Evocare significa riportare alla mente immagini, fatti, volti, vittorie o sconfitte. Ecco, in questo 4 marzo che è triste ricorrenza sportiva da tre anni vale la pena ricordare anche chi la storia l’ha fatta in positivo, chi ha trovato la forza di rialzarsi da una tragedia per trasformarla in voglia di vincere e onorare la memoria di un amico fraterno, di un figlio, di uno sportivo.
Duccio Dini è stato brutalmente strappato alla vita nel giugno 2018. Ventinove anni, ex giocatore della Sancascianese e viscerale amante del calcio, la perdita del ragazzo genera in tutto il mondo sportivo fiorentino e non solo ondate di commozione e cordoglio. La Sancascianese, in cui Duccio ha militato dal 2013 al 2015 e nel 2016-17, da quel momento in poi decide di omaggiarlo riunendosi davanti alla sua foto prima di ogni gara.
Ma qualcuno pensa di andare oltre, fondando la F.C. Duccio Dini, la squadra che porta il suo nome, allenata da suo padre Luca e composta per la stragrande maggioranza dai suoi compagni di sport e di vita. La compagine, iscritta al campionato di Terza Categoria, porta i colori giallorossi e si caratterizza subito, oltre che per la peculiarissima origine, per un calcio gradevole e una folta presenza sugli spalti.
A braccetto, la squadra in cui Duccio ha giocato per anni e quella che porta il suo nome iniziano una cavalcata senza precedenti rispettivamente in Coppa di Seconda Categoria e Coppa di Terza. I gialloverdi, partiti come outsider, si impongono progressivamente un turno dopo l’altro, espugnando anche campi difficili come San Godenzo e sbarcando in semifinale dove, in una San Casciano che ribolle di passione, attende l’Acciaiolo. La Duccio Dini, invece, elimina Sampierinese, Fucecchio e soprattutto ha la meglio sulle Caldine in una folle semifinale terminata 4-3 dopo i supplementari.
Per uno strano scherzo del destino, la finale di Coppa di Terza fra Duccio Dini e Tosi e la semifinale secca Sancascianese-Acciaiolo finiscono sullo stesso giorno del calendario: la sera del 4 marzo 2020. Gli spalti si affollano da una parte e dall’altra: alle Due Strade le tribune sono piene di giallo e rosso, gli amici di Duccio ci sono tutti e non smettono di cantare neanche un secondo. I reggellesi del Tosi sono squadra arcigna e compatta, ma i ragazzi di mister Luca Dini giocano in dodici, perché negli angeli custodi bisogna crederci sempre.
Ecco perché il 3-0 finale firmato Fugali e due volte Diop ha il sapore dell’inesorabile destino che si compie, del Fato che scende sul terreno di gioco e consegna la Coppa Fringuelli nelle mani del babbo di Duccio, che non può far altro che alzarla al cielo con gli occhi pieni di lacrime. E la serata, che si trasforma in un cerchio che si chiude, si completa con il risultato da San Casciano, dove i gialloverdi nell’ultimo quarto d’ora abbattono le resistenze dell’Acciaiolo e segnano tre reti, conquistando la finale di Coppa di Seconda e urlando contro il cielo: “Duccio vive”.
Tre reti per parte, tre come gli anni trascorsi da Duccio in gialloverde. Quella sera il destino si è compiuto, per l’ultima notte di calcio vero, di lacrime e abbracci in una tribuna piena, prima che arrivasse il lockdown.
Non c’è una legge nel calcio. Non esistono regole sicure, partite già scritte. Però quel giorno un qualche Dio si mise comodo davanti alla sua TV di provincia, sintonizzato su due appuntamenti così simili da guardare in contemporanea. E quella sera, per davvero, il calcio si confermò lo sport più bello del mondo.