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Dieci motivi per cui l’Italia non è andata al Mondiale






Il decalogo del dolore di un imbarazzante giovedì di inizio primavera. Ecco dieci fastidiose ragioni per cui guarderemo solo da spettatori il prossimo Mondiale.

1) Perchè non si può calciare solo quattro volte nella porta della Macedonia

Con tutto il rispetto per gli avversari, essere pericolosi mezza volta in novantacinque minuti significa avere le idee confuse in avanti. Immobile ha le polveri bagnate, Berardi cestina due occasioni clamorose, Insigne è semplicemente un pensionato pronto a godersi l’oro americano. Poca roba: in nessun momento della gara di ieri sera abbiamo dato l’impressione di poter creare un assedio alla loro porta.

2) Perchè non si salta l’uomo

Altro assioma banale: se completi un dribbling in zona offensiva ti rendi più pericoloso. Ergo, più probabilità di creare superiorità numerica. Altro che saltare l’uomo, in casa Italia; l’unica cosa saltata da Insigne ieri sera è stata la cena. Forse.

3) Perchè non si calcia da fuori

Quanti ottimi palleggiatori possiamo vantare? Moltissimi: Barella, Verratti, Jorginho, Locatelli, Tonali, Pellegrini. Ma tutti hanno un difetto: segnano pochissimo. Scordatevi gli incursori che tante gioie ci hanno portato all’Europeo. Nella serata in cui i tre tenori dell’attacco steccano, gli acuti non arrivano nemmeno da una linea mediana a dir poco sterile.

4) Perchè le certezze di Mancini si sgretolano tutte insieme nella stessa sera

Certamente facile a dirsi col senno di poi. Ma forse ci voleva più fosforo a centrocampo. Barella è irrinunciabile per sua natura, ma sta soffrendo parecchio nell’ultimo mese e mezzo all’Inter e si vede anche in azzurro. Perchè non Pellegrini da subito? E soprattutto; perché non si ha il coraggio di cambiare pelle per avere più imprevedibilità? Raspadori poteva entrare prima al posto di Berardi o Insigne?

5) Perchè la Serie A vale meno di quanto crediamo

Com’è possibile che una Scarpa d’Oro come Immobile, capace di segnare a tutte le squadre del nostro campionato, contro la Macedonia trascorra l’intera gara a guardarsi i piedi? Come mai il nostro calcio viaggia ad una velocità inferiore persino rispetto a quella dell’avversario ex jugoslavo? Perchè ci siamo sopravvalutati. Non siamo (e forse non saremo mai più) l’El Dorado del calcio, come negli anni ’90, ma dobbiamo rassegnarci al nostro status di quinto-sesto campionato d’Europa. Se è sufficiente la difesa della Macedonia a mandarci in bianco come un diciottenne imbarazzato la prima volta, allora forse ci merita compiere un bel bagno di umiltà. E a proposito degli anni ’90, è doverosa una riflessione; quando eravamo i Re del Mondo il campionato ospitava 18 squadre, non le venti attuali. Molta più competitività, meno squadre “senza nulla da chiedere” già a marzo. Ci voleva giusto la Macedonia per farci capire che siamo arrivati alla frutta.

 






6) Perchè c’è ancora chi esalta il “corto muso”

Strettamente legato al numero cinque. Mass media, teorici e pseudo allenatori che continuano ad esaltare questo benedetto Corto Muso. Ma vale la pena vincere solo di misura, senza uno straccio di gioco, puntando tutto sull’episodio fortunato in avanti, esattamente come sta facendo la Juve di Allegri? È una strategia che paga nel lungo periodo? No, viste le tre pere rimediate in Europa e il quarto posto in campionato. È inutile esaltare un non-gioco basato sulla banale importanza della vittoria. E grazie, certo che l’importante è vincere. Ma se si gioca in maniera decente a calcio forse ci sono più probabilità per centrare il risultato, no?
Come mai le italiane sono fuori dai quarti di Champions League? Non era abbastanza corto, quel muso?
In Europa si vince con il gioco e con l’intensità, non con gli episodi.

7) Perché non ci sono più gli italiani in Serie A

Sono pochissimi. E soprattutto la maggior parte dei titolari di ieri sera non fa parte delle prime quattro del campionato. Qualcuno  potrebbe riconsiderare il limite ai giocatori stranieri, come negli anni ’70. Perchè, è bene saperlo, dopo la sconfitta con la Macedonia siamo tornati al Medioevo del nostro calcio.

8) Perchè è finito il ciclo Mancio

E non c’è niente di male ad ammetterlo. Siamo ripartiti a marzo 2018 dopo l’onta Svezia, adesso raccogliamo i cocci di ciò che resta del ciclo del Mancio. Ovvero pochissimo. Il nostro palleggio che per quattro anni ha messo in difficoltà tutte le squadre europee, ora è sterile e prevedibile. Non abbiamo avuto il coraggio, o non abbiamo sentito la necessità, di trovare alternative al nostro 4-3-3 lento e che, senza Chiesa, vale come una monetina da cinquanta centesimi. All’Europeo abbiamo mascherato certi problemi tecnici con una clamorosa affermazione di gruppo, il cui primo merito è sicuramente di Mancini. Adesso il mister è giustamente il primo degli imputati e per non perdere la faccia è giusto pensare alle dimissioni. Non sarà ricordato come l’ignobile Ventura, ma è giusto comunque che lasci il posto.

9) Perchè non ci ricordavamo del playoff con la Macedonia

Provocazione. Era così impensabile sospendere il campionato con due settimane di anticipo prima di questa partita? Sapevamo bene che i giocatori sarebbero arrivati col fiato corto al match con i macedoni. Qualcuno dirà che tutte le Federazioni hanno fatto così, giocando fino all’ultima occasione disponibile. Beh, chissenefrega. Sapevamo bene dell’importanza del playoff, eppure nessuno ha avuto l’accortezza di dare a Mancini l’opportunità di stare una settimana in più coi ragazzi. E invece la solita Federazione assente non ha fatto sentire la sua voce. Certo, non è un alibi: ma quantomeno sarebbe stata una dichiarazione d’amore per la Nazionale da parte del Paese. Un gesto di riconoscenza; per una settimana interrompiamo le frenesie da lotta Scudetto per compattarci intorno all’azzurro. Perchè quella azzurra deve essere la prima maglia per cui ogni sportivo italiano deve fare il tifo. E sappiamo che in molti ancora non l’hanno capito.

10) Perchè dobbiamo trovare gli uomini da cui ripartire

E sarà l’ora di metterci sotto alla ricerca. Scamacca? Proviamoci. Raspadori al posto di Insigne? Per forza. E poi pensiamo a dare alternative a una difesa che si avvia sul viale del tramonto; Bastoni è forte e può crescere, Mancini insomma. Cominciamo a valorizzare per davvero anche i prodotti dell’Under 21; gente come Frattesi e Pobega hanno bisogno di respirare il clima della Nazionale Maggiore. Anche perchè l’atavico problema nostrano è sempre il solito; ma perché da noi un ragazzo di 24 anni è ancora considerato giovane e deve girare per la Serie B per “farsi le ossa?” Come mai non si ha il coraggio di scommettere più su un ragazzino di 18 anni da gettare nella mischia così, di istinto? Abbiamo perso anche il vizio dell’azzardo. Purtroppo.






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