Per il secondo anno consecutivo, piazza Buondelmonti si tinge di rosso.
Il Rione delle Fornaci si è portato a casa la bella coppa della 99esima edizione della Festa dell’Uva e lo ha fatto con una netta differenza di punti.
Un argomento attualissimo che vuole attenzione ed il Rione rosso ha saputo raccontarlo attraverso carri scenografici, parole azzeccate, costumi curatissimi, eleganza, profondità e serietà. Tutto molto pulito a mio avviso, tutto molto giusto.
Un Rione che ha letteralmente raccattato i cocci del proprio orcio e si è rimboccato le maniche. Da fuori, vedo un gruppo compatto dove tutti, grandi e piccini, guardano nella stessa direzione con lo sguardo pieno di consapevolezza e l’unione fa davvero la forza, non è solo una frase di circostanza.
Quindi, bravi. Rialzarsi e vincere per due anni di fila, son gioie.
Mi piace sempre molto ascoltare i borbottii della piazza.“Secondo me doveva vincere l’Antonio”, “Ma un tino un lo rizza più nessuno?”, “Belli tutti”, “Camicioleee!”, “No via, ma icchè hanno visto i giurati!?”.
Quanto mi garbano le chiacchiere post sfilata!
Insomma, le voci s’intrecciano e si strecciano ma alla fine dei conti è la classifica che parla e la coppa, come sempre, l’alza un colore solo.
Prima voglio condividere con voi una riflessione per i quattro Rioni imprunetini e poi, alla fine, una sensazione.
Dunque, dopo aver visto le sfilate, un pensiero si è fatto spazio nella mia testa e anche un po’ nel mio cuore.
Il mondo cambia, la società è in continuo movimento e su questo siamo tutti d’accordo. I carri hanno fatto un’evoluzione immensa, da carretti che erano adesso sono vere e proprie costruzioni molto dispendiose e anche gli argomenti portati in piazza, da qualche anno a questa parte, hanno subito un mutamento. Forse è giusto così o forse no, non sta a me dirlo, però vi chiedo: secondo voi è possibile che si sia perso un pochino il vero argomento? Nei temi scolastici, alle volte arriva il brutto voto per il “fuori tema” e forse anche la Festa dell’Uva si è un pochino allontana dalla sua essenza. Ripeto, consapevole del fatto che tutto si evolve, negli ultimi anni in piazza abbiamo visto spesso e volentieri temi attualissimi, molto forti e decisamente non allegri. Temi sociali. Mi chiedo se si sia perso la concezione di “FESTA”, di regalare sorrisi agli spettatori, un pomeriggio di allegria e gioia visto che la vita, di per sé, è gia bella che complessa. Questo è un mio pensiero e mi rivolgo a tutti e quattro i colori, nessuno escluso, visto che da anni, tutti, si sono indirizzati su argomenti sociali.
Posso dirvi la verità? Un pochino mi mancano le vecchie sfilate, quelle felici.
La sensazione è che… E ora?
Eh, questa è la domanda che puntualmente aleggia nel cuore di ogni rionale.
Settembre non si può racchiudere in una manciata di parole, non si può raccontare in maniera logica e ordinata. Settembre è Settembre. Porta con sé una valigia di 99 anni che racchiude emozioni uniche nel loro genere.
Tutto è magia. Tutto è unione e tradizione. L’Impruneta, da paesello silente che è, a Settembre brilla di una luce diversa, le strade sorridono e la piazza attende d’essere abbracciata dagli sfilanti e da coloro che si godranno lo spettacolo.
Ma a dominare adesso è quella sensazione amarognola di smarrimento, di vuoto. Dopo un intero mese passato a cantare, a lavorare a testa bassa a quel preciso appalto, a correre alle prove, a cenare scomposti, ora tutto si ferma, il sipario si chiude. E allora la mente fa un breve ma intenso recap del mese appena trascorso, il nastro emotivo si riavvolge, si apre la galleria del telefono per riguardare le foto, per tornare lì e rivivere quei momenti, quei sorrisi.
Settembre è un mese di fatiche, sotto ogni fronte, è un tour de force per davvero. Quante energie vengono spremute, quanti pensieri e quante emozioni. Tutto è caotico, spesso illogico eppure meraviglioso.
Cara Festa dell’Uva, tradizione imprunetina dei nostri cuori, come ogni anno hai saputo regalarci questa grande emozione e noi non possiamo fare altro che esserne grati. Grati di poter vivere ogni anno un qualcosa di così bello e grande, di vero e profondo.
Ma adesso serve riposo. Il prossimo anno non c’è da scherzare, sulla tua torta vedremo ben 100 candeline, sarà un’edizione d’oro, coi fiocchi.
E quindi cari rionali, adesso è tempo di quiete, c’è da rimettere nelle scatole i vestiti pieni di vernice e bostik ma lasciate ancora che quelle emozioni restino vive sottopelle, coccolatele almeno ancora per un po’.
Buon riposo Festa dell’Uva, ti aspettiamo il prossimo anno, in tutta la tua centenaria maestosità.
