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La vita, tra i numerosi difetti, ha una virtù insindacabile: ti sorprende.
Non può non farlo. Nel bene e nel male.
Segnandoti, certo, scavando nell’anima e nell’espressione del volto, chiudendo talvolta porte che, come sottolinea Stefano Benelli nel suo libro intitolato “La Bestia e altri racconti”, si trasformano in nuove occasioni.
Stefano si è lasciato sorprendere più volte, l’ultima in una maniera che ha del romantico: lui, scrittore emergente ed esordiente all’età di 67 anni.
Incontro Stefano alle Sieci, dopo un contatto telefonico che ci ha convinti al confronto “in presenza” dopo mesi di legami a distanza. Non ci conosciamo ma l’impressione a pelle è assolutamente buona, ci sediamo per un caffè all’SMS Croce Azzurra, sul tavolo verde poggia la sua opera prima: “La bestia e altri racconti”, 193 pagine contenitrici di un racconto lungo – il più importante, intitolato “La Bestia” appunto – 9 racconti brevi e 33 poesie. Prosa e poesia in un unico libro, edito da Porto Seguro.
Alcune settimane fa, esattamente il 10 Maggio, Stefano l’ha presentato a Firenze. Il prossimo 16 Luglio, invece, sarà alla Festa dell’Unità delle Sieci in concomitanza con l’assessore regionale alla Sanità Serena Spinelli. Non è un caso e capirete perché.
Stefano è fiorentino, del Campo di Marte, le scuole al liceo scientifico Leonardo Da Vinci e il sogno tradito da un grave infortunio di avere un futuro da calciatore professionista: “Avevo 20 anni, giocavo bene nella squadra di Paolo Rossi e del fratello, allenato da Piero Colzi, potevo fare il salto di qualità ma mi fratturai tibia e perone”. Dunque la prima delusione a cui seguì una nuova passione, il mare e la vela che divennero pretesto per fondare un circolo velico chiamato ARCI Vela Firenze: esiste ancora ma con un altro nome. Nel 1990 la nascita del primo figlio, Francesco, di cui Stefano ebbe l’affidamento nel 1995 dopo il divorzio con la moglie ammalatasi di una grave forma depressiva: “Ai tempi erano pochissimi i padri ai quali veniva concesso l’affidamento dei figli in conseguenza di una separazione”, racconta.
Stefano, nella vita, è stato tanto e molto altro ma mai scrittore: ha lavorato con ruoli di responsabilità in una Cooperativa fiorentina specializzata di trasporti fino al 2019, cameriere nell’agriturismo della sorella, babbo per due volte – nel 1998 è nato Lorenzo -, calciatore ed ex calciatore, istruttore di barca e windsurf, pensionato e volontario ancora oggi nell’Associazione La Rugiada. Fino a…
Perchè mettersi a scrivere ad oltre 60 anni?
“Esprime il semplice ma al contempo profondo bisogno di raccontare e raccontarsi. “
“La bestia e altri racconti” è un libro autobiografico?
“Decisamente autobiografico. Di inventato ci sono solo i nomi – il protagonista de “La Bestia” si chiama Lorenzo – mentre i fatti pescano dalla mia vita, avventurosa per certi versi, contraddistinta da una prima parte di socialità spiccata a cui è seguita una seconda fase dedicata totalmente al lavoro e ai figli, povera di altre relazioni. Nel racconto della mia esistenza c’è posto, anche e purtroppo, per un male: la depressione, vissuta anzitutto attraverso la moglie e poi sulla mia pelle, per la prima volta nel 2015. Mi sono messo totalmente a nudo, non è stato facile, ma ho deciso di farlo con uno scopo.”
Quale? E’ lei – la depressione – la “bestia” di cui parli?
“L’utilità della mia testimonianza. Si. Nel racconto “La bestia” racconto l’escalation verso il riconoscimento della malattia, la sensazione nel “leggere” mente e corpo che qualcosa non andava, il dimagrimento, le allucinazioni, il buio, gli atteggiamenti anche paranoici. Ho avuto la fortuna di riconoscerne i tratti e capire che da solo non ce l’avrei fatta, di accogliere il supporto esterno e accettare la terapia ospedaliera sviluppata all’ospedale di Ponte a Niccheri.”
Un testo, quello del racconto lungo, che concilia pensieri introspettivi, suspense e un certo mistero che danno un tocco “giallo” alla narrazione. La parte negativa e positiva di te in una lotta perenne per dominarti: pensi che sia uno scritto utile a chi vive una condizione simile?
“Assolutamente si. Narro con lucidità, senza risparmiarmi od occultare quanto vissuto, la mia esperienza legata ad un malessere che non sapevo definire: potremmo dire che ha valenza scientifica, come ha ribadito anche il Dottor Di Biase, psichiatra che mi ha seguito nel percorso di cura. “La bestia” ripercorre i 25 giorni di avvicinamento alla mia entrata in ospedale, avvenuta l’8 ottobre 2015 ed è un monito per chi vive quella condizione, è il mio appello a riconoscere i sintomi e farsi aiutare.”
Qual è l’insegnamento che il nuovo Stefano scrittore vuole trasmettere attraverso le sue pagine?
“Chi si ammala di depressione non è una persona debole, anzi: ha semplicemente richiesto troppo a se stesso ed ha preteso di essere talmente forte da crollare repentinamente. Accogliere un percorso di cura non è altro che una nuova dimostrazione della propria forza.”
Scriverai ancora?
“Si, continuerò sicuramente!”