La Fiom Firenze Prato Pistoia scrive quanto segue: “È inaccettabile pensare di affrontare la crisi del settore moda coi licenziamenti, la strada sia quella degli ammortizzatori sociali. Mercoledì prossimo alle 11.00 è previsto il tavolo per l’unità di crisi in Regione.
La procedura di licenziamento è stata avviata il 1° ottobre scorso, per 9 dipendenti, motivata dalla crisi del settore e da condizioni economico-finanziarie molto precarie. Da allora si sono svolti vari incontri durante i quali i sindacati territoriali dei metalmeccanici, insieme alle istituzioni, hanno proposto un percorso che prevedesse l’utilizzo del Contratto di Solidarietà ma l’azienda non si è resa disponibile, giustificandosi con una “oggettiva impossibilità” di ricorrere allo strumento. Per questo, questa mattina è stato indetto uno sciopero da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil con 4 ore di presidio dalle 8 alle 12, davanti alla fabbrica a Vallina (Bagno a Ripoli, Fi), via del Fornaccio 30-34
A portare solidarietà ai lavoratori in sciopero anche il sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Pignotti: “Stamani ho partecipato al presidio davanti allo stabilimento per manifestare la vicinanza del Comune ai lavoratori. Saremo al tavolo di mercoledì in Regione, sono anche personalmente in contatto con il titolare dell’azienda, a cui ho chiesto chiarimenti sulla situazione. Come amministrazione, faremo tutto il possibile per arrivare a una soluzione che tuteli al massimo i diritti dei lavoratori e la produzione. Una crisi aziendale è una preoccupazione per tutto il territorio”.
Presente anche una delegazione del Pd di Bagno a Ripoli: assieme al segretario dell’Unione comunale Andrea Bencini, erano presenti anche le consigliere comunali Laura Franchini e Rossana Landini, che assieme al sindaco Francesco Pignotti e a Sandra Baragli in rappresentanza della Giunta comunale, hanno voluto manifestare la solidarietà della politica e delle istituzioni.
“Siamo al fianco dei lavoratori e dei sindacati – ha detto il segretario Andrea Bencini – contro dei licenziamenti che fino ad oggi non hanno trovato una giustificazione plausibile e che vanno certamente ad aggravare una situazione di crisi del settore, quando invece sarebbe necessario individuare tutte le possibilità per tamponarla, attivando ad esempio gli ammortizzatori sociali esistenti”.