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Scatta la protesta al ‘Marco Polo’ di Firenze: lacci emostatici, escrementi umani e atti vandalici. Gli studenti: “Senza sicurezza non è scuola”

Articolo a cura di Lorenzo Ciabattini

Senza sicurezza non è scuola. Vogliamo essere ascoltati, non più ignorati”.

È quanto si legge in uno degli striscioni appesi fuori dall’istituto tecnico per il turismo Marco Polo di Firenze, nella succursale fiorentina di via Enrico De Nicola, a pochi metri dal Teatro Cartiere Carrara. La maggior parte delle classi oggi non è entrata per far lezione (ad eccezione di alcuni ragazzi – nemmeno tutti – delle quinte per continuare la preparazione agli esami di maturità), coinvolta in una protesta contro i recenti fatti occorsi nelle ultime settimane.

“La scuola dovrebbe essere un luogo sicuro dove poter imparare e sentirsi protetti. Invece qua siamo circondati da cantieri che bloccano le uscite di emergenza, in caso di pericolo. Come è successo”. Così il portavoce attraverso un megafono nel piazzale esterno della scuola, a cui si è unito anche il personale ATA. Episodi inconcepibili: degli estranei sono infatti entrati ben due volte nel giro di una settimana (nella notte di martedì 11 e nel weekend dell’allerta meteo, quando l’istituto è rimasto chiuso il venerdì, ndr) ma non si è ben capito con quale scopo, spiega Sara, rappresentante degli studenti del ‘Marco Polo’.

E il tutto sarebbe stato “facilitato” dai ponteggi che impacchettano l’edificio – causa lavori – con un telo a copertura che nasconde solo in parte le finestre della scuola, a scorrimento. Non c’è stato nemmeno bisogno di effrazione. I malintenzionati hanno semplicemente aperto le finestre dall’esterno. La conta degli oggetti smarriti, per fortuna, non è lunghissima con alcuni computer che sono stati sradicati e poi lanciati in un giardino vicino al complesso. Ma ciò che ha spaventato i ragazzi, prosegue Sara, sono stati i lacci emostatici, l’acqua fisiologica, gli accendini, per non parlare di feci e urine rinvenuti sia fuori che all’interno dell’edificio. Episodi insensati, insomma.

Il personale ATA ha dovuto poi ripulire, due volte, il tutto poiché il dirigente scolastico non ha ritenuto opportuno chiamare una ditta specializzata. Il Preside ci accusa di essere dei nullafacenti” – si sente dalla voce del megafono – “ma noi vogliamo provvedimenti. Altrimenti chiederemo di cambiare sede per terminare l’anno scolastico”. Una richiesta già pervenuta la scorsa estate ma subito “bocciata” dai dirigenti, nonostante l’ingombrante onnipresenza dei cantieri da giugno scorso. E i professori hanno puntato il dito sugli ex alunni. Credono che siano stati i diplomati della sezione G, perché le aule della parte H non sono state minimamente toccate”, ha affermato la rappresentante della scuola.

Il sistema d’allarme è presente, tuttavia è disattivato da anni (ci sono telecamere a vista ma sono spente, ndr). “Il dirigente scolastico – denuncia la ragazza – la seconda volta non voleva nemmeno chiamare i carabinieri. Voleva che le inservienti ripulissero velocemente per evitare una seconda segnalazione nel giro di pochi giorni. Il Preside ha comunque rassicurato i ragazzi, promettendo loro, e prendendo appuntamento per un confronto diretto con un rappresentante della Città Metropolitana.

Quanto ritrovato nella scuola

Abbiamo poi parlato con una piccola delegazione del personale ATA, che ci ha raccontato le oscenità rinvenute all’interno della scuola. Non solo lacci emostatici e acqua fisiologica, anche delle cravatte, prese dalla vicepresidenza, nelle zone comuni di portineria e sala relax, sopra ai divanetti che gli studenti solitamente utilizzano nei momenti di svago. Hanno mangiato, fumato e usufruito dei bagni, con tanto di sapone per farsi il bidet, la denuncia di Chiara (nome di fantasia, ndr), una delle operatrici che ha dovuto ripulire e sanificare le aule inquinate. “Non abbiamo trovato delle siringhe, ma non è da escludere che ve ne sia stato uso, visti gli altri strumenti abbandonato. Ci è tornato poco il fatto di aver dovuto raccogliere escrementi umani dal pavimento, così come quello di subire ‘violenze sonore’ dall’inizio dell’anno. Da giugno, ci sono i lavori, cantieri dappertutto attorno alla scuola, con un rumore di sottofondo assordante e frequente: smartellate, trapani, polvere ovunque. Abbiamo protestato con il preside ma ci ha detto che non si poteva fare niente: i lavori si dovevano fare”, ha aggiunto Chiara, esprimendo tutto il malcontento per la situazione di “scomfort”.

Finalmente, lo devo dire, i ragazzi hanno deciso di protestare: era da tempo che ce lo aspettavamo. Gli studenti hanno tutto il diritto di chiedere un confronto con l’amministrazione, ma temo che otterranno molto poco: qui più che lo stato di diritto, vige quello del dritto, ha concluso una delle voci del personale ATA, ancora scosso dai recenti episodi di vandalismo all’istituto tecnico per il turismo ‘Marco Polo’ di Firenze.

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