Notizie in Tempo Reale dal Territorio

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Temi del momento

Un’antica Repubblica dell’Uva






Nel languore di fine agosto, in quegli ultimi sprazzi un po’ tristi dell’estate che se ne va, un tremore si agita nelle viscere di Impruneta. Sono soltanto i primi vagiti, ma chi ha dimestichezza con questo paese riesce già a sentirli; a tre anni dall’ultima volta, a causa della lunga pandemia, è più difficile riconoscerli, ma basta uno sforzo e quei flebili suoni diventano un canto di vita con indosso i colori di quattro rioni.

La Festa dell’Uva, la nostra Festa dell’Uva, si riprende quel settembre che senza la sua presenza era diventato un mese vuoto e malinconico. L’enorme, strabordante voglia di ricominciare si intreccia alla silenziosa paura che qualcosa sia cambiato, che il tempo bloccato all’ultima domenica di settembre del 2019 abbia causato l’allontanamento di molti, nell’inerzia di una pausa che a tratti sembrava aver risucchiato e spento tutte le passioni più forti dei nostri giorni.

Soltanto lo scorrere di questo settembre potrà fornire determinate risposte: certo è che i rioni, qualunque cosa accada, sanno rinascere sempre più forti di prima. E’ accaduto dopo la dolorosa esperienza della guerra, è accaduto nei turbolenti e incerti anni Ottanta, è accaduto dopo edizioni annullate per pioggia, dopo litigi organizzativi, cariche vacanti e lutti fortissimi. Ogni rione è una piccola comunità laboriosa, un popolo energico, una famiglia unita che trae linfa dall’impegno di ogni individuo e dalla storia che si tramanda da generazioni: quattro realtà di questo tipo rappresentano una falange indistruttibile, un microcosmo inimitabile dove la volontà di tramandare una tradizione quasi secolare è addirittura più forte della rivalità.






Se la storia di Impruneta dell’ultimo millennio si intreccia alla Fiera di San Luca e al santuario mariano, quella dell’ultimo secolo è legata soprattutto alla Festa dell’Uva. Da evento patinato dell’agreste propaganda fascista, la Festa divenne presto il simbolo della laboriosità di un paese ricco di sapienze e maestranze, pronte ad esibirsi nel nome del rito settembrino della vendemmia e della produzione del nettare raccolto dall’uva. La celebrazione delle profonde radici contadine della terra di Impruneta si intrecciò fin dai primi anni Trenta con la tradizionale divisione del paese in quattro contrade, fino a quel momento semplice e vaga indicazione geografica che in pochi anni seppe diventare una definita caratterizzazione del territorio animata dalla passione volontaria di centinaia di uomini e donne.

L’anima dei rioni in oltre novant’anni non è cambiata. Cambiano le facce, le usanze, i modi di realizzare lo spettacolo della sfilata, ma il cuore che pulsa tra nelle strade del borgo si è mantenuto uguale, diverso solo nelle sue sfumature bianche, rosse, verdi e celesti. A sud di piazza Buondelmonti, all’ombra della torre del Papi, la piazza nova non è più la stessa senza il cantiere delle Sante Marie: i rionali delle tre emme sono stati costretti a dire addio alla storica sede, e per la prima volta costruiranno i carri fuori da quell’angolo di paese dove anche “du’ ova” facevano la felicità.

Il posto che li ha accolti è comunque nel cuore del rione, e sebbene le nuove strutture siano ancora precarie la voglia di ricominciare saprà prevalere sulla nostalgia, anche per tentare di tingere d’azzurro una coppa che manca dal 2011.

Un’attesa lunga, ma non certo come quella delle Fornaci, che aspettano di affacciarsi da vincitrici al terrazzino del Comune da ben diciassette anni. Anche per il rione rosso i problemi con la sede in questi anni non sono stati pochi, ma l’animo tenace e indomito dei fornacini ha reso questa inconfondibile contrada un’araba fenice capace più volte di rinascere dalle proprie ceneri.






Il verde delle sue bandiere si è tinto quest’anno di lacrime amarissime: il rione del Pallò ha dovuto salutare lo storico presidente Luca Gasparri, rionale appassionato, d’una gentilezza d’altri tempi, leader silenzioso di un gruppo che tante volte ha saputo condurre alla vittoria. Dal Desco e da Nizzano si alzerà quest’anno un grido diverso, senza dubbio più forte del solito, e ogni palloiano avrà un motivo in più per rendere speciale questo settembre.

Ai piedi del monte del Sant’Antonio i molti trionfi dell’ultimo decennio hanno lasciato ancora uno strascico di energia. Il rione bianco riparte dall’orgoglio e dalla laboriosità che l’hanno sempre contraddistinto, in un mix di giovani e vecchi pilastri da cui sono arrivati soddisfazioni e sorrisi, per i quali il santo dalla lunga barba è stato sempre ben ringraziato in ogni tradizionale inchino alla commenda nella sera delle “camiciole”.

Settembre è arrivato, cari imprunetini. E’ tempo di emozionarsi ancora, consapevoli che la nostra vita non sarebbe la stessa senza questa magia impossibile da raccontare in qualche parola scritta, comprese quelle che avete appena letto. Forse, colui che ci è andato più vicino nel tentativo di spiegare cos’è la nostra Festa è l’eterna penna imprunetina Leandro Giani:

“La Festa dell’Uva, all’Impruneta, è qualcosa di più del palio di Siena. I rioni del mio paese scendono in lotta fra loro, ma lo spirito di quella lotta entusiasmante non è evocato dalla sfilata dei carri allegorici lungo le vie del paese in settembre, bensì da ciò che i rionisti imprunetini hanno in corpo fin dal momento che per la Festa dell’Uva si mettono a lavorare. Cioè da sempre. […] Un popolo diviso in sottopopoli, con leggi proprie e pensieri liberi, che fanno del mio paese la più grande e intelligente Repubblica dell’uva del mondo”.

Torna in alto