Nei giorni scorsi all’interno degli spazi verdi del Comune di Bagno a Ripoli, tra i quali i giardini dei Ponti nel capoluogo e i giardini della Resistenza ad Antella, si sono verificati atti di vandalismo, degrado e inciviltà con, ad esempio, la rottura della rete che delimita l’area cani.
Sul tema che si ripresenta puntualmente ad intervalli irregolari, è intervenuto Antonio Matteini, ex candidato sindaco di Potere al Popolo Bagno a Ripoli, con lo scritto che pubblichiamo di seguito, intitolato: “Vandalismo – spostare i problemi non vuol dire risolverli.”
Matteini è intervenuto anche conseguentemente alla mozione che sarà presentata nel Consiglio Comunale di domani, lunedì 6 luglio, dal capogruppo di Per Una Cittadinanza Attiva Sonia Redini: nel documento si sottolinea quanto spazi come le aree verdi siano “scoperti” ovvero non frequentati nei periodi estivi dall’educativa di strada che potrebbe intercettare richieste ed esigenze dei ragazzi.
Di seguito, invece, il pensiero di Antonio Matteini:
“Scrivo queste righe, riflettendo su una mozione che domani (In sede di Consiglio Comunale) presenterà il gruppo consiliare di Cittadinanza Attiva, su come garantire un clima di rispetto e convivenza nei giardini e negli altri spazi pubblici. Si è parlato assai spesso negli ultimi anni a Bagno a Ripoli di atti vandalici, di ragazzini che si divertono “distruggendo”.
A 23anni, il tema mi tocca ancora da relativamente vicino e credo davvero che tanto di quello che è stato fatto, abbia avuto esiti miseri, perché non è mai entrato nell’ottica di coinvolgere e stimolare anziché reprimere, i giovani e i giovanissimi.
L’amministrazione ha sempre puntato su di rimedi fasulli, mettendo ad esempio telecamere (palesemente finte in alcuni casi), stimolando la nascita di gruppi di controllo di vicinato (fortunatamente progetto che pare esser naufragato). Soluzioni che tali non sono perché tendono a spostare il problema e non a risolverlo.
Ci sarà sempre un punto in cui le telecamere non arrivano, banale, ma è così. Si è puntato anche su argini diversi, quali gli operatori di strada, i quali però riescono a entrare in contatto principalmente con ragazzi riconosciuti già come “problematici”.
A far danni nei giardini, nei pallai, nei chioschi… Non sono figli dell’emarginazione, della solitudine, della rabbia; ma ragazzini normalissimi e annoiati.
Anche l’anno scorso in campagna elettorale, come Potere al Popolo, puntammo sul proporre soluzioni diverse – appunto, soluzioni – che miravano a creare la sicurezza, esulando le nostre frazioni dalla misera prospettiva di divenire quartieri dormitorio.
Pensammo per prima cosa a chiedere a ATAF di ripristinare un servizio regolare notturno, affinché, sopratutto il fine settimana, fosse possibile avere persone che rincasano anche durante la tarda notte (blanda che paia, anche questa è una misura che, oltre a garantire sicurezza a chi fruisce del servizio, funge da deterrente per chi ha bisogno di non aver persone intorno per agire).
Pensammo al supportare le attività private ed i circoli che tengono aperto nelle ore serali. Pensammo di creare degli spazi davvero a misura di adolescente: perché non adibire delle aree nei giardini aperte anche di notte ad esempio? Risibile che paia, pensammo anche a delle aree in cui poter far andare i giovani ad amoreggiare (si, essenzialmente spazi dedicati alle camporelle), anche quella di uno spazio dove stare in intimità, in sicurezza tra giovani, è una necessità a cui la nostra società non pare in grado di rispondere.
Pensammo a luoghi inutilizzati, necessitanti magari un recupero e di uno scopo, da far autogestire ai giovani, affinché potessero farne luoghi di ritrovo e in cui fare in modo che la loro vitalità si manifestasse in forme di creatività.
La prova che dove c’è vita e dove i giovani riescono a voler bene al luogo in cui vivono, non si dedicano a distruggere? Ai giardini a Grassina durante l’inverno succede di tutto: bottiglie rotte trai giochi dei bambini, strutture vandalizzate, suppellettili volate nel fiume… Col Bagno Balena aperto non succede niente: non una sedia nel fiume, non un tavolo rotto, non uno scivolo sfasciato.
È un’isola felice e può essere attiva solo d’estate, però è la prova che c’è essenzialmente bisogno di farli sentire a casa i ragazzi, di fargli percepire davvero come loro ciò che c’è nei paesi in cui vivono, affinché lo rispettino e lo vivano… Controllarli, reprimerli e deprimerli serve solo ad accrescerne l’acredine e la percepita necessità di distruggere “per passare il tempo”, motivazione che spesso forniscono rispetto a quegli atti tanto odiosi di cui a volte sono autori.