Ciao paesello.
Vuoi un caffeino? O uno schiaffo per aprire gli occhi?
Parliamo un po’, a modo mio, senza vincoli, regole o altro e se a qualcuno non va bene, amen, questa volta proprio non m’importa. Però prima una cosa la dico, anzi la urlo: IMPRUNETA… SVEGLIA!
Come sempre scrivo quello che penso, di pancia. Siete affezionati (chi più, chi meno) alla mia penna proprio per questo motivo. Sapete quanto mi piace raccontare di questo paese collinare, elogiarne i pregi, le tradizioni che abbiamo e custodiamo con tutto il cuore.
Ma oggi non troverete belle parole, né “rinfiocchettamenti”. Troverete una penna amareggiata, schifata, arrabbiata.
La mia famiglia è composta da ben tre commercianti che hanno attività ad Impruneta ma non voglio che questo articolo sembri “di parte”, perché io sto dalla parte del mio paesello e di chi difende il proprio lavoro. Ogni commerciante, è un pezzo della famiglia imprunetina. Ogni bottega è una colonna portante di questo paese. Senza di loro, c’è il nulla cosmico. Le attività sono linfa per i paesi come il nostro. Senza di loro ve lo potete scordare il Natale illuminato che piace tanto a tutti, ve le scordate le serate organizzate per bene, ve li scordate gli eventi estivi, le sfilate che ormai sono diventate una tradizione, le chiacchiere, i regalini dell’ultimo minuto e potete salutare anche la competizione della miglior vetrina durante il fatidico giorno settembrino.
Ma veniamo a noi, veniamo a chi non guarda i fatti con occhi umani, a chi se ne frega altamente di come sta o non sta il proprio paese.
La viabilità è stata cambiata. Da quel momento i negozianti hanno traballato sempre di più ed è normale perché io per prima non faccio il giro delle sette chiese per comprare una penna, una crema o un paio di scarpe. Siamo tutti sempre di fretta e furia, viviamo coi minuti contati. Nessuno allunga il giro per un caffè, si prende per strada, dove torna più comodo e l’Impruneta è diventata scomoda, vuota, priva di quella convivialità paesana che faceva bene a tutti, al giovane e al vecchino che scambiava due chiacchiere. La piazza pare il deserto dei Tartari, l’è anche caldo…
Ma il dramma è che l’Impruneta, il cuore imprunetino e quindi quei commercianti che da tanti anni a questa parte si rimboccano le maniche per fare del bene a questo paese, non vengono ascoltati. Non sopporto chi ignora.
Hanno fatto una richiesta e non vengono ascoltati. Come sapete, hanno chiesto di riaprire UN PEZZO, non tutto quanto. Ripristinare Via Mazzini a doppio senso. Un pezzo di strada per riportare i clienti che se ne sono andati, per far tornare le persone in piazza e per le strade, per facilitare tutti quanti. È un pezzo fondamentale per far pompare il sangue imprunetino.
E invece niente.
Sono stati presi in giro, trattati a pesci in faccia e devono ingoiare a testa bassa un boccone amaro.
I “tavoli di lavoro” sono stati accolti dai commercianti ma anche lì, alle richieste fatte… Picche. Non erano “tavoli di lavoro”, erano “tavoli perdi tempo”.
Ci rendiamo conto che queste attività l’affitto lo devono pagare? I fornitori non è che aspettano i comodi del mondo. I mesi sono fitti, parecchio fitti.
Dietro quelle serrande, ci sono famiglie.
Quei commercianti che questa viabilità senza logica sta mettendo in ginocchio, sono I NOSTRI commercianti, non gente qualunque.
Sono quelle persone che anche nel giorno di pioggia con l’umore grigio donano un sorriso alle viuzze imprunetine.
Sono quelle persone che non sentono la fatica nell’organizzare un evento perché loro, per l’Impruneta, fanno di tutto e di più.
Sono quelle persone che se non hai i soldi lì per lì, puoi tornare il giorno dopo a pagare, o quello dopo ancora.
I nostri commercianti sono la famiglia dell’Impruneta e questa viabilità li mette in ginocchio, è chiaro o no? Cosa devono fare per farsi ascoltare? Tornare ai metodi ottocenteschi? Chiamare Striscia la Notizia? COSA DEVONO FARE?
Io non amo i numeri, chi mi conosce lo sa; fatemi scrivere un tema ma non mettetemi a fare calcoli.
Nonostante questo, i numeri hanno sempre ragione, non c’è verso d’imbrogliare. Gl’incassi parlano da soli.
Se prima erano 10, ora sono 3 e con 3 non si campa. Come pensate che facciano ad andare avanti?
Loro le spese le hanno, ma le entrate mica tanto.
Come la mettiamo? Permettiamo la chiusura di tutte le botteghe imprunetine? Oh che bello, così oltre a essere deserta la piazza, lo diventano anche le vie. L’Impruneta diventerà un mero dormitorio, un paese fantasma.
Il tutto poi per rendere la piazza bella… Beh, bella l’è bella di suo e non ha bisogno di tanti fronzoli, ma avrei chiuso un occhio se ci fossero state opere grandi, enormi, mozzafiato della nostra amata terracotta. Installazioni imponenti da foto ricordo, non ciò che è stato messo che per quanto sia bello e perfetto, è piccolo, non si nota nemmeno.
I turisti, che tra l’altro non ci sono, non se la fanno la foto con la fioriera, si fanno la foto ricordo con qualcosa d’imponente.
Parliamo delle panchine in cima alla piazza? D’estate se uno vuol prendere il sole e cuocere, anzi, rosolare lentamente, secondo me quel posticino è più che perfetto. Mettetevi anche un po’ di rosmarino addosso, almeno siete già pronti.
Non va bene. Non va bene niente eppure chi di dovere si gira dall’altra parte.
I commercianti che mandano avanti questo paese, che lo rendono vivo da tantissimi anni a questa parte chiedono aiuto, fanno una richiesta e nessuno ascolta. IMPRUNETA… SVEGLIA che sennò questi affondano come il Titanic e noi paesani insieme a loro, sia chiaro.
Sono nata e cresciuta qui, lo sapete. Ma provo una rabbia infinita davanti a questa noncuranza.
Provo tristezza nel vedere tante falsità. La pedonalizzazione della piazza, come diceva la campagna elettorale, doveva arrivare piano piano e con un percorso vagliato e condiviso che non c’è stato. Hanno cambiato e amen, o così o così. Bel modo di lavorare, bel modo di fare del bene a questo paese.
I turisti che non ci sono, una piazza desolata, la scomodità, i clienti che hanno cambiato aria e i NOSTRI commercianti col morale a terra perché non riescono ad andare avanti. Le energie finiscono anche per i combattenti più tosti.
Non c’è peggior cosa di urlare senza essere ascoltati.
Bisogna tornare indietro, bisogna ASCOLTARE perché si rischia grosso, si rischia di arrivare ad un punto di non ritorno. Già tanti fondi sono vuoti, vogliamo svuotarne altrettanti?
Sono amareggiata, schifata.
Il mio paesello non aveva bisogno di questo. Doveva esser messo su un piedistallo e lustrato a modino, non gli doveva esser scavata la fossa.
Sono polemica? Sì ma ho ragione. Ho ragione perché ascolto i commercianti, li vivo.
Non so come andranno le cose ma sinceramente inizio ad avere un po’ di timore.
Se chi di dovere voleva essere ricordato nella storia imprunetina, di certo c’è riuscito, ma non col sorriso.
IMPRUNETA… SVEGLIA PER FAVORE!