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Il gossip del Rinascimento sul palco: Gianmaria Vassallo e “Chiacchiericci”, tra storia e sagacia toscana

Intervista a cura di Giorgia Borgioli all’attore comico  e canzonettista toscano che il prossimo 29 novembre sarà al teatro nuovo di Fiesole

Da piccolo, d’estate, nello stabilimento dove andava al mare a Castagneto Carducci, c’era una terrazza dove lo staff dell’animazione faceva le prove per gli spettacoli della stagione. E lui, invece di giocherellare con le formine sul bagno asciuga come tutti gli altri bambini, se ne stava lì a guardarli. Sua mamma sapeva come farlo rasserenare: lo metteva su una sedia davanti a loro e lui, in quel modo, era felice. Quando la nonna lo imboccava sul seggiolone, invece di raccontargli le classiche storielle che si raccontano ai bambini, gli parlava di quando da giovane costeggiava il fiume in bicicletta con le amiche e, una volta arrivate in Piazza Santissima Annunziata, faceva colazione con caffè e cornetto. Quei racconti, per lui, erano come acquerelli.

A Gianmaria Vassallo, attore comico canzonettista toscano – come recita la sua bio su Instagram – che la sua vita sarebbe ruotata intorno alla recitazione, è stato chiaro fin da subito. Artista fiorentino poliedrico, classe 1995, inizia il suo percorso già dal 2005 partecipando a diverse trasmissioni sulle reti Mediaset e ha tutt’oggi all’attivo numerosi spettacoli teatrali, ruoli all’interno di film firmati da Pieraccioni, e l’uscita del suo singolo musicale “Reggaeton toscano” nel 2023 , che viene visto da oltre 1 milione di persone sui social.

Il 29 novembre andrà in scena al Teatro nuovo di Fiesole il suo spettacolo “CHIACCHIERICCI. Esisteva il gossip nel Rinascimento?”: di e con Gianmaria Vassallo nei panni di Puccio Canacci e Marco Bartolini, con adattamento e regia di Riccardo Giannini.

Innanzitutto, raccontaci chi sei e la genesi della tua formazione professionale
“Chi sono? È una domanda alla quale sto cercando risposta da 29 anni, e a cui ancora oggi non so dare definizione. Ho sempre avuto una passione smodata verso la ricerca dell’identità, e dall’altra un bisogno impellente di stare sopra il palcoscenico e prendermi l’attenzione di chi ho davanti. Tutto ciò ha dato vita a questo fenomeno logorroico che sono io. La fortuna che dico sempre di avere è che sono nato e cresciuto con un obiettivo, un sogno che è anche quello che mi ha portato fin qui e continua a portarmi avanti.”

Il 29 novembre va in scena Chiacchiericci, un percorso comico e appassionante a cavallo tra la fantasia e i fatti della storia. Lo spettacolo parla di gossip nel Rinascimento, ma il tema è attualissimo: secondo te cosa rende il “chiacchiericcio” un fenomeno senza tempo?
“Si ha sempre la voglia di misurarsi con chi è accanto a noi, anche per capire se effettivamente quello che facciamo ha un senso. E poi, occuparsi delle faccende altrui ci rende anche un po’ più vicini a quelle persone che vediamo lontane, inarrivabili, come ad esempio gli artisti, i miti. Quando ti appassioni a qualcuno di famoso, sapere qualcosa di lui o di lei lo rende umano. Forse prima ci piaceva spettegolare più di oggi, anche perché la differenza è che oggi c’è una facilità di veicolare l’informazione incredibile rispetto a prima, in cui la chiacchiera avveniva al mercato, all’osteria, si capiva tutto di tutti e quello che non si sapeva ci si inventava. Occuparsi delle faccende altrui è sempre stato un bisogno, un’attitudine naturale dell’uomo. Poi c’è anche un’accezione negativa, che è quella causata dall’invidia, dal voler essere quel qualcun altro.”

Gianmaria ha un suo rituale per la realizzazione dei suoi spettacoli. Quando la creatività è leggermente sgonfia e la mente fatica a lavorare, l’attore fiorentino va in libreria, inizia a guardare copertine e sfogliare libri, finché uno non cattura la sua attenzione. Ed è proprio così che nasce anche “Chiacchiericci”, in un giorno qualsiasi in preda allo sconforto.

