Hai ancora un po’ di Bostik attaccato all’unghia. Non vuole andare via vero? Oppure sei te che non vuoi levarlo?
Quel pezzetto di colla, quel graffio, quelle occhiaie e quella stanchezza che senti sono il promemoria di un mese meraviglioso.
Da una parte vorresti fosse interminabile perché è un agglomerato di emozioni vive, pulsanti.
Dopo tanto caos, i giorni successivi alla Festa dell’Uva sono quasi sussurrati, c’è un brusio di sottofondo che ti rammenta la vita frenetica di un mese, dalle cene spalla a spalla col rionale di sempre o quello nuovo. Settembre è un caos disumano del quale non si può fare a meno.
E ora arriva quella malinconia che parte dallo stomaco, poi abbraccia con dolcezza il cuore e fa l’occhiolino alla mente perché sa che quella ancora ha da rimuginare.
Una Domenica composta da poche polemiche e tanti applausi, è così che deve essere.
Il Rione rosso come la passione che travolge i loro cuori ha alzato la coppa dopo 19 anni di attesa. Un’attesa lunga, talvolta amara ma che ha premiato una mentalità giusta, un’unione forte. Il risultato di un lavoro che i fornacini hanno cominciato qualche anno fa e che stanno annaffiando nel modo giusto e col vento che soffia nella direzione corretta.
Le foto che immortalano i vostri volti sotto al comune sono indescrivibili, non ci sono aggettivi giusti per raccontare il cuore che espode in una gioia immensa che lega tante anime. Quell’urlo liberatorio che ha atteso 19 anni, ha finalmente dato una voce concreta alla felicità del cuore pulsante del vostro Rione.
Ogni tanto penso all’evoluzione che ha avuto questa Festa, la nostra tanto amata tradizione che negli anni ha visto tante generazioni ed infiniti cambiamenti. E chissà quanti ne vedrà ancora…
Quando mi capita di riguardare le foto vecchie di una Festa dell’Uva parecchio passata, con quei “carretti” e qualche grappolo d’uva, puntualmente mi emoziono. Mi piace quando mia nonna mi racconta delle prime strutture, dei primissimi balletti in piazza fatti da quel gruppetto di persone un po’ più “vispe“.
E poi guardo la nostra tradizione di oggi e vedo strutture grandi, complesse, imponenti. Costumi teatrali, coreografie vere e proprie.
Il mondo va avanti, per i miei gusti anche troppo velocemente, e di conseguenza si evolve anche la nostra Festa, però (perché c’è sempre un però) spero che la radice del “vecchio” non venga mai ignorata.
Dico questo perché la Festa dell’Uva è un qualcosa che lega tutte le generazioni, l’anziano schiccola e il piccolo rionale inchicca. Questo è il gioiello più prezioso della tradizione, il “vecchio” che si mescola al “nuovo”.
E ora?
Questa è la domanda che fa eco nell’animo rionale dopo un mese di fuoco. E ora c’è da riabituarsi a cenare composti a tavola, a non vociare per chiedere il pane, a non correre come forsennati per arrivare il prima possibile al cantiere. C’è da rientrare nei panni del quotidiano, da lavare tutte quelle maglie piene di vernice, da recuperare tante ore di sonno e magari dare un po’ di tregua al fegato che probabilmente sta chiedendo pietà.
Ora i Rioni si devono riposare perché Settembre è un mese che leva tanta energia ed in compenso ti regala emozioni uniche.
Ma prima del riposo totale c’è la Fiera è lì i nostri quattro colori non si fermano, si danno man forte e collaborano creando un qualcosa di bello e di… Gustoso, parecchio gustoso!
Che poi si sa, come ogni anno c’è lo spaesamento da “post Festa dell’Uva” ma se ci pensiamo bene non manca poi così tanto al doversi ritrovare per creare un qualcosa di nuovo e di competitivo. Quindi cara Festa, riposati e riprendi fiato che l’Impruneta ti aspetta a gloria tra un anno!