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Non è mai troppo tardi! La storia di Lorenzo Guerrini, da Firenze alla Martha Graham School di New York: la scoperta della danza a 23 anni

Lorenzo Guerrini, nato a Campo di Marte nel 1995, aveva 23 anni quando è entrato per la prima volta in una sala per la sua prima lezione di danza.  Oggi frequenta il programma di insegnamento della Martha Graham Center of Contemporary Dance di New York e racconta la sua storia non tanto per parlare di sé – ci tiene a specificare – ma per trasmettere il messaggio che no, non è tardi se si è convinti di fare qualcosa. 

Lorenzo nasce a Firenze, studia teatro da quando ha 15 anni e si laurea in Progettazione e Gestione di eventi e imprese dell’Arte e dello Spettacolo all’Università di Firenze. Mentre frequenta l’università, inizia a lavorare nell’amministrazione della stessa scuola dove fa teatro, il Magma magnoprog music and arts di Firenze, e lì il suo insegnante gli richiede di frequentare qualche lezione di danza ogni tanto per acquisire maggior consapevolezza del proprio corpo. Così, Lorenzo entra in sala e da lì non esce più (o quasi); ma andiamo per ordine.

Inizia col teatro fisico, poi modern jazz e infine danza classica. Col tempo, Lorenzo capisce che il suo bisogno di esprimersi è cambiato: adesso, non necessita più di essere veicolato dalla parola, ma chiede di manifestarsi col corpo.

La parola mi stava stretta, mi prendeva troppo la testa, mentre la danza e il movimento svegliavano qualcosa di istintivo dentro di me che voleva essere liberato, dice Lorenzo.

All’età di 23 anni Lorenzo si trova quindi davanti a un bivio: continuare a lavorare nell’ambito amministrativo e gestionale, oppure seguire la nuova passione per la danza?

E lì, in mezzo ai tanti consigli richiesti (e non), Lorenzo prende la sua decisione.

Quando parla di quel momento, anche a lui viene spontaneo pronunciare certe frasi: dopo l’università decisi di provare con la danza, spinto anche dal fattore tempo. Capii che dovevo farlo in quel momento perché, se avessi aspettato, poi l’età sarebbe divenuta un problema. Poi si corregge: Cioè, in realtà no: mi hanno fatto credere che sarebbe stata un problema.

A quel tempo, racconta Lorenzo, ero patito di “Swan Lake” di Matthew Bourne, la rivisitazione tutta al maschile del Lago dei cigni di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Lo guardavo e lo riguardavo, poi un giorno lessi la biografia di Bourne e scoprii che anche lui aveva iniziato a studiare danza a 22 anni: dopo quella scoperta, iniziai a inviare audizioni a tutte le scuole d’Europa.

In una società come la nostra, pervasa dalla costante sensazione di essere in ritardo ancora prima di iniziare qualcosa, la scelta di Lorenzo è un atto rivoluzionario. La criobiologia, dal greco χρόνος chrónos (tempo) e biologia (studio della vita), è una branca della biologia che studia i fenomeni periodici negli organismi viventi e il loro adattamento ai relativi ritmi solare e lunare, e tende così a rinchiudere in rigorosi schemi sociali i modi in cui ognuno di noi affronta lo scorrere del tempo.

Ma Lorenzo “è troppo tardi” l’ha sentito dire fin troppo spesso, nell’ambito della danza e in tante, troppe altre occasioni; il suo è stato l’atto coraggioso di chi non ha paura di cambiare strada, perché crede che avere rimpianti resta un’alternativa più infelice del buttarsi.

Nei due anni successivi alla laurea studia danza a Parigi presso l’ACTS, l’Ècole de dante contemporanea de Paris, dove conosce la tecnica Graham che per lui è una sorta di folgorazione. Nel mentre, a giugno 2020, partecipa all’audizione per la Martha Graham School of Contemporary Dance di New York e viene preso: dalla mattina fino alle 16 segue le lezioni dell’accademia di Parigi, poi prende la metro, torna a casa e segue le lezioni in streaming da New York fino alla sera. Così fino a giugno quando, dopo essersi laureato alla Scuola di Parigi, si trasferisce nella Grande Mela, dove frequenta il programma indipendente della Martha Graham School e fa l’audizione per la seconda compagnia di Graham.

La Graham è una tecnica anatomicamente ed emotivamente profonda, fa lavorare il corpo in modo fortemente organico ed è basata sul modo in cui ognuno di noi sente il movimento. L’amore per la Graham nasce dal bisogno di trovare una tecnica a supporto del contemporaneo che non avevo e che ho sentito fin da subito bene su di me. Nella danza classica, iniziare da piccoli permette di sviluppare il corpo in funzione di quello; ciò che non capisco è perché risulta scontato che fare un percorso accademico significa automaticamente utilizzare la danza per fare il ballerino, continua Lorenzo. Un percorso di questo tipo può anche “solo” arricchire come persona, generare una consapevolezza del proprio corpo che può portare a diverse cose, senza necessariamente limitarsi a una scelta dettata da uno scopo lavorativo.

Quella di Lorenzo è una riflessione che dalla danza, dalla sua storia intima, si estende ai tanti e svariati aspetti della vita di ognuno di noi.

C’è questa tendenza a porsi sempre in un punto sulla linea del tempo, in una proiezione sul futuro. Ciò che ho fatto io scegliendo la danza a 23 anni è stato invece fare qualcosa per il Lorenzo di allora, e basta. Pensiamo all’università: si sceglie un percorso di studi per trovare lavoro, quando invece dovremmo farlo prima di tutto per un arricchimento personale. E se poi si sbaglia – capita – e si cambia strada non importa, perché ci sarà comunque rimasto qualcosa. Non siamo educati al cambiamento, ma a una strada che deve essere una e unica, senza concepire ripensamenti né cambi di direzione.

A 28 anni, Lorenzo fa parte del programma di insegnamento della Martha Graham School; lo scorso 15 aprile si è esibito insieme alla Martha Graham 2nd Company in uno dei teatri più ambiti dalle compagnie di danza di tutto il mondo, il The Joyce Theater di New York.

Non importa essere J.K. Rowling per cambiare vita e trovare fortuna nel lavoro dei propri sogni. Lorenzo è la prova provata che non è mai troppo tardi per niente, che cambiare strada è bello e stimolante e, mal che vada, il rischio è di percorrere un bel po’ di chilometri in mezzo al bosco senza alla fine trovare un rifugio caldo e accogliente ma solo altro bosco. Che poi, alla fine, il rifugio è confortevole, ma quanto può essere più bello perdersi e lasciarsi ispirare dalla natura?

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