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Grazie Gigio – La rivincita del parare all’italiana






Una lettera di ringraziamento, quella di Fabrizio Innocenti, per colui che nell’ultimo mese ha fatto sognare l’Italia e i suoi tifosi: Gianluigi Donnarumma.  E proprio con questa Fabrizio, che di parate ne sa qualcosa, ha voluto ribadire “l’impareggiabile prestigio della scuola di portieri italiana”, nonché il talento di un atleta che ha fatto dell’umiltà la sua migliore “giocata”:






Quando Gianluigi Donnarumma, il Gigio nazionale, esordì in Serie A, il suo Milan vinse 2-1 a San Siro contro il Sassuolo. Per i neroverdi un gol su punizione di Mimmo Berardi, che uccellò sul suo palo il debuttante portierone rossonero. Non esattamente la miglior iniziazione, se si ripensa al prodigioso battesimo del diciassettenne Buffon, il predestinato prima di lui, in quel Parma – Milan andato in scena quando Gigio era ancora nei pensieri dei suoi genitori. Eppure, strano gioco del destino, proprio Berardi e Donnarumma sono stati i giocatori che hanno rispettivamente aperto e chiuso, a nostro favore, la sequenza dei rigori contro l’Inghilterra. Primo cerchio che si chiude.

Tornando alla carriera dall’enfant prodige dai guantoni calamitici, quello che ha fatto nei suoi anni di club, ma anche nelle 33 presenze maturate fin qui in Nazionale, è cosa nota e rintracciabile. Quello che mi preme sottolineare, piuttosto, è che Donnarumma, vincendo l’Europeo e soprattutto il premio di miglior giocatore della competizione, ha rinnovato l’impareggiabile prestigio della scuola di portieri italiana.

Accettiamo tutti infatti che il gioco negli anni si è evoluto, e probabilmente il ruolo del portiere ne ha risentito in maniera particolare. Tuttavia, fortunatamente, ci sono ancora numeri uno che si limitano a palleggiare in maniera essenziale, non ad ostentare le giocate coi piedi. Ci sono ancora numeri uno che si mettono in porta e parano come il dio del calcio fra i pali comanda. Alla faccia di croci, spaccate o chissà quali altri gesti importati da scuole di portieri poco affini alla nostra. Sia chiaro, nulla da dire sul modus operandi del fantastico nonché stimatissimo Manuel Neuer, del nostrano Dragowski, del pluriscudettato Szczesny e via discorrendo. Ma la tecnica del Portiere di calcio ha un’altra natura, su questo non ci piove. Poi ognuno para come vuole e come riesce. L’arcinota etichetta affibbiata illo tempore a Machiavelli torna di moda anche stavolta…






A proposito di «tornare», torniamo a Donnarumma. Un ragazzo dimostratosi campione anche negli immediati post-gara di semifinale e finale, per non parlare del suo inappuntabile aplomb davanti a microfoni in cui si sarebbe anche potuto sbottonare un po’. Senz’altro in termini di euforia, ma magari anche per togliersi qualche sassolino verso chi lo ha tacciato di tutti gli stereotipi del caso… Niente, a lui dev’essere importato il giusto, figuriamoci quanto gliene importa ora.

Gigio è stato, alla stregua dei suoi compagni di squadra (nostri adorati connazionali), oratore di fatti, e ha reso parabile tutto ciò che lui poteva considerare tale. Una vecchia canzone dei Gemelli DiVersi diceva: «Se vali si vede dagli occhi». E Donnarumma, che tutto ha in sé fuor che i millantatiocchi della tigre o dello squalo che dir si voglia, dà assoluto credito alla frase succitata. E lo fa con l’ingenua avidità di chi vuole farsi scudo col sorriso, prima che col suo talento eccezionale. Difendendosi da una critica, poi dall’offensiva di ogni avversario, infine dai facili entusiasmi. Fai bene, Gigio. Sei già il portiere più forte di tutti i tempi, ma puoi ancora superarti. In primis cercando di prenderti, magari già inquesta edizione, un pallone che fisiologicamente ancora non sei stato in grado di abbrancare: quello dorato che assegnano a dicembre. Personalmente, ma spero a nome di tantissimi Italiani, te lo auguro di cuore, e ripensando ad un’altra canzone, stavolta di Max Pezzali, mi viene in mente questa coda: «E cerco storie in cui vincono gli umili».

Grazie Gigio, per esserti fatto trovare… e per aver chiuso un altro cerchio.”

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