Il Raccordo Firenze-Siena, tra gli esempi più lampanti delle criticità italiote legate alle infrastrutture (anche strategiche), torna a far parlare di sé e non certo per notizie rosee.
Un calvario prossimo al decennio che mette in pericolo, giornalmente, migliaia di persone: autisti, i più, costretti a quelle svolte semi-assassine per lo scorrimento a senso alternato in un’unica corsia divisa da semplici birilli. Ma non solo.
Il fatto di cronaca che stiamo per raccontarvi, vissuto in prima persona dall’imprunetina Ilaria, riguarda la Firenze-Siena nel suo impatto totale sulla vivibilità dei luoghi che attraversa.
E, come nel caso di Tavarnuzze, taglia in due e sorvola, diventando panorama per alcuni cittadini e quotidiano passaggio obbligato per altri. Una presenza costante che comporta domande e mostra un certo decadimento anche a occhi inesperti: ferri scoperti del viadotto che sostiene la strada sopraelevata, umidità e rivoli d’acqua che colano dall’alto, crepe nel cemento. Tutto regolare?
Ma c’è di più. E, nel dettaglio, c’è l’esperienza di Ilaria che risale a mercoledì scorso, 10 Febbraio. Siamo in via I Maggio e sono le 8:20 di mattina, ora di ingresso alla scuola Ghirlandaio e al plesso scolastico più importante del Comune di Impruneta. Di fronte, a pochi metri, c’è anche la Coop della frazione che rende ancor più trafficato il doppio sottopassaggio alla Firenze – Siena: in Via Cassia e, appunto, via I Maggio. Qui, a pochi metri dal viadotto, il buongiorno della donna ha sfiorato il drammatico.
“Ho parcheggiato poco distante dal viadotto, accostando l’auto sulla destra della strada per accompagnare mia figlia a scuola. Scese dalla macchina, d’improvviso, sentiamo un rumore forte, netto: a un metro da noi vediamo i frammenti di vetro di una bottiglia rotta, probabilmente – a giudicare dal tappo – di liquore, di grossa taglia. E’ arrivata dall’alto, lanciata dalla superstrada, probabilmente da un’auto in corsa. Ci è andata davvero bene, per terra ci sono ancora i vetri rotti dopo lo schianto“.
Il famoso cero alla Madonna da accendere per una causa assurda, inaccettabile, proprio come l’attesa che viviamo per la messa in sicurezza di quel raccordo: dal 2012 Anas ha iniziato i lavori, interrotti a più riprese, ancora inconclusi malgrado nel novembre 2019 si parlasse di completamente relativo al viadotto “Terme” nella primavera 2020.
E si dichiarasse, in un comunicato stampa, la sostituzione delle barriere: a giudicare da quanto accaduto (e dalle fotografie), basse e inopportune.