Le bandiere, i volti, le lacrime di Impruneta, riunite nella serata di ieri – venerdì 4 Marzo – in Piazza Buondelmonti per manifestare il proprio assoluto dissenso all’azione criminale russa in terra ucraina.
Circa 3-400 cittadini presenti, i volontari delle associazioni socio-sanitarie come Misericordia di Impruneta e Pubblica Assistenza di Tavarnuzze, le istituzioni ed alcuni rappresentanti della comunità ucraina di Impruneta che annovera oltre 50 persone. Anche numerosi bambini: chi impegnato a sorreggere disegni di pace, chi ad ascoltare le parole della piazza, chi a dare forma all’immagine di una guerra che abbiamo alle porte…
Ed è questa la vera discriminante dell’invasione ucraina rispetto a guerre del passato anche recente come Iraq, Afghanistan, Siria, le ancora attuali Etiopia, Yemen: non è una questione di cinismo ma i conflitti nel Donbass sfociati poi nell’invasione russa nell’Ucraina ci riguardano per una vicinanza geografica che ci terrorizza. E’ una guerra dell’Occidente, nell’Occidente. La prima guerra realmente “social”: apriamo Instagram e siamo bombardati – termine tristemente calzante – da “cartoline dal fronte”, come se una guerra si potesse raccontare attraverso un post.
Come ricorda Calamandrei: “La distanza che c’è da Milano all’Ucraina è la stessa che intercorre tra il capoluogo lombardo e la Calabria”.
Ieri, in Piazza Buondelmonti, il sindaco di casa Alessio Calamandrei era visibilmente emozionato, nella voce rotta una condanna ferma all’azione di Putin: “Questa guerra è voluta non da una Nazione bensì dal suo tiranno”. Parole sottoscritte dal consigliere regionale Massimiliano Pescini, presente ad Impruneta, così come i sindaci vicini Paolo Sottani e Francesco Casini.
Di realmente importante, tuttavia, in questi momenti che non possono certo fermare la guerra ma aiutano a rimuovere la nostra patina di indifferenza nei confronti di un dramma umanitario, è la testimonianza. Diretta, sentita, di cittadini ucraini che vivono giorni di sofferenza e ansia: è stata Tania, originaria di una delle cittadine ucraine giù bombardate, a prendere la parola e raccontare, trasportando gli imprunetini in uno scenario di guerra.
Sua mamma anziana, ben quindici cugini sono in Ucraina: come spiegato da Tania, in Ucraina ogni casa è fornita di un bunker che loro chiamano “cantina”, dove i familiari sono riusciti a nascondersi prima dell’arrivo dei militari russi. Hanno portato legna, materassi, riserve di cibo, preparandosi a giorni e settimane sotto terra.
“A soli quattro chilometri da casa mia hanno bombardato un orfanotrofio”, dice in lacrime Tania mentre ci informa che non sono più visibili i canali ucraini ma soltanto quelli russi con notizie chiaramente veicolate e faziose.
Poi la lettera di un giovane letta pubblicamente da Calamandrei, prima dell’appello commovente della piccola Anastasia, originaria dell’Ucraina che, piangendo ma sostenuta dalle amiche, insieme a loro, ha urlato “Basta!” alla guerra: “Non voglio che mia nonna muoia”.