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Gigi Proietti spiegato a chi non ride mai



“Durante la farsa si ride fino alle lacrime, poi finisce la farsa e restano solo le lacrime”.

Quanto aveva ragione. Gigi Proietti insegnava Arte anche quando si allacciava le scarpe. E sempre con un’aria bonaria da zio paterno. Unendo il sorriso imbarazzato di Mandrake alla rigidità del Maresciallo Rocca.

Nel ritratto che ne ha tracciato un enorme Flavio Insinna per commemorarlo lo scorso anno, il Maestro è stato paragonato a Pelè. Sì, fantascientifico e a tratti incontrollabile come O Rei. È stato fedele al suo pubblico, come il miglior Totti. Geniale come Ronaldo, capace di alzare e abbassare la temperatura del suo pubblico come Messi.

Gigi Proietti faceva ridere. Nel senso più semplice del termine. Provateci a dire “whisky maschio senza raschio” in pubblico. Coraggio. Non riderà nessuno. Eppure quando lo diceva il Maestro non riusciva a trattenersi neanche il miglior concorrente di LOL.

Perchè il Maestro era così. Dispensava Arte anche mentre giocava ai cavalli. Mai banale, come quando, da finissimo esteta del parlare, elenca in trenta secondi quaranta sinonimi della parola “truffa” al suo allievo, esterrefatto come noi. E prima ancora, gli fa notare:

“Io cerco di trovare la parola giusta per esprimere un concetto senza perdere di vista la melodia del concetto stesso. Tu sai quante parole ci sono nel vocabolario italiano? 400mila. E sai quante ne usiamo? Solo 500. Bello spreco, no?” (Il signore della truffa, 2011).



Viscerale la sua risata, ancora più profondo il lato umano dell’Attore e dell’Uomo. Gigi Proietti incanta nei panni del Maresciallo Rocca, mostrando rigidità e debolezze di un mestiere forse mai compreso fino in fondo dall’opinione pubblica. Un ufficiale ferito dai traumi dell’esistenza, eppure sempre un passo avanti per intuito e colpo d’occhio. Capace di leggere dentro la mente del criminale di turno e al contempo romanticone e affezionato padre di famiglia. Forse uno dei ruoli più azzeccati della TV italiana degli ultimi trent’anni.

E poi, soprattutto, inarrivabile mattatore teatrale. Due ore di Gigi Proietti renderebbero miliardario anche chi non ride mai.
Perchè il Maestro è diventato Leggenda anche nel giorno della sua scomparsa. Nato e scomparso nello stesso giorno, come Shakespeare: un cerchio che si chiude.

Il Maestro, da domani, sarà di nuovo sul grande schermo, per l’ultima volta. Per ricevere quell’ultimo saluto che merita. Quell’ovazione commossa che anche chi non ride mai, ne siamo certi, gli tributerà. E non è un caso che la sua ultima interpretazione sia stata quella di Babbo Natale.
Perchè anche Babbo Natale, come Gigi Proietti, è un patrimonio di tutti.

“Ringraziamo Iddio, noi attori, che abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d’infanzia fino alla morte, che nel teatro si replica tutte le sere”.



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