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“Dilettanti di mestiere” / 2017/18, la prima volta in Promozione: “ATTENTI AL LUCO”

Dilettanti di mestiere – Il passato sportivo che non invecchia
di Fabrizio Innocenti

Rubrica che ripassa in rassegna imprese dello sport dilettantistico e paesano. Vittorie di campionati, salvezze miracolose, storie individuali singolari (in tutti i sensi). La prospettiva del narratore è quella dell’appassionato che si affida agli istinti occasionali dettati dalla luce che evoca in lui quel ricordo.

Si accettano input da atleti o addetti ai lavori di un determinato percorso per conoscere e riproporre le loro vicissitudini nei campi delle loro battaglie agonistiche e non. Unico requisito richiesto? Un amore incondizionato per il proprio sport».






A volte le storie sportive più emozionanti sono inversamente proporzionali alle dimensioni di un paese con la propria realtà calcistica annessa.

La Polisportiva Luco di paesi ne rappresenta addirittura due, Luco e Grezzano: frazioni di Borgo San Lorenzo che non arrivano assieme ai 1500 abitanti. Eppure, parlando di modus operandi, la squadra di calcio chiamata Luco ma ubicata a Grezzano non ha nulla da invidiare ad altri contesti intrisi di tradizione e facoltà.

Scrivi «Polisportiva Luco» leggi «Marco Vivoli», un giovane presidente che non troppi anni fa ha preso le redini di una società semidimenticata anche dal calcio locale e l’ha portata dalla serie U alla Promozione. Lo storico traguardo è stato raggiunto nel maggio 2017 al termine del vittorioso campionato di Prima Categoria, ma quello che è successo l’anno dopo non effonde minor splendore.

Stagione 2017/18, il Luco gioca il suo primo torneo di Promozione nel girone “A”, che notoriamente è il più difficile di tutti, perché pullula di tecnica e organizzazione. Ci sono squadre di Massa Carrara, della Lucchesia, di Prato e Pistoia, senza dimenticare il “concittadino” Sagginale, che però è già svezzato per quel palcoscenico.






Il Luco riparte da buona parte degli attori protagonisti dell’ultima, vincente cavalcata. Anche il mister sarà il solito e corrisponde al nome di Francesco Chiarugi, un tecnico dal sangue blu per due motivi. Innanzitutto perché è il figlio di Luciano (sì, proprio lui, Cavallo pazzo), uno dei pezzi pregiati di quella Fiorentina «ye ye» che fu la base del secondo scudetto della società gigliata. Inoltre Francesco a Luco ci allena da diversi anni e quella maglia, colori sociali biancoblu, gli scorre nelle vene, ancor prima che sulla pelle.

Con la società dove cucinano il tortello più squisito del pianeta questo signore, oltre alla vittoria del succitato campionato, ha conquistato nella stagione appena precedente due preziose salvezze: quella con gli Juniores regionali (alla prima comparsa in categoria) e quella concomitante con la Prima squadra, traghettata a meta dopo un anno tribolato. Purtroppo però ogni ciclo, per quanto grandioso, si compone di un inizio, un’evoluzione e una fine. Mettici poi che la differenza fra Promozione e Prima Categoria è tutto fuor che impercettibile… Insomma, il Luco stenta a suonare un certo spartito nella nuova, prestigiosa vetrina e Chiarugi, a dicembre 2017, dice basta, preferendo retrocedere lui di un passo, prima che accada qualcosa di simile più avanti al suo gruppo. Ai suoi uomini.

Al posto di Chiarugi subentra Liotti, che sarebbe un giocatore, ma ha rimediato un infortunio che gli impone di fermarsi. Carriera, ammirevole, finita. Il problema è che l’agognata scossa non arriva e così anche Liotti, dopo pochissime partite, si dimette. Con lui se ne vanno anche il viceallenatore Piazzesi e il direttore sportivo Tantulli.

La situazione appare compromessa, al che Vivoli si gioca un’ultima carta: alla stregua di quanto avvenuto nel campionato di due stagioni fa, affida la missione salvezza al mister degli Juniores, Marco Giovannetti. Il problema è che stavolta siamo in Promozione e il Luco non ha una classifica degna di evitare, anche nella previsione più ottimistica, lo scongiurabile playout. E difatti dovrà farlo, per giunta in trasferta, perché ha chiuso il campionato al terz’ultimo posto alle spalle della lucchese Folgor Marlia, in casa della quale potrà solo vincere, altrimenti…

I pronostici sono contro il Luco, ma la sensazione è che quest’organico durante l’anno sia stato spesso e volentieri nemico di se stesso. Perché mai, tanto per dirne una, dovrebbe retrocedere una squadra che ha sottratto 6 punti su 6 al quotatissimo Camaiore? Epica in tal senso la gara di ritorno, terminata 5-4 sul fango di Grezzano. Una partita che, nel suo piccolo, invidia poco anche a Italia-Germania 4-3. Non me ne vogliano gli dèi del calcio per quanto appena detto, ma proprio gli dèi del calcio quel giorno e anche nel playout di Marlia erano con il Luco.

Sia il campo di Grezzano che quello della Folgor sono infatti contigui a vividi sprazzi di vegetazione. Dunque, siccome Luco deriva dal latino lucus che vuol dire «bosco sacro», torna che, in un clima così, sul 4-4 di Luco-Camaiore, su un calcio d’angolo per i padroni di casa arrivi a segnare un ragazzo del ’98 di nome Alivernini ma più noto come Squalo. E quel nome lo giustifica il fatto che questo attaccante, se tocca o vede un pallone, prima sente odore di sangue poi di cuoio.

Ma questa storia torna, anzi ritorna anche nel playout di Marlia, dove il Luco vince 1-0 con gol dell’esperto bomber Zeni, su assist di Baggiani, lanciato da Lukolic. Quest’ultimo che, talmente sentiva la tensione del match, prima del playout aveva fasciato la caviglia sana a discapito di quella illo tempore dolorante. Quando se n’è accorto, sempre ovviamente negli spogliatoi, ha capito di essere in partita e che quel lancio troppo lungo per tutti non lo sarebbe stato per Baggiani e che quel colpo di Zeni – che a Coverciano non insegnano e che Svevo avrebbe ribattezzato L’incoscienza di Zeni – quel giorno sarebbe stato vincente. Preludio al più dolce dei triplici fischi. Impareggiabilmente meritato.

Insomma alla fine il Luco si è salvato, con lo stile di chi sa davvero valorizzare quel che sceglie o al peggio “gli capita” (ma voi ci credete al caso?). Dunque se stare in grembo a questa piccola grande realtà porterà solo sicurezza e protezione, c’è solo da togliersi il cappello, ma non ditegli mai «In bocca al Luco». Che per loro il calcio è una cosa seria, un po’ come il tortello mugellano: sanno che sono in tanti a farlo, ma intimamente si sentono i migliori. Difficile dargli torto.






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