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Elezioni comunali

Panzano, sulla costruzione dell’edificio a servizio de La Racchetta i gruppi di minoranza contestano la scelta dell’amministrazione






Greve in Chianti – I gruppi di minoranza fanno emergere il loro scontento in merito alle scelte prese dall’amministrazione sulla costruzione di un edificio a servizio dell’associazione di volontariato e protezione civile La Racchetta.

Si tratta di un edificio di circa 340 metri quadrati che nascerà a Poggio di Rocchio, nella località chiantigiana di Panzano. L’intervento, non votato all’unanimità – ma con l’astensione dei gruppi consiliari di minoranza – ha visto la mobilitazione delle opposizioni le quali, pur riconoscendo il fondamentale ruolo de La Racchetta, hanno riscontrato alcuni dubbi.






Forse il sindaco vorrebbe che l’opposizione fosse sempre muta e consenziente alle proposte dell’amministrazione, come la sua maggioranza, a prescindere dai contenuti delle delibere e dell’assoluta mancanza di partecipazione? Per fortuna a Greve non è così!”

Queste le parole del gruppo consiliare VIVA – Cittadini per Greve in Chianti, il quale ha condiviso le proprie perplessità in merito all’argomento:






“Vogliamo innanzi a tutto sottolineare il fondamentale ruolo che le associazioni di volontariato ed in specie quelle di protezione civile, come La Racchetta, svolgono nell’interesse di tutti i cittadini e del territorio. Propria a riconoscimento di questo ruolo, il nostro voto in Consiglio Comunale sull’approvazione del progetto in questione è stato di astensione, nonostante i numerosi dubbi e perplessità a cui non abbiamo avuto risposta.

Cominciamo dalla questione urbanistica. Il nuovo edificio, lungo 33,5 metri ed alto 5,8 metri, nascerà a Poggio di Rocchio, accanto al parcheggio principale di Panzano, un’area attualmente destinata dalle norme urbanistiche comunali a parco e giardino pubblico (Sv). Tali aree, secondo l’art. 17 delle norme tecniche di attuazione approvate dall’amministrazione comunale nel 2019, “sono aree prevalentemente alberate e sistemate a verde e organizzate per il tempo libero, il riposo, il gioco libero”. Sempre secondo le norme, “all’interno di tali aree possono essere realizzati spazi attrezzati per il gioco, le attrezzature didattiche all’aperto, l’osservazione dell’ambiente naturale, lo spettacolo e le manifestazioni all’aperto o contenute attrezzature per la pratica sportiva di base, chioschi per ristoro, servizi igienici e piccoli fabbricati necessari alla fruizione e gestione di tali aree”. Quindi, secondo l’articolo citato non sarebbe ammissibile, come è ovvio, la realizzazione di una tale volumetria.
È pur vero che le norme, in maniera apparentemente contradditoria, contengono anche questa specifica, nel medesimo articolo: “nelle aree destinate ad attrezzature di servizio pubbliche (S) sono sempre ammessi i manufatti funzionali ai servizi di protezione civile, fermo restando la tutela del patrimonio edilizio di pregio architettonico e/o valore storico documentale”.


Le aree a verde rientrano tra quelle generalmente destinate ad attrezzature di servizio pubblico, ma la cartografia del piano attua una ben precisa distinzione tra le aree destinate a servizi, in marrone, e quelle destinate a verde pubblico, in verde, appunto.

A parte questo aspetto, che è comunque fondamentale, è chiaro che lo spirito della norma è quello di consentire l’uso di qualsiasi area pubblica per la realizzazione di manufatti della protezione civile, intendendo che tali opere siano eccezionali e possibilmente temporanee, come purtroppo può risultare necessario nel caso di calamità naturali che richiedono di allestire negli spazi disponibili strutture di soccorso e ricovero per la popolazione. Non è evidentemente questo il caso di cui stiamo parlando in cui invece c’era tutto il tempo per definire meglio il progetto, la sua ubicazione e, nel caso in cui si volesse proprio realizzare l’opera in questa punto, avviare le necessarie procedure per la variante urbanistica che, come noto, segue un iter ben differente da quello usato in questo caso (semplice approvazione in consiglio comunale).

Chiediamo inoltre, sempre a tutela degli interessi dell’associazione di volontariato,se nel calcolo degli standard urbanistici comunali, determinati in maniera inderogabile dal decreto 1444 del 1968, quest’area continuerà ad essere computata come area a verde, anche dopo la realizzazione di questi 340 metri quadrati di edificio.

A parte la questione urbanistica che è comunque quella più rilevante perché potrebbe essere foriera di successivi problemi, così come purtroppo è avvenuto troppo spesso nel nostro comune negli anni passati, ci chiediamo se non sarebbe stato meglio portare avanti questo progetto in maniera più trasparente, dopo averne discusso con la cittadinanza e non, come avverrà solo a seguito delle nostre proteste, con una presentazione pubblica a progetto approvato. Questo sarebbe stato ancor più necessario in una comunità, come quella di Panzano, che si è dimostrata sempre molta attenta ai valori del proprio territorio

Una bella opportunità promossa da un’associazione meritevole trasformata in un pasticcio: come al solito.”

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