Era il 4 Marzo quando il Presidente del Consiglio Conte ed il Ministro Azzolina annunciavano all’Italia intera la chiusura delle scuole. Fino – la previsione di allora – al 15 Marzo.
Una pillola amara diluita con la prospettiva della riapertura a breve termine (poi prorogata) che, comunque, destò vorticose reazioni: incertezza, timori e molti interrogativi, i più sulla riorganizzazione scolastica ai tempi del covid-19.
Parola d’ordine: didattica a distanza.
Con quali modalità? In quali tempi? Come colmare la carenza di strumenti e tecnologie, le incompetenze digitali di insegnanti e famiglie?
48 giorni dopo quella data spartiacque i pensieri confusi hanno preso forma e gli Istituti Scolastici sono riusciti a proporre lezioni a distanza. Non tutti, però.
Dopo ben 48 giorni, ad esempio, l’Istituto Comprensivo di Greve in Chianti (che riunisce le primarie di Panzano, San Polo, Greve in Chianti, Strada e la secondaria del capoluogo) intravede finalmente la luce nella ricerca affannosa di un modus operandi efficace e condiviso.
La notizia è di questa mattina: le famiglie hanno ricevuto le credenziali per accedere al portale GSuite, dal quale si terranno le lezioni. L’ottava settimana dall’inizio della quarantena, forse, sarà quella buona.
La didattica a distanza non è più solo un miraggio ma i quasi due mesi a brancolare nel buio pesano sul pensiero comune: la voce critica che dal cuore del Chianti si alza è quella dei molti genitori che non hanno trovato nella scuola l’appoggio auspicato. Ovvero, un’istituzione che preservasse la capacità di garantire regole, schemi, orari, motivazione: per non lasciare alla deriva gli studenti e dare un sostegno alle famiglie.
“E’ mancata – affermano i genitori che hanno figli alle medie – una direzione dall’alto che potesse coordinare il delicato momento: sarebbe stata sufficiente una linea comune da seguire per insegnanti e famiglie. L’unica disposizione giunta dalla scuola è stata: “Guardate il Registro Elettronico Argo” per le classi medie, “ogni docente si organizzerà con i canali di comunicazione già sperimentati” per le primarie.
I professori hanno dunque utilizzato lo strumento del registro elettronico per assegnare compiti o caricare nella bacheca digitale lezioni, esercitazioni, autocorrezioni. Una gestione non semplice per bambini e famiglie con indiciazioni non sempre omogenee.
Caos nel quale si sono smarriti i genitori, insieme ai propri figli.
Per gli studenti dell’Istituto comprensivo di Greve, finora, ha funzionato così: dal 4 Marzo non ci sono orari stabiliti né lezioni “frontali” via web su una piattaforma scelta per tutti gli alunni, se non quelle organizzate autonomamente da alcuni insegnanti. Ricevono powerpoint, video di spiegazione e compiti, da gestire basandosi sulla propria (relativa) autonomia e sul sostegno della famiglia. Famiglia che non sempre ha la possibilità o capacità di essere d’aiuto.
Con l’esito di scavare differenze sempre più marcate e difficilmente recuperabili tra alunni: distanze sociali – queste si – che la Scuola dovrebbe colmare e che, invece, potrebbero varcare il tempo del coronavirus.
Il modello che da Greve si osserva con ammirazione, per quanto riguarda le medie, è la scuola Redi di Bagno a Ripoli: qui, come ci informano una mamma ripolese ed una grevigiana, che con i due figli vive entrambe le realtà, la didattica digitale a distanza è iniziata prima su Moodle, poi in via definitiva dal 24 Marzo su Zoom. Venti giorni per organizzare il tutto: 3 ore di lezione al giorno dalle 9 alle 12, il professore fa l’appello e spiega, gli studenti collegati rispondono, chiedono, ascoltano. Mantenendo anzitutto la dimensione di classe ed un contatto quotidiano, seppur virtuale.
Elementi di umanità che, data l’esperienza di alcuni genitori delle elementari grevigiane, stanno venendo meno: “La prima comunicazione è arrivata, tramite i rappresentati di classe, il 16 Marzo; dunque il 6 Aprile, dopo che ci siamo fatti sentire, ci hanno informato come inviare i compiti. Oltre un mese dove i nostri figli non hanno nè visto nè sentito i loro insegnanti, malgrado classi di pochi alunni. Bastava poco per dare certezze ed un tempo di qualità ai ragazzi, per avanzare riflessioni e laboratori su questa particolare fase storica. Invece niente…”
In sintesi, molto (per non dire tutto) è stato lasciato alle famiglie e all’iniziativa privata dei singoli insegnanti, alcuni dei quali hanno compreso il momento dimostrando sensibilità e sostegno: tra questi, c’è chi, ad esempio, ha proposto iniziative sul periodo in atto o chi ha voluto mantenersi quale riferimento (non solo scolastico) per gli alunni. Una situazione che ha rimesso al singolo individuo la soluzione di questo momento tanto delicato per quanto riguarda l’ambito educativo.
“Una difficoltà che, come sentiamo anche nelle realtà in cui le lezioni online sono iniziate precocemente e sono funzionanti, lascia intravedere grandi problematiche e che nel territorio di Greve è cresciuta in modo esponenziale a causa della mancanza totale di avvio della didattica a distanza. Ancora oggi, le famiglie stanno aspettando e si stanno arrangiando secondo le loro possibilità”, hanno concluso i genitori.