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Il Ddl Sicurezza criminalizza la “cannabis light”, a Firenze saracinesche abbassate: cosa sta accadendo?

Sono giorni complicati e incerti per un intero comparto imprenditoriale e commerciale bollato come illegale dal nuovo Ddl sicurezza: quello della canapa e della cannabis light, marchiata come droga e in quanto tale fuori legge, vietandone coltivazione e vendita. Da sabato 12 aprile gli agricoltori che coltivano la canapa sativa per la produzione di cannabis light e i commercianti che la vendono nei negozi rischiano sequestri e denunce, l’ingresso in bottega e in fattoria della finanza e, in sostanza, di finire nel penale. 

 
Parliamo, pertanto, di un intero settore fortemente cresciuto negli ultimi anni che rischia, adesso, di chiudere baracca e burattini. Investimenti che subiscono la minaccia di finire bruciati secondo il principio politicamente strumentale che la cannabis light sia una sostanza stupefacente: in realtà la cannabis light è definita “leggera”, appunto, poiché ha un livello molto basso di THC (sotto la soglia 0,2), ovvero la componente psicotropa della canapa associata all’effetto stupefacente della marijuana, mentre contiene maggiori quantità di CBD (cannabidiolo), principio attivo che provoca un più blando effetto di rilassatezza e viene utilizzato anche a livello medico per alleviare dolori. 

Invece di andare nella direzione della legalizzazione delle droghe leggere, statalizzando il mercato nero di parte delle sostanze stupefacenti, questo Ddl criminalizza persino una sostanza che droga non è come la cannabis light, mettendo 3.000 aziende e 30.000 lavoratori del comparto sul lastrico. Anche a Firenze i vari commercianti e produttori agricoli con rivendita stanno capendo il da farsi, attendendo nuove indicazioni: c’è chi ha chiuso e pertanto non incassa, sta perdendo affari e clienti a fronte di pagamenti di affitti che invece non si arrestano; c’è chi continua a rimanere aperto rischiando che il prossimo cliente, poco desiderato, sia la Guardia di Finanza. L’ulteriore assurdità di questa legge, che pesa la misura della malafede e della mossa politica, è la seguente:  quando un prodotto diventa illegale, viene solitamente fissata una scadenza per smaltire le scorte o per distruggerle; in questo caso invece da sabato 12 aprile chiunque ha scorte di infiorescenze rischia una denuncia ed è vietato anche il trasporto.
 
Le nuove saracinesche abbassate dei numerosi punti vendita di cannabis light, oli di canapa ed altri derivati hanno pertanto un motivo indotto: i vari commercianti si stanno affidando alle associazioni di settore per presentare ricorsi contro il decreto e sfruttare eventualmente vuoti legislativi: in soldoni, per gli imprenditori e bottegai significa soldi per saldare gli avvocati e tempi tecnici di attesa; per lo Stato significa, ugualmente, soldi pubblici per sostenere le spese legali che diventerebbero sprechi in caso di invalidità del Ddl, ovvero migliaia se non milioni di euro di rimborsi da riconoscere ai danneggiati di questa vicenda.
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