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Elezioni comunali

Una guida chiamata Francesco






Viviamo in un’epoca nella quale è difficile trovare punti di riferimento ed elevare qualcuno o qualcosa a modello. La crisi delle ideologie e della politica ci ha consegnato un mondo dove non hanno più posto le strutture novecentesche, e soprattutto negli ultimi anni il declino totale dei partiti rende quasi impossibile dare fiducia a leader e figure pubbliche.

Viviamo per giunta in un deserto morale che ha messo l’essere umano in secondo piano, che ha smarrito il legame con certi fondamentali valori. In questa notte buia, una luce vestita di bianco riesce a donare una speranza: papa Francesco. Chi scrive non frequenta la chiesa, e non si definisce neppure credente; diciamo che può dirsi un agnostico che guarda con enorme rispetto e trasporto verso l’Immenso, l’Assoluto, col desiderio di poterlo un giorno trovare e col fondato sospetto di averlo sentito vicino in certe dimore di Dio come la basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, le cattedrali gotiche della Francia, l’insieme dei minareti che richiamano alla preghiera in una Sarajevo al tramonto.

Per seguire papa Francesco non è necessario essere cattolici, perché il suo messaggio è universale e raggiunge il cuore di tutti. Salito al soglio pontificio come un umile prete venuto da lontano, Bergoglio ha scelto il nome del più povero fra i santi, e come egli ha ricercato una Chiesa che parlasse agli ultimi. Anche fuori dalla comunità dei fedeli la sua parola ha smosso chiunque sentisse nel profondo un senso di rabbia verso le ingiustizie, di compassione verso chi non ha nulla, di rispetto verso la natura e le sue meraviglie.






Il tema ambientale è stato uno dei primi toccati da Francesco nel suo pontificato, e l’enciclica “Laudato sii” del 2015 pone il tema di un’ecologia integrale che faccia fronte ai cambiamenti climatici e alla distruzione delle risorse, perché la natura non è una semplice cornice del genere umano. Il papa che fa visita ai migranti di Lampedusa e lancia il suo grido di dolore per le vite spezzate nel Mediterraneo rompe il cinismo spregiudicato di chi specula sulla pelle dei derelitti del mondo e cerca di alzare muri laddove si dovrebbero tendere mani di aiuto.

Contro l’individualismo, la disuguaglianza e l’ingiustizia sociale Francesco si è scagliato più volte con fervore, denunciando gli squilibri prodotti dal sistema capitalistico, la venerazione della proprietà privata, il vuoto consumismo di cui siamo ostaggio; egli ha creato ponti con l’Islam in un’epoca storica in cui pericolosi falsari iniettano nel dibattito il veleno dello scontro di civiltà e della minaccia rappresentata dall’altro, in una mistificazione storica e culturale capace di far presa su chi ha sempre bisogno di un nemico da combattere.

La sua immagine in preghiera in piazza San Pietro, solo in una giornata di freddo e pioggia durante il lockdown del 2020, è una delle più significative di sempre: lo stesso Francesco che si è rivolto a Dio in solitudine per chiedere la fine dell’emergenza Covid ci ha poi ricordato che nessuno si salva da solo, che soltanto con la fratellanza e la solidarietà possiamo affrontare le sfide del nostro tempo e realizzare pienamente la nostra natura di esseri umani.






Questo papa dal sorriso gentile riesce ad avere sempre l’assennatezza che manca alla classe politica che ci governa, tanto in Italia quanto oltre confine. Addirittura è arrivato a rappresentare il principale punto di riferimento per molti di coloro che votano a sinistra. Riguardo alla drammatica guerra in Ucraina la sua è la più forte e autorevole tra le poche voci che si alzano contro la follia bellica, contro la malattia militarista che ha contagiato quasi tutti portando ad inviare armi come fossero giocattoli e a pensare di destinare ad esse ulteriori ingenti spese.

Bergoglio viene censurato, se non addirittura tacciato di filoputinismo. Il suo unico desiderio è di far prevalere le ragioni della pace e spronare i leader mondiali a scegliere la via dei negoziati, a non soffiare sul fuoco di un conflitto potenzialmente catastrofico e a cercare di favorire la riconciliazione.

E’ in questa ottica che pochi giorni fa ha proposto di far camminare insieme durante la via Crucis una famiglia ucraina e una famiglia russa, in un messaggio di pace da contrapporre alla violenza delle bombe: l’ambasciata ucraina ha detto no, mostrando tutta la terribile cecità causata dalla guerra e dai suoi sostenitori. Siamo rimasti in pochi a seguire papa Francesco, ma ciò nonostante la sua guida ecumenica non smette di toccare la mente e il cuore di chi crede in un’altra umanità.

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