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Emily Dickinson: il modello felice di un’esistenza di casa






Era il 1886 quando la bellissima Lavinia di Amherst in Massachusetts, trovo’ in un cassetto del comodino di una piccola camera in stile vittoriano delle poesie tenute insieme e cucite con tanto di ago e filo. Quel giorno la signora Death, con cui sua sorella aveva tenuto teneri colloqui, l’aveva portata via, ma accadde ciò che sancì per sempre la fama di quella piccola donna.

Così si concluse la vita di Emily Dickinson, divenuta una delle più celebri poetesse del XXI secolo. Una vita rimasta nel mistero per molto, dove ‘la corona di alloro’ la ottenne appunto solo dopo la morte. Mai avrebbe pensato di diventare con altrettanta attrazione, nel 2019, la role model delle teenager americane e italiane.

A novembre del 2019, infatti, la sceneggiatrice Elena Smith la trasforma, tramite una Serie su Apple TV, nella innocente e provocante ragazza, che vive tutta la sua vita colma di erotismo platonico, febbrile lavoro di creazione e abiti rigorosamente bianchi, in una sola camera da letto, con una piccola toilette personale, al secondo piano di una villetta di famiglia, tanto da prendersi dalla critica letteraria di tutto il mondo, l’appellativo di “Regina Reclusa”.

Per questo oggi, in un momento dove a causa di un Virus terrificante siamo costretti doverosamente a stare in casa, vi porgo la sua figura eclettica. La storia della stravagante Emily, come esempio di reclusione non per forza negativa e malata, ma colma di passione e creatività.

Una biografia attuale per noi oggi, che può servire per riuscire, come diceva la canzone di Modugno a trovare “Il cielo in una stanza”. Emily Dickinson possedeva una serie di abiti bianchi e solo di questo annullamento di colori viveva. Due gigli in mano, come accessorio, la sua esile figura appoggiata a un cassettone cupo. Mani adunche, bianche. Un collo lungo alla Modigliani e occhi dal fondo di una bottiglia di vetro, a forma di nocciola. Un ovale candido dove il peccato risiedeva nella profondità voluttuosa di uno sguardo acuto, con cui mangiava il mondo di dentro.

Le hanno affibbiato di tutto, amori famosi, platonici e impossibili, corrosi dentro un’anima incline ad un erotismo puro, nato dal volere, senza possesso ed esprimibile nel solo possesso della Lingua in versi. Capace di essere elegante, almeno quanto zingara, materna, con le braccia scoperte, le mani impastate nella farina con cui ogni giorno faceva il pane. Bianco come lei.

Caldo come i versi soavi di una giovinezza chiusa in una stanza ben arredata, accogliente, senza limiti perché cavalcata da una immaginazione fervida, una testa attiva. Meravigliose le fotografie in bianco e nero che la ritraggono, impavida, sicura, ribelle nella sua fisicità stabile. Si può evadere e cavalcare il mondo stando per tutta la vita in una casa? Per Emily era talmente possibile da insegnare, che dopo secoli può aiutare le coetanee di oggi.






Un idolo delle ragazze, proclamata da una serie televisiva e in grado in sole 10 puntate di ribaltare il mito della psicosi, della misantropa, della infelice. Ma davvero chi si applica o vive le cerchia sicure di una casa, di una vocazione, di un sogno, davvero può essere considerato pazzo? Oppure tramutarsi per esigenza o volontà in una ragazza o un ragazzo capace di essere più sensuale con la sua testa e il suo vestito bianco. Colei che oltre a vivere di scrittoio e pane da sfornare, seppe creare uno dei più bei giardini mai visti, composto da piante ricercate e sempre verdi, colmo di gente e salotto di artisti.

In questa reclusione cercata di Emily, in nome di una libertà dagli schemi esterni di convenzione, dichiarava la sua inconsueta femminilità, mentre conviveva con la sua originale famiglia. Le famiglie sono tutte originali, da vivere.

Eppure lei così, fu stroncata dal giudizio che per anni l’ha descritta come una ragazza fragile, dalla personalità timida, riluttante, solitaria, malata e ci sono volute tante biografie famose per dare finalmente una immagine più vera e realistica di lei che  per  anni  l’ha descritta come una ragazza fragile, dalla personalità timida, riluttante, solitaria, malata e ci sono volute tante biografie famose, per dare  finalmente una immagine più vera e realistica di lei.

Solo il tempo, le 1775 poesie colme di fuoco puro, hanno saputo  riscattarla  dalla fissità di uno stereotipo, per darci di lei una specie di lettera al mondo, in cui si grida ad alta voce che si può esistere anche fra 4 mura, fra il tempo monotono, purché si possa sentire con le vibrazioni di anima e corpo la nostra esistenza, sviluppando legami, rapporti e circostanze a distanza profonde. 

Emily scriveva lunghe lettere, leggeva, studiava e a modo suo conviveva con i problemi della sua famiglia. Tutto veniva  consumato in una casa del tutto o del nulla. Per lei l’ancora di salvezza fu la poesia e per te quale può essere in questo momento?

Di sicuro qualcosa che puoi crearti solo per tuo volere, senza forme di imitazione o deliri altrui. Senza apparire per una volta misantropo o pazzo, ma capace di riscoprire il tuo personale mare. Senza guide per dire cosa sei o vuoi essere, per una volta dentro il mondo dal di dentro.  E se hai paura o voglia di parlare, ricordati del verso :

“Una parola muore quando è detta – dice qualcuno – io dico che proprio quel giorno comincia a vivere”.

Tu hai un tuo giardino. Traccialo. Immaginalo. Desideralo. Sei la esclusività di un potere  immenso, ma non lo sai. Tutto qui.






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