È finito per ora il processo al Figline. Diciamo “per ora” dal momento che dovrebbe arrivare il ricorso da parte dei gialloblù dopo che la sentenza della Commissione Federale Territoriale di ieri ha rispedito la società in Eccellenza, cancellando la Serie D acquisita teoricamente “sul campo” a scapito del Livorno.
Certo, il Figline la categoria l’aveva acquisita sul campo. E su questo si è basata anche l’arringa dell’avvocato Bagattini, ma non è stata sufficiente ad evitare il ribaltone. Figline in Eccellenza, a Livorno si può festeggiare invece il passaggio in Serie D.
Oggi sono trascorsi esattamente tre mesi da quel Tau-Figline finito 5-1. Quello per cui la Commissione ha riconosciuto l’illecito sportivo dei gialloblù condannando Vanni Burzagli, Andrea Saitta e Mattia Privitera a due anni di squalifica. Sono loro, rispettivamente portiere, difensore e centrocampista, i maggiori responsabili “sul campo” del Figline, almeno secondo il tribunale. Ma è davvero così? Possibile che solo tre tesserati su oltre venti debbano pagare? Le immagini parlano chiarissimo: negli highlights, al momento dei due gol “farsa” regalati al Tau, per il Figline non correva più nessuno. Tutti fermi, ad attendere l’imponderabile. Ma hanno pagato (salato) solo in tre, colpevoli senza saperlo di essere i più vicini alla porta. E di conseguenza, di dover regalare loro il pallone al Tau. Capri espiatori sacrificati per aver obbedito a una scelta non loro. Ma non è che nessuno dei compagni si sia sbattuto per evitarlo, eh.
Pagano salato, salatissimo il direttore sportivo (o meglio, ex direttore sportivo) Emiliano Frediani e mister Becattini. E forse non poteva essere altrimenti: crediamo che un illecito del genere non possa sorgere spontaneamente dalle menti di tre giocatori, un bel giorno intorno all’89’ di una partita cruciale come quella col Tau. E insieme a noi lo ha creduto anche la Commissione, evidentemente.
Paga il Figline. Stangato per quanto riguarda i suoi tesserati, non per la condanna alla società. Che per la Procura doveva ripartire dalla Promozione, e invece alla fine si accontenta di ripartire dall’Eccellenza.
Chi festeggia è il Livorno. Gli amaranto avevano fatto di tutto per non salirci, in Serie D. Avevano tre match point: vincere a Figline, vincere col Tau, non perdere col Pomezia. Li hanno sprecati tutti, aumentando di conseguenza pressione e carico di aspettativa sul processo al Figline. Con la ferma determinazione di essersi sentiti danneggiati da quel match. E infatti sono intervenuti anche loro, al processo, ottenendo alla fine quanto sperato.
DCF, da sempre, è schierato per la compostezza, la correttezza, il rispetto per le regole. Per questo odia i pensieri complottisti. Ecco perchè il nostro quotidiano si augura, nel profondo del cuore, che si sarebbe seguito lo stesso identico copione giuridico (tre mesi per una sentenza sono quasi pochi, in un Paese bizzarro come il nostro) anche nel caso in cui non ci fosse stato di mezzo una potenza calcistica e mediatica come il Livorno. Ci auguriamo davvero che questa sentenza rappresenti una svolta nei confronti del modo di approcciare i Dilettanti, in cui troppo spesso si è chiuso un occhio (a volte anche due, e dopo anni, come accaduto per il “caso combine” delle partite di Eccellenza di alcune stagioni fa).
Insomma, non è vero il tipico mantra italico del “tarallucci e vino”. Il caso Figline ci ha insegnato che chi sbaglia paga: la giustizia c’è, solo che spesso interviene con tempi peculiari e intermittenti. Poi, purtroppo, l’uniformità e la proporzionalità della pena andrebbero messi in discussione. Ribadiamo: non è che se due sono portiere e difensore devono pagare uno sproposito, mentre un centrocampista e un attaccante sono liberi da indagini solo perchè lontanissimi dalla porta. Troppo facile così. Giochetti da illecito sportivo si fanno in tanti, non in tre. È doveroso ribadirlo.
L’anno prossimo, se il ricorso non ribalterà questa sentenza, il Figline giocherà in Eccellenza. Ha perso solo una categoria, è vero. Auguriamo però ai gialloblù di non aver perso anche la faccia, perchè dopo una simile messinscena nazionale è difficile anche solo provarci, ad andare in giro a testa alta. Figuriamoci riuscirci.