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“Dilettanti di mestiere” / Quando a Grassina il BUONGIORNO divenne BUON-DÌ

Dilettanti di mestiere – Il passato sportivo che non invecchia
di Fabrizio Innocenti

Rubrica che ripassa in rassegna imprese dello sport dilettantistico e paesano. Vittorie di campionati, salvezze miracolose, storie individuali singolari (in tutti i sensi). La prospettiva del narratore è quella dell’appassionato che si affida agli istinti occasionali dettati dalla luce che evoca in lui quel ricordo.

Si accettano input da atleti o addetti ai lavori di un determinato percorso per conoscere e riproporre le loro vicissitudini nei campi delle loro battaglie agonistiche e non. Unico requisito richiesto? Un amore incondizionato per il proprio sport».






A Bagno a Ripoli ci sono due frazioni per le quali il calcio, parafrasando Sir Alex Ferguson, non è questione di vita o di morte ma molto, molto di più.

Grassina e Antella sono illo tempore nemiche per la pelle, non solo in campo sportivo. Ma qual è il “rione” più ganzo? «Il nostro, naturalmente» vi risponderà ciascuno di loro in riferimento ai propri confini. E a proposito di questi ultimi la rivalità fra i due paesi è davvero sterminata, oltre che variegata. Figuriamoci se poteva starne fuori il gioco più amato da quelle parti e non solo…

Il Grassina e l’Antella militano in Eccellenza nella stagione 2018/19, ma hanno obiettivi diversi: di fatto anelano entrambi a vincere, ma non competono per la stessa colonna della classifica.

La squadra grassinese del presidente Zepponi non si nasconde e ambisce al palcoscenico più alto della piramide dilettantistica: la Serie D. In virtù di ciò l’organico è stato rinforzato, con la conferma in panchina del giovane Matteo Innocenti, un semi-esordiente che l’anno prima aveva interrotto a Sinalunga la cavalcata playoff di una squadra che aveva preso in eredità dall’esonerato Castorina a cui in partenza faceva il vice.

La stagione può iniziare e la società che gioca le partite in casa al Pazzagli, impianto sintetico che ospita anche il Belmonte (Seconda Categoria), riceve alla prima giornata la corazzata Poggibonsi, favorita per la vittoria finale. Sulla carta, perché il campo dice altro e il Grassina allunga subito di tre punti su quella che sarà la sua diretta concorrente per tutta quanta la stagione.






Poggibonsi è una piazza calda e ambiziosa, forse anche troppo visto l’illustre passato, neanche così remoto, della società giallorossa. Neanche a Grassina si scherza con le pressioni, ma il clima che aleggia nel paese in cui la parola «miraggio» si legge «variante» è completamente diverso. È un clima passionale che accompagna, di certo non opprime. Purché la maglia venga onorata e attenzione ai derby…

Il Grassina comunque è una macchina perfetta. Dai giocatori al manico, dalla società ai suoi tifosi: le inossidabili Brigate rossoverdi. E il campionato segue uno spartito altrettanto impeccabile dall’inizio alla fine, un copione squisito quanto il Borraccino dell’Ema della gelateria paesana Elisir. Una sfiziosa bottega dove coni, coppe e vaschette le sanno maneggiare.

La storia si intuisce come andrà a finire: il Grassina vince campionato e derby. Il primo lo conquista alla penultima giornata, con la certezza matematica guadagnata al Comunale di Lastra a Signa; i secondi se li aggiudica entrambi per 1-0 con due gare che resteranno negli annali. L’“allenamento congiunto” dell’andata, all’Antella, è una battaglia che viene risolta in zona Cesarini, col Grassina ridotto in dieci; il match di ritorno scarseggia soltanto nei gol realizzati, perché per il resto è un tripudio di emozioni, in campo e soprattutto sugli spalti. E il Poggibonsi? Gli prendono tre punti anche al ritorno, con un 2-0 ineccepibile che appare già un segno.

E salto D categoria è stato.

Per una società che ha sfondato ogni barriera con la stessa eleganza con cui l’albero all’interno della banca in piazza emerge dal tetto, apertogli appositamente, dell’edificio. Per una società che dopo la prima sconfitta, avvenuta nel girone di ritorno in quel di Rignano, i panni sporchi li ha lavati serenamente in famiglia. E chi poteva far meglio in questo di un paese sul cui fiume nell’Ottocento venivano puliti abiti e stracci di quasi tutte le famiglie nobili fiorentine?

Per una società che aveva già avuto un certo passato, ma che ha voluto rimettersi a nuovo, perché a Grassina la fame non finisce e di ricordi non si vive. A meno che non si pensi al cocomeraio che un tempo campeggiava sul viale di Ponte a Niccheri.

Insomma il Grassina ha saputo valorizzarsi, col tacito auspicio di fornire da esempio, con le dovute differenze, al prossimo tentativo di restauro alla fonte della Fata Morgana del Giambologna. Altro tesoretto di un paese con cui è difficile mettersi in rima. Però se omettiamo le regole metriche, su Grassina di poesia quell’anno ce n’è stata parecchia. E anche negli anni a seguire che costituiscono il tempo reale. Allora se il Grassina quell’anno ha fatto 30, la stagione successiva ha fatto 31… Adesso, con una classifica da risalire, non gli resta che fare 32… Anzi 31+1. A buoni inten-D-tori…

 

Grassina

 

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