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A Gigi Proietti e alla sua Arte che fa scorrere la vita






” A Gigi Proietti e alla sua Arte che fa scorrere la vita ”

Se chiudo gli occhi ancora lo vedo davanti a me bambina. Il buio attorno alla platea e poi quell’ occhio di bue perfetto, con quella luce forte e al centro : un uomo, una voce calda, sicura, quella di Gigi Proietti.

Erano gli anni 80 ed ero solo una bambina. La mia era una famiglia umile come tante , fatta da artigiani, commercianti e una madre che amava il teatro e riempiva a poco a poco un salvadanaio per andare a Teatro due volte l’ anno.

Due sere all’anno e la vita consueta e quotidiana di una famiglia lavoratrice si trasformava in una favola. La favola e la allegoria del teatro entrava nella vita degli umili per dare la dignità di una risata fragrante, veritiera. Andare a vedere Gigi era il mio premio scolastico. Così in quella platea per la maggior parte composta da adulti , sedeva una bambina di cui aveva imparato a conoscere il nome.

Lui, il grande Gigi mi salutava dal palco. Un onore incredibile. Come nel mio stile, mai la richiesta di un autografo, una domanda impertinente , niente , solo guardarlo e ascoltarlo. Niente cellulari. Nulla di immortalato, se non la voce di un artista sublime capace di rendere come mille like. Non esistevano ancora i Social e la mente doveva imprimere ciò che il cuore ascoltava.

Ridere, sorridere era la scommessa di un popolo abituato ai sacrifici. Con la commedia teatrale chiunque poteva avere quella possibiltà di entrare dentro la grande porta dei sogni. Il teatro , il cinema non sono effimeri, aiutano l’ uomo a sopravvivere e facendolo bene, l’ uomo produce azioni immense e resiste alla Storia e conosce la Storia.

Penso che ciò fece di questo attore un uomo unico, capace di diventare un insegnante di Teatro per molti giovani talenti , che lo piangeranno oggi a gran voce. Quindi “Grazie Gigi ” se hai fatto ciò. Ti narro come un Aedo. La voce, che voce, capace di sottrarre il corpo alla sua finitezza. Anima e palco in una sola dimensione.






Quanto ci divertivi quando dicevi “sono un teatrante mattatore “. Euforico. Acuto. Giullare della Corte. Erede del grande Ettore Petrolini. Oggi ci lasci come Shakespeare, nello stesso giorno del tuo compleanno e nel giorno dei morti. Forse vuoi dirci di essere ironici. D’altronde l’ ironia risulta la formula della bontà. In una tua ultima intervista ammetti : “forza, ci vuole un po’ di riflessione. Sorridete”. Simpatico, altruista e ingenuo, come chi? Come il Gatto Silvestro a cui hai dato voce come doppiatore nel 1964.

Un genio della lampada dando la voce ad “Aladdin” e al curioso capo spiaggia di ” Happy Feet 2″. Ti ho riconosciuto nel volto di Robert de Niro, Richar Burton, Marlon Brando, Sylvester Stallone, Dustin Hoffman e Kevin Costner. Prima della pandemia milioni di bambini hanno conosciuto sul grande schermo del Cinema il volto autentico di un mangiafuoco dal passato triste, che aveva scelto la cattiveria e l’avarizia come un ‘ unica possibilità.

In modo magistrale il regista Matteo Garrone ti cuce un ruolo parallelo alle tue rughe, così realistico da fare capire ai bambini che anche le persone apparentemente cattive hanno una storia dentro, giusta o sbagliata che sia. A volte da capire. Come solo i bambini sanno fare. Pinocchio ti cambia e doni allo schermo un personaggio trasformato dai burattini stessi. Del resto negli anni che vanno dal 1973 fino al 1976 portasti alla Radio il Gran Varietà, quello che solo un timbro come il tuo poteva fare immaginare senza vedere le immagini.

Gli anni ’80 ti videro anche un condutture televisivo senza noia . E se da una parte ti vediamo andare in su e in giù sul palco, centrale nel grande schermo delle serate TV , risulta indimenticabile il tuo modo di dare anima a personaggi come il Maresciallo Rocca, iniziato nel lontano 1966, per sopravvivere fino a 30 anni dopo, oppure nei panni del giornalista Bruno Palmieri, nella Fiction “una pallottola nel cuore”. Perfino un santo hai interpretato con la Fiction su San Filippo Neri.

Poi il tuo incrollabile marchio classico, da liceale del Liceo Classico, con letture profonde sui testi antichi per arrivare anche te a conoscere la Pandemia mondiale del Covid 19. Intervistato da alcuni giornalisti , in una notte di silenzio , mentre la grande luna degli artisti e dei poeti cerca di esprimersi, canti realismo dicendo: 

“Ricordatevi che le grandi civiltà mettono al centro gli anziani e i bambini . Ritenuti quasi sacri . Altrimenti si parla di barbarie “.

Ride dicendolo e parla di Trilussa in un piccolo spaccato. Un’ ora che scorre leggera. Terminavi i tuoi monologhi a volte dicendo: “Mi faccia causa se vuole “ e inevitabilmente riportavi a una interpretazione teatrale del 1984. Sei e resterai per sempre un “One Man Show” capace di fare della leggerezza l arma più potente della critica e della cronaca di vita.

‘Biografando ‘insieme a te , torno bambina. Poche cose, poche scarpe lucide, del buon pane al forno del quartiere cittadino e il Teatro come promessa per il mio buon studio. Grazie di avermi salutata dal palco e di aver regalato a tanti giovani le tue lezioni. In ultimo. Grazie per avere fatto ridere così tanto mia mamma. L’ arte aiuta la vita a scorrere.

A Gigi. Con affetto.






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