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Elezioni comunali

Le guerre illegali della Nato

 

Julian Assange, la cui agonia prosegue senza scadenza nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, una volta ha affermato: “Se le guerre possono essere avviate dalle bugie, esse possono essere fermate dalla verità”. Per costruire un futuro di pace il primo passo è smettere di raccontare menzogne, a cominciare dalla polarizzazione del mondo in buoni e cattivi: dalla nostra parte la luce, dall’altra, quella non occidentale, le tenebre della malvagità.

La contrapposizione manichea tra “noi” e “loro” si è riaccesa al massimo con il conflitto in Ucraina, dove dal 24 febbraio 2022 non passa giorno senza che i tromboni della propaganda ci ripetano l’Occidente difende i valori della libertà e della democrazia contro un tiranno sanguinario; eppure, dato anche l’incancrenirsi di un conflitto che non vede vie d’uscita se non una disastrosa escalation militare, sono sempre di più le voci che invitano a smetterla con questo gioco al massacro sulla pelle degli ucraini e con la divisione tra bene e male. In ordine di tempo l’ultimo è stato quel pericoloso putiniano del cardinale Pietro Parolin, il quale ha detto che “i conflitti non si risolvono con la polarizzazione del mondo fra buoni e cattivi”.

Anche perché, che il nostro Occidente non sia il bene è la storia a dircelo, quella storia che nessuno purtroppo racconta ma la cui conoscenza è fondamentale come l’aria. Tra i pochi coraggiosi a uscire dal seminato compare lo studioso svizzero Daniele Ganser. Costui non è un sostenitore di Putin né un blogger complottista che dà fiato alla bocca: professore presso l’Università di San Gallo, storico, ricercatore, Ganser è il fondatore e direttore dell’Istituto Svizzero per la Ricerca sulla Pace e l’Energia, e in passato ha fatto ricerca presso il Centro per gli studi sulla sicurezza del Politecnico federale di Zurigo (ETH).

 

Da oltre venticinque anni si occupa di storia contemporanea e politica internazionale, e pochi anni fa ha pubblicato un saggio, “Le guerre illegali della Nato”, che a fine 2022 è stato stampato in traduzione anche nel nostro paese. Come ha detto il fisico Carlo Rovelli, questo è un libro che tutti dovrebbero leggere. Ganser mostra in maniera spietata come la principale minaccia alla pace e alla stabilità mondiale negli ultimi settant’anni siano stati la NATO e il suo Paese egemone, gli Stati Uniti d’America; i loro eserciti hanno violato sistematicamente il diritto internazionale e lo Statuto delle Nazioni Unite, nel quale è affermato il divieto dell’uso della forza e del ricorso alla guerra, per la quale soltanto il Consiglio di sicurezza dell’ONU è autorizzato a votare risoluzioni permissive.

Anche qui siamo di fronte ad uno strapotere dei Paesi NATO, che predominano nel Consiglio di sicurezza e schiacciano il resto del mondo in maniera iniqua. Quei Paesi, tra cui il nostro, che ci vengono dipinti come i modelli assoluti di diritti, libertà e rispetto delle leggi hanno messo a ferro il fuoco il pianeta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. In principio vi fu nel 1953 la guerra illegale contro l’Iran, un paese avviato sulla strada di una prospera democrazia il cui nuovo presidente, Mohammad Mossadeq, venne rovesciato da un colpo di stato illegale promosso dalla Cia e dai servizi segreti britannici: non potevano accettare che Mossadeq nazionalizzasse il petrolio iraniano sottraendolo quindi al controllo e al lucro occidentale.

L’impero americano e l’Alleanza atlantica diedero così avvio ad una stagione di colpi di stato e invasioni per rovesciare governi sgraditi o per strategie di controllo geopolitico: il Guatemala nel 1954, l’Egitto nel 1956, Cuba nel 1961, Grenada nel 1983, il Nicaragua nel 1981, paese in cui gli Usa sostennero e prepararono i battaglioni contras che “stupravano, torturavano, smembravano, accecavano e uccidevano civili disarmati, tra cui anche bambini”.

Nel mezzo a queste subdole aggressioni si pose la guerra per eccellenza, quella in Viet Nam, avviata nel 1964 da una clamorosa menzogna sull’incidente navale verificatosi nel golfo del Tonchino. In questo conflitto, tra i tanti atti criminali compiuti dall’esercito statunitense, colpisce il dimenticato bombardamento del Laos, il paese su cui fu sganciata la più grande quantità di bombe della storia: un carico di ordigni ogni otto minuti per nove anni, su una popolazione di contadini poveri che ancora oggi paga le conseguenze di quegli attacchi e delle bombe inesplose rimaste nel Paese. Le guerre illegali degli anni più recenti sono maggiormente nella memoria di tutti, a cominciare dalla Serbia nel 1999 per poi proseguire con l’Afghanistan nel 2001, l’Iraq nel 2003, la Libia nel 2011, la Siria nel 2015 e lo Yemen nello stesso anno (un conflitto terribile finito nell’oblio, promosso dall’Arabia Saudita con armi e supporto occidentali e anticipato nel 2009 dal bombardamento con i droni da parte degli Usa, al tempo guidati dal Premio Nobel per la Pace Barack Obama).






In questa lista compare anche l’Ucraina, nella quale nel 2013 gli Stati Uniti promossero un colpo di stato illegale per rovesciare il presidente filorusso Viktor Janukovyc (“fanculo l’UE!” disse per telefono Victoria Nuland all’ambasciatore americano a Kiev Geoffrey Pyatt). Da questo seme di violenza è nata la guerra che tutti oggi commentiamo, con un anno fa l’invasione illegale da parte della Federazione russa di Vladimir Putin: egli, afferma senza ambiguità Ganser, andrebbe portato di fronte alla Corte Penale de L’Aia.

Così come, analogamente, andrebbero lì condotti anche i vari George Bush, Tony Blair, Nicolas Sarkozy, Bill Clinton e compagnia, macchiatisi negli anni di crimini e violazioni del diritto internazionale. Se la maggioranza della popolazione conoscesse questi fatti, e se dunque avessimo dei media non asserviti e disposti non a veicolare propaganda ma a raccontare la verità oggettiva, ci sarebbe probabilmente anche un diverso scenario internazionale. Il mondo è un posto complicato, e la realtà è molto più intricata di come vorremmo, e soprattutto di come ci viene presentata. Analogamente, la pace è un percorso difficile e faticoso da costruire, che trova nelle menzogne forse ancora più che nelle bombe l’ostacolo più grande da superare

 

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