Sono le 9:00 di mercoledì 7 Aprile quando 16 ragazzi della scuola media di Bagno a Ripoli Francesco Redi si collegano per una nuova – l’ennesima di questi mesi pandemici – lezione in DAD o DID: Didattica a Distanza o Didattica Integrata Digitale.
Niente di nuovo se non fosse che, per stavolta, il termine “Integrato” potrebbe indicare la loro provenienza da classi diverse della medesima scuola – alcuni di seconda e altri di terza media – e che la “distanza” dalle loro aule è limitata ad un palmo di mano, misurata a occhio. La rete li divide dal piazzale interno della Redi, da una parte la “scuola proibita” e dall’altra alunni di 12-13 anni: sono seduti uno di fianco all’altro, debitamente distanziati, connessi attraverso il loro smartphone.
“Buongiorno professore, mi scusi ma sono collegato con la connessione dati”.
Senza wi-fi ma con la forza di mostrarsi e mostrare il proprio pensiero, di non adeguarsi al valzer delle contraddizioni; con la volontà di dire stop alla DAD e ai banchi tristemente vuoti. DAD, DID, DDI: chiamatela come volete ma questa, alla lunga, sfinisce, impedisce il corretto apprendimento, isola socialmente ragazzi in età di formazione: in sostanza non è la soluzione né tantomeno il futuro.
Il pensiero, condiviso dagli studenti presenti nell’arco della mattinata e anche da molti che non vi erano, è stato manifestato pacificamente, in un presidio studentesco come se ne sono visti molti in questo tempo di rinunce, sia per le scuole medie che per i “colleghi” più grandi delle superiori: l’iniziativa, simbolica e importante, è stata organizzata dai genitori – in particolar modo lanciata da Xenta e Massimiliano -, coadiuvata dalla Presidente del Consiglio d’Istituto Olga Labonia e sostenuta dalla scuola diretta da Maria Luisa Rainaldi.
“Dopo un anno dobbiamo sottolineare l’assurdità di questa situazione che vede ancora una volta le scuole sacrificate nonostante gli screening, il distanziamento, i dispositivi di sicurezza, i salti mortali da parte di tutto il personale scolastico, l’impegno da parte dell’amministrazione per far si che la scuola sia un luogo ancora più sicuro; nonostante i protocolli vengano rispettati e applicati, nonostante il tracciamento sia garantito all’interno delle scuole, nonostante l’impegno degli studenti, dai più piccoli ai più grandi, di sottostare alle varie procedure e adattarsi a una scuola “diversa”. La dad o did non è diritto all’istruzione, non garantisce gli stessi diritti a tutti: tutti noi – famiglie, studenti, personale scolastico – siamo ormai stanchi, demotivati e forse assuefatti a questa situazione ma occorre reagire e pretendere la riapertura di tutte le scuole in sicurezza, in presenza.
Il giorno dell’evento non è stato certo casuale: oggi, infatti, malgrado la zona rossa, sono rientrate in presenza le classi elementari e la prima media. Diversa sorte è toccata alle seconde e alle terze: a proposito di contraddizioni…
A “sorvegliare” il presidio dei giovanissimi – andato avanti fino alla conclusione delle lezioni alle 13:15 – anche due agenti delle Forze dell’Ordine della vicina Stazione di Grassina, presenti in via ufficiale all’interno del piazzale della scuola, attenti a far rispettare il distanziamento agli studenti eccezionalmente in DIT (Didattica…in terra).










Precedente
Successivo