È stato proprio un bel fine settimana imprunetino, tra tradizione e pancia piena ma anche di grandi sorrisi e tanta unione.
Il weekend dedicato al nostro amato e succulento Peposo è stato un successone sotto ogni punto di vista. Voglio essere sincera, quando mi dissero che la gara non sarebbe più stata durante il mese settembrino, dove l’aria profuma di per sé di sfida, arricciai il naso. Però poi tra me e me dissi: “bah, vediamo come va” e ieri sera, ad evento terminato, con un gran sorriso mi sono congratulata con tutti perché è stato veramente, ma veramente tutto super bello e curato nei minimi particolari.
Non contando che “isolando” questa tradizione dedicata al Peposo dal mese di settembre i pro sono tanti, ad esempio è un’altra opportunità per i quattro Rioni imprunetini di stare tutti insieme e poi è un punto attrattivo a favore del paesello; è un evento che “acchiappa” gente esterna, incuriosita sia dalla sfida che dalla degustazione. Che poi si sa… Dove c’è cibo e vino, ci si va sempre molto volentieri!
Ma andiamo piano, avendo vissuto in prima persona queste due giornate, voglio raccontarvele per bene. Lo sapete che quando c’è da parlar bene della mia Impruneta, son sempre entusiasta.
Quindi, torniamo indietro e andiamo alla serata di Sabato 19, uh che giornatina uggiosa, pioggerella fissa, umido… Un po’ triste vero? Ma per chi c’era sa che sotto gli splenididi Loggiati del Pellegrino la tristezza data dal meteo l’abbiamo lasciata fuori, all’interno l’atmosfera era tutt’altra.
Ma prima di entrare nei Loggiati dobbiamo fare una capatina nella sala del Museo della Festa dell’Uva, perché il moderatore Lirio Mangalavilti insieme a Leonardo Romanelli, giornalista e critico enogastronomico e Paolo Pellegrini, accademico italiano della cucina, hanno raccontato qual è la storia del vero Peposo fatto secondo la tradizione. Un dibattito interessante sulle origini e le varie interpretazioni di questo piatto nato proprio qui da noi. È sempre un grande orgoglio quando, a prescindere dal settore, dei professionisti parlano di un qualcosa di nostro, possiamo dirlo?
Terminata la chiacchierata, dobbiamo attraversare piazza Buondelmonti.
Provo sempre una gran gioia nel varcare la bella porta a vetri dei Loggiati perché ad ora sono davvero un “plus” per la nostra bella piazza. Appena sono entrata ho sorriso nel vedere l’attenzione ai dettagli; tutti i tavoli erano perfettamente sistemati, tovaglia pulitissima e calici scintillanti. Le bottiglie di vino sfoggiavano i marchi delle nostre aziende locali e poi noi… I quattro Rioni insieme. Siamo una mandria perfetta. Tutti bellini, vestiti di nero, grembiule bordeaux con stemma e scritta “Ente Festa dell’Uva”, bellocci tutti, si pareva professionali… Che poi, in realtà, un po’ professionali a modo nostro lo siamo per davvero, o almeno chi sta in cucina sicuramente… A Settembre per un mese intero sfamiamo ogni sera dalle 200 alle 400 (..e passa!) persone, quindi insomma, siamo un catering a tutti gli effetti!
Battute a parte (che poi mica tanto battute), è stata una serata splendida a livello di cibo perché era tutto squisito ma anche sul piano emotivo; i sorrisi sono stati tantissimi, sia nostri con le mani indaffarate che quelli delle persone sedute ai tavoli. Gli abbracci non sono mancati e i brindisini nemmeno. Quando quattro entità come i Rioni imprunetini creano un qualcosa insieme l’energia è altissima, bella, forte, potente. Il supporto organizzativo del Circolo Cattolico è stato prezioso, quindi grazie infinite per la disponibilità.
Il nostro fine settimana di tradizione e pancia piena non termina qui, arriva la giornata della Domenica ad intrattenere e saziare il nostro paesello. Questa volta col meteo dalla nostra parte.
