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Grassina, dalla prima vittoria all’esonero: intervista a mister Alessio Miliani






Gli ultimi sette giorni del Grassina Calcio, lato Prima Squadra, hanno lasciato i più – per non dire tutti – a bocca aperta. O quantomeno spiazzati, non certo indifferenti, sorpresi da un’altalena di eventi degni di concitate montagne russe. O, se vogliamo analizzarla con un pizzico di amarezza, di un pianeta calcio che non fa prigionieri, neanche tra i dilettanti. 

Le notizie si sono susseguite in un climax ascendente di meraviglia prossima all’incredulità, gli occhi sgranati ad ogni avvenimento che non sembrava connettersi con l’antecedente: il Grassina, reduce da tre sconfitte, si sblocca e vince in casa della quotata Audax Rufina con una grande prova; il DS Furio Marangio, rosso-verde dall’estate, si dimette la domenica mattina; il Grassina Calcio esonera mister Alessio Miliani, dopo 6 partite ufficiali, la domenica pomeriggio. 

Al suo posto, e questa è cronaca già ufficializzata e riportata su DCF, viene promosso dagli Juniores Marco Cellini. Uno scossone forse prematuro, sicuramente tempestivo, la cui stranezza – anche a detta dello stesso Miliani – è la seguente: è avvenuto dopo una gran vittoria e alla vigilia di un derby e di una partita difficile ma alla portata, come tante altre, contro il Montelupo.






Mister Miliani, si aspettava l’esonero?
“Assolutamente no. Nel calcio essere esonerati fa parte del gioco: ci poteva stare due domeniche fa, malgrado tre partite siano una quantità insufficiente per testare e giudicare una squadra nuovissima ma dopo un successo in un campo difficile, in casa di una delle favorite alla vittoria finale, lascia molto perplessi.”

Aveva lo spogliatoio contro?
“No, anzi. Il gruppo era molto coeso malgrado la falsa partenza della quale sono sicuramente il responsabile, si allenava alla grande e giocava per un obiettivo comune. Fosse stato altrimenti non avremmo potuto andare a Rufina a fare risultato. Ma non solo, se avessi visto che non era così, mi sarei già fatto da parte senza problemi”.

Ci racconti questi ultimi giorni, cos’è accaduto tra lei, lo spogliatoio e la società?
E’ innegabile che il Grassina di mister Miliani è partito male. Dopo aver passato il turno in Coppa, contro una buonissima compagine, abbiamo raccolto zero punti in tre partite, sfornando prestazioni altalenanti e che non rispecchiavano, a mio avviso, il valore della squadra, ma incappando contro un gran Quarrata, in superiorità numerica per oltre un tempo, Lebowski e Lanciotto. Potevamo fare sicuramente di più e per questo ci siamo interrogati all’interno dello staff: vedevamo una squadra che si allenava al meglio e poi, in gara, non rendeva come avrebbe voluto. Abbiamo pensato persino di mollare ma ci siamo detti che questa squadra, nuova per 20/24 giocatori, aveva un fisiologico bisogno di tempo per ingranare e di trovare fiducia. Settimana scorsa ho affrontato la questione con patron Zepponi, giungendo a tale consapevolezza personale: Audax Rufina sarebbe stata una gara decisiva, un’ultima spiaggia, come era ovvio che fosse. Non era certo un segreto…

Poi?
“Da Mister ho voluto capire se c’erano malumori dentro lo spogliatoio, parlando personalmente con i veterani del gruppo in un confronto leale e informale di fronte a una pizza: ho ascoltato e accolto alcune accortezze in fase di allenamento ma, sostanzialmente, i “vecchi” mi hanno ribadito che vedevano la giusta unione d’intenti tra i ragazzi.”






E siete arrivati allo stadio “Bresci” in quel di Rufina…
“Si, dove abbiamo fatto finalmente una gara riconoscibile e, malgrado l’infortunio di Rocco, siamo riusciti a portare a casa i primi tre punti di stagione. L’entusiasmo e gli abbracci dei giocatori a fine gara, lì per lì, mi hanno rassicurato. Tuttavia nello spogliatoio, durante i festeggiamenti, non si è visto nessun componente della dirigenza grassinese”.

Come mai?
“Evidentemente avevano già preso la decisione dell’avvicendamento tecnico, dando per scontato che alla Rufina il Grassina avrebbe perso. Questo purtroppo è ciò che penso e credo sia la pura verità: la cosa che più mi fa “stare male” è che ero uno dei pochi a NON sapere, sabato sera, che comunque non ero più io l’allenatore del Grassina.”

Quando le è stato comunicato l’esonero?
“Domenica, pensando di ricevere messaggi o comunque chiamate di supporto per la bella vittoria, ho al contrario incassato l’esonero: a comunicarmi la notizia è stato lo stesso Zepponi, l’unica persona in rappresentanza della società che abbia sentito in quel frangente e che ringrazio per avermi informato di persona della decisione presa, riconosco che ci abbia messo la faccia parlandomi  in tutta franchezza.

Quali sono le sue considerazioni in merito? 
“Penso che sia assurdo allontanare un tecnico dopo 4 giornate di campionato e 6 partite ufficiali alla guida di una formazione completamente rinnovata: era innegabile il nostro inizio negativo (del quale, lo ripeto, mi prendo le responsabilità) ma, considerata la vittoria di sabato, mi aspettavo almeno il rinnovo della fiducia per le prossime due gare dove avremmo affrontato Antella in Coppa Italia e Montelupo in casa: due partite alla portata del Grassina.”

Cosa non ha funzionato, secondo lei, in questo inizio stagione? 
“Il Grassina, viste le premesse, è un “diesel”: dovevamo conoscerci a vicenda, tra staff e squadra e sbloccarci in campo attraverso una performance di alto spessore, come accaduto pochi giorni fa. Il Grassina è una buona squadra, scommetto che farà un buon campionato, specialmente adesso, considerando che tanti giocatori importanti stanno ritrovando morale e condizione.”

Ha pagato eccessivamente le ultime due stagioni negative e senza esoneri del Grassina? 
“Sicuramente, ma questo rischio lo conoscevo già prima di accettare.”

Pensa che il suo passato da antellese – giocatore e allenatore bianco-celeste – abbia inciso? 
Se ci riduciamo a questo dobbiamo smettere di fare calcio. Anche con i tifosi, naturalmente, il rapporto si era immediatamente ricucito dopo le “boccucce” iniziali legate ai miei trascorsi.

Cosa vuole dire al Grassina Calcio?
Ringrazio il DS Furio Marangio, persona vera e coerente in questo calcio spesso malato, i giocatori che con me si sono sempre comportati in modo professionale ed il mio staff; sono dispiaciuto di non aver avuto il tempo necessario per concretizzare un progetto e mi dispiace che la scelta fosse stata presa ancor prima della partita “svolta” di Rufina, questo il mio grande rammarico. Un altro ringraziamento speciale va a “quei ragazzi delle BRV”, sempre presenti, tifosi veri che adorano davvero la maglia, la cosa bella del calcio…”

Continuerà ad allenare?
“Se riceverò proposte interessanti perchè no!”

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