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Firenze, residenti e commercianti rinominano la strada: “VIA DIMENTICATA”, prigionieri del cantiere della strage e dei nuovi problemi

Nove mesi più tardi il crollo dell’Esselunga di via Mariti, cittadini e residenti di via G. da Empoli pagano ancora le pene di una ferita aperta: imprigionati dal cantiere, bivacco e spaccio nella via, transito di motorini in area pedonale, raffiche di multe.

VIA DIMENTICATA. Da Comune di Firenze e autorità. (già Via G. Da Empoli). 

Nero su bianco, quel cartello eloquente affisso sulla rete di ferro che ghettizza la strada, fa effetto. Di là dalla cancellata il silenzio di un futuro spezzato, in termini di vite – cinque i morti del crollo di Via Mariti – e di progetti che non prenderanno mai forma. L’area del cantiere sotto sequestro, il rimbalzo delle responsabilità, l’assenza di indagati dopo nove mesi dalla strage. Affarismo, gentrificazione, subappalti a cascata, lavoro sottopagato, materiale scadente, pene incerte: il peggio dell’Italia concentrato in una manciata di metri quadrati nel cuore di Firenze. 

Dall’altra, di qua dalla palizzata di ferro, la vita che continua ma (evitabilmente) subisce le conseguenze di quell’ecomostro così centrale nella geografia del quartiere, condizionante per residenti e commercianti. Avrete capito dove siamo: a Rifredi, nel quadrilatero che costeggia il cantiere dell’Esselunga crollato tragicamente il 16 Febbraio 2024. Da subito, una via adiacente, più delle altre, ha sofferto la vicinanza con la struttura che avrebbe dovuto sorgere nella zona dell’ex panificio industriale: parliamo di via Giovanni Da Empoli, chiusa al traffico e completamente interdetta al passaggio e al posteggio di vetture. Una via cancellata dalla mappa geografica di Firenze, chiusa dentro una barriera fatta di cemento e metallo, montata i giorni successivi al crollo e ancora là, ingombrante, vergognosa: è la VIA DIMENTICATA di cui sopra, rinominata tale da chi ci vive. 

Nella morsa del cantiere

Via Giovanni Da Empoli, oggi, è ridotta ad un marciapiede ed è irraggiungibile per lavoratori, frontisti, abitanti se non a piedi. Da qui, dalla sua interdizione alla viabilità, nascono i problemi che vi raccontiamo: anzitutto parliamo dei mezzi di soccorso come le ambulanze, costrette a fermarsi nelle vie limitrofe con un rallentamento consistente dei tempi di intervento. Poi vi parliamo delle difficoltà assurde delle due attività commerciali che insistono sulla via, recintate e rese invisibili dal muro: sono Hairtist e AVS Tecnologie e Impianti, quest’ultima centrale rispetto alla strada e particolarmente sofferente. AVS si occupa di installare impianti di telecomunicazioni e sicurezza, garantisce assistenza al cliente, accoglie in negozio ed opera a domicilio per tutta Toscana: cinque soci e due dipendenti che ogni giorno devono caricare e scaricare 4 mezzi trasportando, a piedi e con fatica, strumenti pesanti verso le vetture posteggiate lontane dal negozio.

Scale, parabole, impianti tv da mettersi in spalle per duecento, trecento metri: difficoltà logistiche che poi si trasformano in criticità economiche. Con un aggravante che sfiora il paradosso e che, francamente, si poteva evitare: la raffica di multe comminate ai motorini e ai mezzi dei lavoratori di AVS. I soci ci mostrano i fogli rosa impilati che misurano ulteriormente la distanza tra cittadini ed istituzioni: 4 contravvenzioni in due giorni che vanno ad incidere su morale e tasche dell’azienda, già messa in crisi dalla straordinarietà della situazione:

“Con la via chiusa sono diminuiti i parcheggi, anche gli stalli per scooter sono inesistenti. Noi ci fermiamo per pochi minuti e poi ripartiamo ma ultimamente ci stanno massacrando di multe: i vigili vengono chiamati probabilmente da qualcuno ma chiediamo comprensione, con la strada chiusa per noi è già impossibile lavorare. Gli agenti ci conoscono e conoscono i nostri mezzi, basterebbe un avvertimento per richiamare l’attenzione, invece di farci una multa al giorno”.  

Addio sicurezza

I nuovi problemi della strada non sono finiti qui, anzi. Camminando lungo via Da Empoli si vedono vetri rotti, sporco in terra e nel giardino adiacente, bottiglie di birra lasciate lì. Sono i resti del bivacco e della presenza di persone che, al calar del sole, frequentano il marciapiede: irraggiungibile in auto, semi-deserta e con una via di fuga immediata, la strada è diventata una terra di nessuno perfetta per ogni tipo di attività…anche illecita:

“I residenti hanno installato nuove luci sotto l’atrio delle palazzine come deterrente ma qui è diventato luogo di spaccio. Alcuni uomini, soprattutto a buio, sfruttano la via per nascondere “roba” sotto le piante e poi arrivano i clienti. Ci sono state anche situazioni spiacevoli di accerchiamento e di disturbo a passanti, gli abitanti ci hanno detto anche di aver trovato mazze da baseball e spranghe nascoste nelle siepi del giardino condominiale. Da quando la strada chiusa è diventata un riferimento per la micro criminalità”

Le PEC alla Sindaca e la petizione

La sindaca di Firenze e gli uffici comunali sanno già tutto, informati via pec dai titolari di AVS anche dell’ennesima criticità che si somma alle predette: la via, ridotta a marciapiede, è diventata transito irregolare per motorini e monopattini che sfrecciano di lì evitando il “giro lungo” con rischio evidente per i pedoni e per chi esce dalle porte affacciate sulla strada. 

Inoltre da alcuni giorni i residenti locali hanno lanciato una petizione popolare per sbloccare il sequestro del cantiere e restituire questo pezzo abbandonato di città ai fiorentini: i promotori solo il Comitato Ex Panificio Militare-Via Mariti e la parrocchia dell’Ascensione di nostro signore Gesù Cristo. Tra le richieste della raccolta firma vi sono quella di sanificare l’area di cantiere, diventata una vasca di acqua piovana insalubre dove proliferano zanzare e topi; mettere in sicurezza le gru che gravano sulla testa dei residenti; ripristinare il numero di parcheggi persi attorno al cantiere con la chiusura di Via G. Da Empoli e riaprire quest’ultima al traffico. 

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