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Da Panzano in Chianti a Capo Nord…in mountain bike: l’impresa di Simone Bandinelli, cicloviaggiatore dal gallo nero

Determinazione e allenamento: dal Chianti fino all’apice europeo in 5o giorni di pedalate muscolari…con il gallo nero sul petto. La sfida (riuscita!) del trentenne originario di Panzano.

Si dice che ciò che conta sia il viaggio, non la meta.
Simone Bandinelli, il protagonista della nostra storia, potrebbe testimoniarlo: affascinato dai luoghi solcati dalle gomme spesse della sua mountain bike, quasi infastidito dal turismo di massa della destinazione finale. Quando ci si abitua alla ricchezza del silenzio, è difficile convivere con la folla. Il 3 luglio scorso, Simone, classe 1992 e dipendente nell’azienda agricola Fontodi, è partito da casa sua, Panzano in Chianti, con un’idea maturata nell’ultimo anno di vita: raggiungere in sella alla propria bicicletta Capo Nord, ovvero il punto più a nord d’Europa.

Possibile? Tutto è possibile quando ci mettiamo una cosa in testa, anche se è una prima volta. Così ha elaborato Simone che, appassionato di trekking, è passato per un’estate alle due ruote, si è allenato per sette mesi pedalando circa 80-100 km a settimana e finalmente ha imboccato la via Chiantigiana per un lungo viaggio: maglia identitaria con il gallo nero del Chianti Classico sul petto ed un campanello che già diceva molto…”I’m going to see the world”. Sto andando a vedere il mondo.

Quanto mondo? Circa 4.400 chilometri percorsi attraversando sei Nazioni tra Italia, Austria, Germania, Svezia, Finlandia, Norvegia. 5o giorni di assenza dal Comune di Greve in Chianti, dove abita con la sua ragazza; 44 giorni di pedalate muscolari e 6 di riposo. In versione cicloviaggiatore, Simone ha allestito la sua MTB di borse laterali, ha preparato tenda, fornellino, sacco a pelo ed ha portato a termine le varie tappe giornaliere, con pazienza e mentalità: “Pedalavo per circa 100 km al giorno, prima di fermarmi e riposare per la notte”. 

Mentre scriviamo, ne invidiamo l’impresa, la capacità di sfidare se stesso in un’esperienza mai compiuta prima e la libertà che ogni viaggio si porta dietro:

E’ stato un’avventura molto riflessiva e introspettiva, incontravo altri cicloviaggiatori ma ognuno aveva un suo tour studiato e gran parte del “pellegrinaggio” è avvenuto in solitaria, a contatto stretto con la natura che mi circondava: munito di Google Maps e di MTB, ho percorso strade non asfaltate, spesso immerse nel verde. 

Nel corso del tour a tappe, poi, Simone aveva fissato alcuni incontri mirati: a Innsbruck si è preso un giorno di stacco dall’impresa, raggiunto dalla compagna mentre a Norimberga ha incontrato un compaesano all’estero, l’amico Giovanni Castellacci, panzanese che vive a Stoccarda. Infine, negli ultimi giorni, Bandinelli Junior è stato affiancato da Bandinelli senior: il babbo con un suo amico ha emulato l’impresa del figlio ma senza pedalare, verso Capo Nord su un’auto d’epoca: “Ci trovavamo a sera, dopo aver percorso i rispettivi sentieri. Loro stanno affrontando il ritorno, riportando a casa anche la mia bici, mentre io sono tornato a Firenze in aereo”. 

Qualche aneddoto lungo il tragitto?
“In Svezia ho forato ed ho chiesto aiuto ad una famiglia di un piccolo paese: una donna, gentilissima, mi ha portato in un’officina a 30 km di distanza, sorprendendomi per generosità. Ho incontrato persone silenziose, molto sulle sue com’è tipico dei paesi nordici ma anche disponibili a darti una mano nel momento del bisogno.”

Altri imprevisti?
“Nell’ultimo tratto della Norvegia, c’è stato un elemento disturbante che non avevo considerato: il vento, strisciante e continuo. Ti rallenta, rischi di sbandare e ti sfianca.”

Hai visto paesaggi stupendi, immaginiamo…
“Ho attraversato la taiga svedese, la Lapponia finlandese, visto i fiordi norvegesi. Luoghi che ti elevano spiritualmente. Sono rimasto meno entusiasmato da Capo Nord, luogo inflazionato da pullman di turisti.”

Ne è valsa la pena? Con quale stato d’animo sei tornato a Panzano?
“Si, assolutamente. Lo rifarei e lo rifarò, magari studiando nuovi percorsi a piedi, tornando alla passione del trekking e ad altre destinazioni. Ho già alcune idee e nella mia indole c’è sempre la necessità di alzare l’asticella. Un viaggio di questo tipo ti dona una carica pazzesca ed accresce l’autostima: arrivare in fondo, farcela, è qualcosa di veramente graficamente. Per questo sono tornato a casa con maggiori consapevolezze, allenato a livello fisico e mentalmente rafforzato: ciò che fa la differenza, più della preparazione atletica, è la testa e la determinazione a portare a termine la sfida.” 

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