Puccio conosce segreti e aneddoti sui grandi del Rinascimento: qual è il tuo preferito tra quelli raccontati nello spettacolo?
“Puccio Canacci è un personaggio a cui voglio un bene dell’anima, è frutto della mia fantasia ma sono convinto che da qualche parte nel Rinascimento sia davvero esistito. Ha un percorso di vita plausibile anche al giorno d’oggi, in cui il successo è tanto immediato quanto distruttivo. Gli aneddoti sono tanti, ad esempio: il Machiavelli era un frequentatore di bordelli come non era raro a quel tempo. C’era una ricerca spasmodica per il bello e forse proprio questa bellezza artistica continua serviva a nascondere un’altra parte della società, più lussuriosa e meno positiva. Questo è un aspetto che cerco di sviscerare durante lo spettacolo, per far capire che il Rinascimento non è solo quello che si studia sui banchi di scuola ma è tanto altro, soprattutto a livello di tessuto sociale.

Il Machiavelli aveva questa corrispondenza epistolare con il Guicciardini al quale raccontava di avere molte donne, e addirittura ne descrive una di queste così: “L’ha una bocca come Lorenzo il Magnifico, torta da un lato e quindi la sbava ma siccome un c’ha nemmeno i denti un la può neanche tenerla.” Oppure, lo scherzo che Brunelleschi architettò per il suo amico grasso legnaiolo, che poi è diventata una novella. Gli fece credere che questo era diventato un certo Matteo, quando in realtà si chiamava in un altro modo e alla fine anche lui ci credette. Attraverso questi aneddoti, si scopre che queste persone non producevano solo bellezza e genialità, ma avevano anche loro un’umanità, vizi e virtù che li rendono interessanti, più vicini all’uomo.

Quali aspetti del tuo carattere ti hanno aiutato ad immedesimarti in Puccio Canacci? C’è qualcosa di te che hai portato nel personaggio?
“Quando creo un personaggio faccio sempre una scheda in cui analizzo i dettagli fisici e quelli caratteriali, cercando sempre di essere minuzioso. In questa scheda c’è sempre una casella definita “affinità”. Puccio ha una determinazione anche piuttosto testarda, che lo fa andare verso una strada che a volte risulta anche impercorribile. Poi c’è quel cinismo tipico toscano che, a costo di non stare zitto, si farebbe perfino giustiziare. Il toscano DEVE parlare, anche se a volte farebbe meglio a stare zitto. C’è questa necessità di dire la propria e non solo, di dirla con cinismo; il toscano graffia quando parla e ci gode a graffiare perché convinto della sua verità. Quello che mi piace di questo personaggio sono le due facce più belle di un toscano: la corazza di cinismo, e la parte poetica. Un caratteraccio burbero, sputacchiante, che però si confronta anche col bello; ciò che si vede sul palco è proprio questa contrapposizione tra verità e menzogna. Puccio è un uomo libero, seppur ridotto in quella sua miseria, e tale vuole rimanere.

Il pubblico toscano ha un forte legame con la sua cultura e il suo humor: senti una responsabilità particolare portando in scena un testo così radicato nella tradizione locale?
“Durante un podcast mi è stata fatta una domanda a cui ho risposto che il problema della toscana sono i toscani. I toscani non hanno mezze misure, e Puccio Canacci è l’impersonificazione di questo. Croce e delizia. Nel 2023 ho realizzato il reggaeton toscano, ma se fossi stato napoletano e avessi fatto il reggaeton partenopeo avrei avuto il calendario pieno di eventi, serate. Qui no. Da una parte, noi toscani, siamo gelosi e orgogliosi di quello che abbiamo, dall’altra si parla senza sapere. Basta pensare che tanti toscani ancora non sono mai stati agli Uffizi. Il toscano non si interroga sul perché di tante cose, lui lo sa che profuma di arte e cultura ma, in quanto orgoglioso, non sa niente. Parla convinto di una cultura che c’è, ma di cui è totalmente ignorante. La mia è quindi una volontà di ri-attualizzare queste tematiche, di rileggere la storia in una chiave più vicina a noi. C’è sicuramente tanta responsabilità perché parlo di storia, e quando parli di storia devi leggere e informarti molto.

Lo spettacolo si preannuncia come un perfetto intreccio di risate, riflessioni e curiosità storiche, un viaggio tra passato e presente che porterà il pubblico a riscoprire la storia attraverso uno sguardo moderno e ironico. In perfetto stile toscano, Gianmaria Vassallo regala una serata all’insegna della cultura e del divertimento, un appuntamento imperdibile per chi ama il teatro, la storia e quel pizzico di sagacia che solo un vero toscano sa offrire.

“Chiacchiericci” andrà in scena venerdì 29 novembre alle ore 21 al nuovo Teatro di Fiesole. I biglietti sono in vendita nei punti Box Office Toscana o online su Ticketone. Lo spettacolo dell’attore fiorentino promette

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