Riccardo Colucci, classe 1998, è riflessivo e pacato: ti guarda intenso da dietro gli occhiali e pensa prima di parlare. E anche prima di scrivere: “Scrivo da più di dieci anni, ma ce n’è voluto di tempo prima di pubblicare qualcosa. Tutto merito di Alessia, la mia ragazza, che mi ha convinto a raccogliere le poesie e mi ha suggerito di condividerle su una pagina Instagram”.
Già, è cominciato tutto con una pagina Instagram, Poesiette, dove Riccardo ed Alessia hanno iniziato a postare i componimenti riscuotendo oltre mille follower in pochi mesi e soprattutto attirando l’attenzione della casa editrice ATILE, sempre in cerca di giovani talenti sul territorio. E quando a Riccardo è arrivata la chiamata dell’editore, è stato impossibile rifiutare: “Eravamo in zona rossa, ricordo che arrivò un messaggio sulla pagina Instagram e l’emozione fu tanta. Non me lo aspettavo”.
Tutto in tempi brevi: dal contatto con l’editore all’uscita della raccolta delle poesie di dieci autori esordienti di tutta Italia, con Riccardo a rappresentare orgogliosamente il Chianti fiorentino, lui che è nato a San Polo, ma è grassinese d’adozione. Dal 20 gennaio la raccolta Versi Diversi: sentimenti è disponibile in tutte le librerie fiorentine e anche in formato digitale, anche se il giovane autore ci tiene a fare un appello: “Se possibile invito a comprare cartaceo, per riscoprire il rapporto con il libro tradizionale e sostenere i negozi della nostra città, già ampiamente penalizzati dalla pandemia”.
Ma come nasce la tua passione per la poesia?
“Ho sempre avuto la letteratura come materia preferita a scuola, e la scrittura è stata un bisogno fisico, più che una conseguenza di qualcosa. Non ho avuto episodi particolari che mi abbiano scatenato la vena artistica, anzi, è sempre stato qualcosa di naturale e spontaneo: una via, un paesaggio, un’espressione del viso sono più che sufficienti per tracciare un ritratto poetico. E poi la lettura ha aiutato nella resa in italiano”.
Ultimo libro letto?
“Il censimento dei radical chic. Notevole, consigliatissimo”.
Cosa vuol dire cambiare veste, passare dal ruolo di lettore a quello di autore?
“Significa maturare più in fretta e pensare diverso. Me ne sono accorto riguardando le prime poesie che avevo composto a undici anni: non sarebbero pubblicabili, perché scriveva un altro Riccardo rispetto ad ora. Ma mi hanno fatto crescere con più sensibilità e consapevolezza del mondo”.
Hai un modello letterario che ricorre nelle tue poesie?
“I crepuscolari, soprattutto Gozzano e Corazzini. Uno stile che ti entra dentro e ti trascina nel bene e nel male”.
Nei tuoi componimenti ricorre spesso e volentieri il riferimento ai tuoi luoghi, come le piazze del centro di Firenze e il paese di Grassina. Che rapporto hai col territorio?
“Un legame fortissimo, indissolubile, sia con Firenze che con i piccoli paese nei quali vivo e lavoro. Il paese diventa natura attiva e si trasforma nello sfondo di una storia, così come il fascino inevitabile del centro fiorentino”.
A che punto pensi che si trovi attualmente la poesia italiana?
“Si trova in una situazione complicata, più in declino dei generi come il romanzo ed il saggio. E’ uno stile che richiede più riflessione ed impegno, senza contare che spesso l’essere sensibili viene visto quasi come un problema mentale, una sorta di complesso di timidezza da cui si deve per forza uscire. E’ una mentalità tutta italiana, dal momento che all’estero la questione letteraria è molto più seguita, così come l’assegnazione dei premi Nobel”.
E per te, invece, quali sono i prossimi obiettivi letterari?
“Spero che questa pubblicazione sia il primo passo di un lungo percorso. Vorrei vincere un concorso nazionale di poesia come il premio Bacchereto, vinto in passato da Alda Merini. Sarebbe una splendida soddisfazione”.