giusto impatto. La consapevolezza, avvicinandosi alla sfilata, lascia spesso spazio alla paura, soprattuto quando non vinci da molto tempo: il timore di non essere capiti dalla giuria o che qualcun altro potesse far meglio…c’è sempre!”
Avete vinto con un tema tradizionale come “Celebriamo Arianna e Bacco”, cosa ha funzionato?
“La narrazione sicuramente, una storia della mitologia che magari ti ricordi dai libri di scuola ma che abbiamo reso di nuovo attuale nella nostra piazza. Complimenti a tutti i ragazzi che hanno lavorato duramente e sono stati ripagati, complimenti al progettista Giovanni Rasoti, una new entry del rione Fornaci, è arrivato due anni fa: per noi era una scommessa…fortunatamente vinta!
Il Presidente ha pianto?
“Ho pianto più oggi. Il giorno dopo elabori e ti rendi conto, a mente fredda, di quello che abbiamo fatto. Si piange per l’emozione, per la tensione di un mese di impegno e fatiche, io ho pianto anche per quei 19 anni che son trascorsi senza festeggiare. Per un giovane che ha iniziato a sfilare a 4-5 anni è la prima vittoria…ed è bellissima.”
Come avete festeggiato?
“Alla sede del nostro rione, insieme ma in maniera pacata. Avevamo già in programma di mangiare pizza e schiacciata senza gravare ulteriormente sulle nostre cuoche; avevamo preso la cena per circa 100 persone ma eravamo molti di più: abbiamo diviso tutto e ci è toccato poco ma ieri sera non era importante sfamarci. Festeggeremo meglio stasera alle Camiciole e poi sabato prossimo nella cena dei vincitori in piazza: 19 anni fa non esisteva questa tradizione, per noi è una prima volta assoluta.”
Cosa vuoi dire ai tuoi rionali?
Grazie, anzitutto. Il mio contributo è stato minimo, ho cercato di tenere sempre alto il morale. Vedo affiatamento, vedo tanti ragazzi che stanno bene insieme e questo ci gratifica e ci dà speranza per il domani. Ieri sera ho visto tantissimi abbracci, tantissimi baci. Ci guardavamo e ci abbracciavamo. Questa è la vera felicità.”