Reportage dal deposito del trasporto pubblico locale di Candeli dove i dipendente sono stipati in un pre-fabbricato 3 x 2 metri.
La produzione giornalistica riguardante Autolinee Toscane, a Firenze e dintorni, prosegue. Ed è inevitabile, visti gli scenari sempre più apocalittici che stanno contornando il trasporto pubblico toscano.
Nei mesi scorsi le proteste dei cittadini erano esplose, fino a spingere lo stesso assessore alle infrastrutture e ai trasporti regionali Baccelli ad intervenire pubblicamente:
“I cittadini devono poter contare sul trasporto pubblico, essere informati con tempi adeguati su variazioni, annullamenti e altre modifiche che le corse possono subire”.
Era insorto il Sindacato Cobas Lavoro Privato, con striscioni appesi alla sede di Viale dei Mille: “Spegnete pure la vostra candelina ma il desiderio lo esprimiamo noi. At-Ratp via dalla Toscana” e un ancora più esplicito “Tornatevene in Francia”.
Stavolta c’è di più. Ci sono immagini, frammenti che spiegano come i vari gestori, negli anni, si siano presi cura dei propri dipendenti. Male, evidentemente.
Basta prendere il deposito di Candeli, nel Comune di Bagno a Ripoli, luogo di scambio di numerosi autisti durante la giornata: parliamo di circa 25-30 dipendenti che quotidianamente parcheggiano la propria auto, salgono sul bus di linea, dunque ritornano in terra ripolese attendendo il prossimo turno.
Uno spazio a dir poco angusto ridotto ad un container grigio, lo stesso colore di una condizione lavorativa denigrante, inadeguata, mai migliorata malgrado le numerose promesse giunte negli anni. Ataf, Li-Nea, Autolinee Toscane: cambiano i gestori del servizio di trasporto pubblico, rimangono i problemi. Per l’utenza e per chi vi lavora.
Come nel deposito di Candeli, dove la “casa” degli autisti è un piccolo pre-fabbricato nel quale entrare a turni: uno spazio di 2X3 per circa 6 metri quadri ridimensionati ulteriormente da macchinette, una mensola e altro arredo. Ci entrano massimo 2 persone per volta in stile sardine e non avendo nessuna tettoia, quando piove, il livello di difficoltà dei dipendente – in questa corsa ad ostacoli – aumenta. Chi arriva prima meglio alloggia, gli altri autisti attendono in auto o direttamente sul bus.
Il container è piazzato là, al centro di un piazzale asfaltato da poco (almeno quello!) ma comunque poroso, pieno di fango e avvallamenti che si riempiono con la pioggia. Poco distante le macchinette per bibite e spuntini a cielo aperto ed un altro pre-fabbricato dei servizi igienici – separato dal resto della struttura – nel quale la porta al centro è firmata Autolinee Toscane: due sanitari per oltre 25 persone.
Tutto intorno è discarica più che deposito.
Basterebbe veramente poco per migliorare la situazione e garantire una dignità professionale vanamente pretesa da anni, che un lavoratore merita. Secondo una testimonianza, tuttavia, “non è una soluzione temporanea. E’ sempre stato ridotto in questo modo: per loro dev’essere la normalità. Ma gli autisti non sono animali”.
E in effetti il deposito è tutto tranne che umano: è difficile immaginare che in uno spazio così piccolo possano interscambiarsi e convivere decine di autisti ogni giorno. C’è una porticina sempre aperta…
“E non verrà mai chiusa: non verranno mai a vedere che bel lavoro hanno fatto qua. Potete scommetterci”.
Di questa struttura soltanto il piccolo prefabbricato a destra è ad uso e consumo dei dipendenti di Autolinee Toscane. Uno spazio evidentemente ridotto e mal attrezzato.




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