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OSMA, un’edicola in meno…e niente più: nel nuovo non c’è spazio per l'”anacronistico”






Nel nuovo non c’è spazio per ciò che ormai è da considerarsi anacronistico. Non vecchio ma demodé, decontestualizzato all’interno di quest’era digitale che conta i minuti di lettura e, pertanto, non può “perdere” le mezz’ore a leggere un giornale, un magazine, una rivista. 

Nel dicembre 2019, come vi raccontavamo su queste pagine, il presidio culturale e informativo dell’Ospedale Santa Maria Annunziata chiudeva i battenti in vista dei lavori imminenti ed i fratelli Adriano e Andrea diventavano gli ultimi titolari di un’edicola ospedaliera.

Gli ultimi, forse, nella storia del Niccheri!
Un’affermazione che allora era solo ipotizzabile e che, ad oggi, 12 Luglio 2022, è ufficiale e tangibile. Domani chissà… 

Nel nuovo scintillante ingresso dell’OSMA inaugurato ieri (leggi qui) , alla presenza di una platea di sindaci e istituzioni, non c’è stato modo di disporre di un’edicola, a testimonianza della crisi irreversibile dell’editoria e della carta stampata. Una in meno, un numero singolo all’interno di una moria prossima alla strage, ormai da considerarsi valore assoluto di un intero settore. 

C’è l’accoglienza, ci sono gli ambulatori e il Cap, c’è un’area di attesa e un ampio bar. Dietro le vetrate a tutta parete della nuova palazzina, rispetto al pre-covid e al pre-cantiere, manca soltanto lei: l’edicola. Non più necessaria, persino superflua. Lo spazio potrebbe anche esserci nella parte inconclusa della nuova struttura ma chi, nel 2022, si mette all’anima questo fardello?

Non è una critica bensì un’amara constatazione.






Adriano e Andrea, prima che chiudessero definitivamente la loro attività, ci avevano raccontato che un importante colpo di grazia alle loro entrate era stato inferto dalla chiusura del punto prelievi dell’OSMA, azione che aveva comportato un decremento di flusso pari a 150/200 persone giornaliere. 

Meno utenti, meno lettori, meno curiosoni o gossippari
Oggi il problema neanche si pone e l’era covid19 in tal senso è stata acceleratore esponenziale della “dipendenza” da smartphone. Il cellulare, in maniera definitiva, è diventato il sostituto ai canali tradizionali di informazione e le persone, mentre attendono, agiscono diversamente da pochi anni fa:  scrollano o spippolano (usiamo questi termini orrendi non casualmente) quando un tempo sfogliavano e immagazzinavano.

Nessuna storia di Resistenza, in questo caso ma, anzi, una chiusura (e una non riapertura) giunta nell’indifferenza,  avvenuta senza sollevare alcuna riflessione su una criticità grave, mentre i presidi di informazione spariscono e i non-luoghi teorizzati da Marc Auge si estremizzano. Luoghi dove non ci sono identità e relazioni, dove non esistono “abitanti” ma solo passanti.

In sostanza ci è sembrato normale che l’edicola che prima c’era oggi fosse svanita tra i fumi della modernità. Anzi, neanche ce ne siamo accorti e nessuno, tra le figure istituzionali presenti all’inaugurazione, ha voluto rovinare la giornata di festa con questa eventuale nota amara.

Un famoso giornale fiorentino, negli anni ’80, aveva una tiratura di 250-300.000 copie ridotte oggi a 50.000. Le testate più importanti a livello nazionale e regionale investono sull’online mentre negli ultimi 7 anni, solo a Firenze e dintorni, sono sparite quasi 200 edicole.  Se nel 2015 in tutta la provincia fiorentina c’erano 680 edicole, oggi ne sono rimaste 498 (forse meno). A proposito di crisi della carta stampata: dalle nostre parti, da pochissimi giorni, in edicola, non troverete più neanche il settimanale ChiantiSette.






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