Il Tribunale, in risposta al reclamo, obbliga gli enti convenuti a realizzare una cassa di espansione a monte che, ed ecco la nota stonata, era prevista da progetto iniziale ma mai realizzata
Dopo cinque anni dagli accadimenti incriminati e di una trafila giudiziaria altrettanto longeva, siamo finalmente ad un primo punto di svolta per le famiglie rimaste sotto’acqua durante il nubifragio che colpì Antella nel settembre 2020. Quale? La conferma, riconosciuta dal Collegio del tribunale di Firenze, della responsabilità dei danni arrecati in capo sia al Comune ripolese, sia a Publiacqua, sia ad Aspi.
Allora, lo ricordiamo per i più smemorati, i civici 12,14 e 16 di via Labriola furono gravemente allagati, con danni ingenti agli immobili e grave pericolo per gli inquilini: la più colpita fu la famiglia Del Grazia, che si vide spazzare via la casa dalla forza dell’acqua e da allora non rientra nella propria abitazione (per la quale paga regolarmente un mutuo); danneggiati anche il fondo commerciale dei Corsi e il magazzino dei Razzolini, unità deprezzate da quanto avvenuto e difficilmente appetibili sul mercato immobiliare. Ad oggi questi cittadini non hanno ricevuto alcun risarcimento ed anzi, oltre i danni, hanno dovuto sostenere ingenti spese legali.
La vicenda prosegue da praticamente un lustro e non è ancora conclusa: a difendere i ricorrenti, ovvero le famiglie danneggiate, sono gli avvocati Cristina Ventre, Milvia Falatti e Benedetta Bianchi; le parti ritenute a vario titolo responsabili, come detto, sono Comune di Bagno a Ripoli, Publiacqua, Autostrade per l’Italia.
La novità odierna, l’ordinanza di risposta al reclamo
In data 9 giugno 2024 il Tribunale di Firenze, rappresentato dalla Dott.ssa Zanda, condannò le tre parti predette a realizzare una serie di opere urgenti finalizzate a prevenire il rischio di un nuovo nubifragio, quali: infissi a tenuta stagna e finiture portoni, serbatoi sui tetti, opere di laminazione a monte dell’abitato di Antella, nell’area dal quale scese con forza l’acqua portandosi dietro i detriti del cantiere di ASPI. Lavori per circa 1.200.000 euro e maxi penale prevista per ogni giorno di ritardo. A tale ordinanza, tuttavia, i tre enti coinvolti presentarono reclamo finalizzato ad un rigetto completo.
Esito? Da pochi giorni il collegio del Tribunale di Firenze si è espresso al reclamo con una nuova ordinanza che conferma le corresponsabilità di Comune, Publiacqua e ASPI, condannando i primi due ad un cosiddetto “facere” ovvero all’esecuzione obbligatoria di un’opera che prevenga nuovi casi di allagamento: rispetto all’ordinanza della Dott.ssa Zanda sono stati rimossi infissi, finiture e serbatoi (oltre alla penale ritenuta eccessiva) ma è stata confermata la necessità urgente di realizzare la cassa di laminazione, opera stimata in 250.000 euro di costi. A tale sentenza si è arrivati anche dopo una seconda CTU (Consulenza Tecnico d’Ufficio) disposta dal Collegio per una ulteriore analisi della situazione.
Non bastano dunque i lavori già svolti da Publiacqua che vi abbiamo raccontato, terminati i primi giorni di Febbraio, per il rinnovamento della nuova rete fognaria di Antella: per il Collegio è assolutamente necessaria la realizzazione di una cassa di laminazione, parte essenziale del progetto di ampiamento autostradale come accertato dal CTU, opera avvolta da un subdolo alone di mistero. Sentite cosa dice la sentenza a riguardo:
“Altra responsabilità ascrivibile ad ASPI è quella di aver previsto, e poi stralciato, dal progetto originario relativo agli interventi sulla A1 una cassa di laminazione”.
Capito? L’opera che doveva evitare gli allagamenti reiterati dell’Antella era in progetto, presente persino nello studio di fattibilità del Comune, ma è stata poi “stralciata”. Ora, tuttavia, una cassa di espansione dovrà essere realizzata: il CTU nominato dal Collegio, Ing. Neroni, ha verificato la corretta esecuzione dei lavori di Publiacqua (leggi qui) in paese e in base a questo il Collegio ha riferito quanto segue:
Realizzazione del progetto della cassa di espansione subito a monte del TB16 come da progetti di fattibilità del Comune di Bagno a Ripoli. Il collegio ritiene che, procedendo con estrema urgenza, la “Cantierizzazione” dei lavori possa essere prevista entro il 30 Giugno, mentre l’ultimazione dei lavori (collaudo compreso) possa avvenire entro il successivo 30 novembre 2025.
Il ritardo rispetto a questi tempi comporteranno una penale di 5.000 euro mensili per il Comune di Bagno a Ripoli, soldi pubblici che andrebbero a sommarsi ad altre spese già certe come i costi processuali (parliamo già di diverse migliaia di euro).
I prossimi passaggi giudiziari
Tale ordinanza che risponde al reclamo conclude la fase cautelare; già aperta la successiva fase di merito con la quale sarà quantificato il risarcimento del danno a seguito dell’avvenuto accertamento della responsabilità in capo agli enti coinvolti.