In piazza Buondelmonti svettano quattro stand dei colori rionali, ognuno nella sua postazione. All’interno del Loggiati del Pellegrino gli stand delle nostre aziende di olio e vino facevano sì che le persone potessero degustare le loro preziosità. C’era anche il Forno Zini, con le sue schiacciate, biscotti e quant’altro; uno sfizio che calzava a pennello assieme ad un buon bicchiere di vino e ad un piatto di Peposo.
Davanti ai tavoli dei Rioni, la coda inizia a farsi vedere: le persone son già pronte ad assaggiare i quattro Peposi e piano piano ecco che arrivano quei pentoloni fumanti, carichi di pietanza e dedizione sia per la cucina che per questa nostra tradizione.
La giuria si accomoda al tavolo all’interno dei Loggiati del Pellegrino. Un tavolo leggermente isolato in modo tale da permettere ai loro palati fini e sapienti di degustare tutto con calma e quiete. I giurati, composti da Leonardo Romanelli, giornalista e critico enogastronomico, Paolo Gori, della Trattoria da Burde, Giovambattista Fabiani, macellaio di Greve in Chianti, Francesco Coniglio, docente di cucina della scuola alberghiera fiorentina A. Saffi e Benito Zappa, docente di sala – bar della medesima scuola, assaggiano via via le quattro portate, rigorosamente in anonimo, senza sapere quale Rione ha cucinato il Peposo che gli viene sistemato nel piatto dalle abili mani di Stefano Pestelli.
Assaggiano, degustano, ne parlano e si confrontano. Interessantissimo.
Io di cucina non me ne intendo ma è stato molto bello sentir parlare dei professionisti in quel modo. Sembrava stessero descrivendo un quadro di sapori, fragranze, accostamenti e sostanza.
Butto uno sguardo fuori dai Loggiati, il sole è già calato, l’aria fresca si fa sentire ma la gente si riscalda tra un bicchiere di buon vino ed un piatto di Peposo. Faccio una giratina e chiedo: “Oh, allora? Quale vince?”
E qui c’è il bello, il sorriso che si allarga, il “de gustibus” paesano, mi verrebbe da dire. Ho posto questa domanda a una decina di persone e ovviamente la classifica era sempre diversa.
“No questo l’è troppo secco”, “vaia vaia, l’è spezzatino quello, mica i’ Peposo vero”, “bah, icchè t’ho a dire nanni, a me mi paian tutti boni, ho preso anche i tegamino pe’ domani”.
Tutti i gusti son giusti. Poi però arriva quello della giuria che è quello che dà il verdetto della gara tra Rioni del Peposo Day 2022.
Il quarto posto è del Rione del Pallò, terzo il Peposo del Sant’Antonio. Rullo di tamburi… Secondo quello delle Sante Marie e al primo posto il Rione delle Fornaci. Primo posto che si riconferma grazie al Peposo all’Imprunetina di Tiziano Baldi fatto assieme alle cuoche fornacine.
Bell’evento, lo dico per davvero e col cuore in mano, due giornate di Peposo tra tradizione e pancia piena in tutti i sensi.
Bravissimi tutti coloro che si sono industriati per organizzarlo, per pubblicizzarlo e per coinvolgere personaggi di un certo calibro. Il presidente dell’Ente Festa dell’Uva Riccardo Lazzerini è soddisfatto per la riuscita dell’evento, chiacchiera, degusta e sorride ringraziando Enrico Poggi per l’aiuto, la giuria per la professionalità, Moreno Morandi per la disponibilità nel presentare l’evento, i quattro Presidenti e i Rioni che mettono sempre anima e corpo in tutto quello che fanno, Matteo Aramini, vice sindaco e Alessio Calamandrei, sindaco d’Impruneta, entrambi presenti sia il Sabato che la Domenica.
Questa, amici miei, è l’Impruneta che piace a me, che crea eventi con le preziosità che possiede. Si rimbocca le maniche, sorride, si abbraccia, collabora e taaac… Ecco che tutto riesce alla perfezione.
Avanti tutta! Complimeti a tutti quanti e grazie per averci regalato due giornate piene di passione, tra tradizione e pancia piena!