Se esistesse il motore di ricerca del calcio dilettantistico, il nome su cui si curioserebbe di più da un mese a questa parte sarebbe senza dubbio il suo. Sono in 2000 (come il suo anno di nascita) le persone sulle tracce di Niccolò Del Pela, il capocannoniere dell’ultimo girone B di Eccellenza: 18 gol in campionato con la maglia dello Scandicci, quasi la metà di quelli segnati dall’intera squadra. E una logica, inevitabile promozione in Serie D: “Usare delle parole non è semplicissimo. E’ stata unica per il gruppo che si è creato: avevo con me tanti compagni del biennio, ma anche gli ultimi arrivati si sono perfettamente integrati. I risultati ci hanno premiato sul lungo periodo, garantendoci un insieme di emozioni: l’unità di intenti e l’alchimia del gruppo hanno fatto la differenza”.
La stagione clamorosa che hai fatto a Scandicci ti ha spedito sulla bocca di direttori sportivi e allenatori di tutta la Toscana. Che effetto ti ha fatto?
“Sicuramente è un aspetto che fa piacere. Mi ha lusingato l’interesse di così tante persone che lavorano da anni nel settore. Si impara anche solo da una chiacchierata con certe persone del nostro calcio”.
Al terremoto di calciomercato di cui sei stato oggetto torneremo. Ma quanto è stato emozionante vincere l’Eccellenza con tuo fratello?
“Unico, davvero. Tommaso si è aggregato quest’anno, e ha fatto subito molto bene prima di infortunarsi nel girone di andata. Il dispiacere per il suo problema fisico è stato superato dalla gioia di aver vinto insieme”.
Tommaso è un classe 2001. Rimarrà allo Scandicci?
“Sì, lui sì”.
Tu no.
“Mi sono goduto la soddisfazione di aver vinto il campionato da capocannoniere, in coabitazione con un fenomeno come Tempesti del Signa. In cima alla classifica marcatori ci siamo sempre noi…”.
Ti ci vedresti insieme?
“Perché no, calciamo con piedi opposti. Probabilmente ci completeremmo. Ma c’è un problema: lui è una bandiera del Signa, io vivo alla Lastra con cui ho giocato tanti anni…”.
E in cui non ti dispiacerebbe tornare, così come al Montespertoli.
“Tengo sempre una porta aperta per i posti in cui sono stato bene”.
Ma non giocherai lì la prossima stagione. Scopriamo le carte: ti aspetta la Zenith Prato.
“Sono ambiziosi, vogliono vincere e sanno come valorizzare i giocatori. Non nascondono l’ambizione di tornare in Serie D: probabilmente finiranno nel Girone A e anche questa possibilità mi ha convinto ad accettare. Lo preferisco”.
Perché in tanti attaccanti preferiscono il girone del mare?
“Non tanto perché i campi siano più belli, ma perché siano più grandi. Nel B ci sono tanti sintetici e quindi più piccoli. Nel girone A c’è più spazio, e di conseguenza è più facile beccare qualche incomprensione difensiva”.
Chi ha messo in giro la voce dell’accordo col Terranuova?
“L’avevo presa in considerazione come idea: bel progetto e una signora società. Ma non è stato trovato un punto d’incontro per quanto riguarda gli allenamenti. Io studio odontoiatria a Firenze e ho l’obbligo di frequenza. Ma ci tengo a dire una cosa”.
Prego.
“Sono arrivato ad un punto in cui qualsiasi scelta sarebbe stata ottima. Mi hanno cercato tantissime squadre, non è stato facile dire di sì ad una soltanto”.
Ci hai incuriosito: quanti ti hanno cercato?
“Premetto che non ho il procuratore, quindi diverse telefonate sono state filtrate dai direttori dello Scandicci che hanno spiegato l’impossibilità da parte mia ad allenarmi nel pomeriggio. Ma ho contato 12 società. Stamattina è arrivata la tredicesima, a cui chiaramente ho detto di no”.
Tutte vogliose dei tuoi gol. Quali sono stati i tuoi preferiti di quest’anno?
“Quello del vantaggio contro la Castiglionese, pesantissimo per garantirci la vittoria del campionato. Ho segnato molto di testa quest’anno, quel gesto tecnico ha caratterizzato anche la partita con cui ci siamo presi la Serie D. C’era una marea di gente in tribuna, è stata una grande festa. Quello più importante come estetica è un mezzo tacco al volo su schema, contro il Signa”.
I difensori più rocciosi affrontati in Eccellenza, invece?
“Non parlerei di singoli, perché si difende di reparto. Sicuramente mi ha fatto effetto non aver mai segnato in questi anni al Grassina, squadra ben organizzata. Anche loro mi hanno cercato in queste settimane, li ringrazio di cuore per l’interesse: col nuovo direttore Rosadini stanno costruendo un signor progetto”.
Ancora a proposito di gol: obiettivi realizzati per l’anno prossimo?
“Adesso mi trovo a 80 reti in Eccellenza fra campionato e Coppa. E il mio obiettivo minimo per la prossima annata sarebbe raggiungere i 100. Ma non nascondo un’aspirazione: so dell’esistenza di una classifica dove si conta il maggior numero di gol segnati in Eccellenza in un anno. Il terzo posto è a 24 reti, voglio raggiungere almeno quello”.
Un attaccante a cui ti ispiri?
“Mi piacerebbe dire Ibrahimovic, ma sulla tecnica non c’è paragone: direi più Haaland, mio coetaneo”.
Chiudiamo con un altro occhio a Scandicci. Chiudi gli occhi, ripensando alla scorsa annata: due momenti indimenticabili?
“Ci metto una partita, con l’Affrico al ritorno. All’andata si era fatto male mio fratello: arrivavamo dalla prima sconfitta della gestione di Taccola. Il mister a inizio gara mi ha detto che avrebbe mandato me a fare l’intervista per dedicare la vittoria a Tommaso che si era infortunato. Sapeva già che avremmo vinto e che avrei segnato: aveva ragione lui, è uscita una doppietta. Romanticamente poi scelgo l’arrivo al campo il martedì dopo la vittoria del campionato: dalla porta d’ingresso agli spogliatoi si incontrano almeno dieci persone che si dedicano quotidianamente allo Scandicci. Quando li saluti ti emozioni”.