Notizie in Tempo Reale dal Territorio

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Elezioni comunali

Intervista alla studentessa Serine, osservare il Ramadan a 15 anni

(Foto dal profilo instagram d Dario Nardella)
Intervista a una studentessa musulmana che ha appena concluso il suo mese sacro

“Si ha sempre paura di ciò che non conosciamo”, pensava la guida spirituale Osho. Per questo, in una società sempre più multietnica, è nostro dovere avere un’infarinatura sulle culture che si intrecciano con la nostra, arricchendo spazi sociali come aule scolastiche, squadre sportive, parchi urbani. E’ talmente facile, ormai, che basta avere un po’ di sana curiosità per conoscere mondi lontani senza prendere l’aereo (lo diciamo per chi ha paura di volare): un collega d’ufficio o il compagno di banco potrebbero praticare il Ramadan e togliervi molti dubbi sull’usanza religiosa tipica del mondo musulmano. Se avete questa possibilità, saprete che oggi, mercoledì 10 Aprile, si festeggia la fine del mese sacro.

Per conoscere meglio l’usanza del Ramadan, abbiamo intervistato una studentessa di soli 15 anni, Serine, che ha frequentato il corso di giornalismo tenuto da Dai Colli Fiorentini per gli studenti dell’Istituto Superiore Ernesto Balducci di Pontassieve. Serine è nata in Italia ed è a tutti gli effetti italiana ma la sua famiglia ha origini tunisine: frequenta la 2°A indirizzo economico al Balducci, periodicamente torna a Mahdia – dove i nonni vivono – e dal 10 Marzo 2024 ha seguito i principi del mese sacro islamico.

Serine, da quanto pratichi il Ramadan?
“Una donna inizia a praticare il mese del digiuno dopo il primo ciclo mestruale: per me, quello del 2024, è stato il quinto Ramadan. Se durante questo mese una donna ha il ciclo può interrompere il digiuno e recupererà i giorni “persi” nel corso dell’anno, quando vorrà.”

Quanto dura il Ramadan?
“Un mese. Il Ramadan segue il ciclo lunare, può durare 29 o 30 giorni: nel 2024 è iniziato il 10 Marzo e si è concluso il 9 Aprile.”

Non si può mangiare né bere proprio niente?
Proprio così. Dall’alba e finchè non è tramontato il sole non puoi ingurgitare niente.”

Raccontaci la tua routine sotto Ramadan?
“Abbiamo un’applicazione sullo smartphone che scandisce gli orari e ci indica i momenti importanti della giornata: attorno alle 19:40 mangiamo per la prima volta, è il nostro pasto principale; poi attorno alle 21:00 andiamo con bevande e dolci tipici. Se riesco studio un po’ o stiamo in famiglia fino a mezzanotte, poi vado a dormire. La sveglia suona una prima volta alle 3:00 per il secondo pasto: non sempre ho lo stomaco pronto a mangiare, essendomi alzata in piena notte ma è fondamentale metter qualcosa sotto i denti. Attorno alle 6:30-7:00 mi alzo per andare a scuola: mediamente rimango 10 ore a digiuno.”

Quanto è difficile stare a scuola e concentrarsi a stomaco vuoto?
“Non è facile ma è una questione di abitudine: personalmente soffro più la mancanza di sonno e durante il giorno mi capita spesso di perdere attenzione o avere gli occhi che mi si chiudono. A notte dormo circa 4-5 ore, per di più sonno interrotto.”

I momenti dedicati alla preghiera come funzionano?
“In casa mia soltanto mia mamma pratica la preghiera, che si ripete cinque volte al giorno: lei ha impostato una sveglia sul cellulare, ci aiutiamo con la tecnologia. Prima di ogni preghiera, che avviene con il corpo rivolto verso la Mecca, dobbiamo lavarci a pezzi in segno di rispetto verso Allah.”

E’ stata una tua scelta quella di praticare il Ramadan?
“Si, volontaria. Anche se lo sforzo fisico è importante è un periodo dell’anno che mi piace: durante il mese sacro la mia famiglia si unisce nel corso dei pasti e passiamo molto tempo insieme.”

Festeggiate a fine Ramadan?
“Certo, in due momenti, chiaramente mangiando assieme a cari e vicini. Nella festività più grande, inoltre, la tradizione vuole che venga sacrificata una pecora viva ed il sangue venga cosparso in casa, solitamente in giardino. E’ un’usanza che non abbiamo mai svolto qui in Italia, più legata ai nonni che abitano in Tunisia. Inoltre noi ragazzi riceviamo soldi e regali dagli adulti.”

Come, la scuola, potrebbe aiutare uno studente praticante?
“Per esempio sapendo quanti e quali studenti osservano il periodo di digiuno e trasmettendo l’informazione ai docenti. Un aiuto concreto sarebbe quello di avere interrogazioni programmate: quando la spossatezza fisica e le poche energie hanno la meglio è molto difficile avere costanza giornaliera e riuscire a studiare tutti i giorni.”

Torna in alto