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Di Tommaso segna a 43 anni: “Cerbaia, vorrei la 10a promozione. E il gol più bello…”

Giovanni Di Tommaso, ovvero uno sberleffo alla carta d’identità: “Pensate che quest’anno al Cerbaia c’è un allenatore più giovane di me. Non mi era mai accaduto…”. Si racconta a cuore aperto ma non fa mancare l’ironia, il centravanti dei biancocelesti. Perché il bello del nostro calcio è che ci si può ancora sorprendere di vedere sui tabellini la firma di uno che ha superato i 250 gol fra i Dilettanti. Uno come Giovanni Di Tommaso, classe ’81, 43 anni compiuti il mese scorso. Domenica, ad esempio, ha trascinato i suoi alla vittoria in casa del CSL Prato Social Club con una doppietta: “E dico che bisogna continuare così. C’è ancora molto da fare”.

A proposito di gol, il tuo 43esimo compleanno lo hai festeggiato con il sigillo contro il Quarrata.

“Pesantissimo, è valso la vittoria. Ora però guardiamo avanti, prendiamoci i tre punti col CSL perché venivamo da domeniche complicate”.

La gente vede un classe ’81 come centravanti del quotato Cerbaia. Che continua a far la differenza, fra l’altro.

“Sono abituato a far parlare il campo. E a lavorare sul mio fisico e sulla testa: mi ero fatto male alla seconda giornata e poi ho rimediato tre giornate di squalifica per un episodio assurdo. Non meritavo quel provvedimento”.

Cosa sai di poter garantire invece alla squadra?

“Prima di tutto la professionalità, quella che non deve mancare mai. Ma poi voglio aiutare i giovani, ragazzi che possono crescere molto: se faccio migliorare i giovani intorno a me posso migliorare anche io. Ogni anno riparti da zero, al netto dell’esperienza che uno può avere bisogna rimettersi in gioco sempre. Mi piace l’idea di lasciare qualcosa, oltre ai gol”.

Chi è, fra i tuoi compagni, che meriterebbe un palcoscenico più alto della Prima?

“Marino e Calvetti, senza dubbio. Poi stanno vicino a me in attacco, quindi li vedo a distanza di pochi metri ogni volta. Io li osservo durante gli allenamenti, li stresso ogni tanto ricordando quanto possano ancora migliorare: sarebbero in grado di regalarsi qualcosa in più. Ammiro molto Marino, che da Grassina ha scelto di rimettersi in gioco in Prima, scendendo di tre categorie. E Calvetti è straordinario: è un peccato che abbia rimediato un infortunio serio, ma saprà rimettersi alla grande. Il Cerbaia se li tiene stretti, ma possono ambire a qualche categoria superiore”.

Quando hai segnato, domenica, a chi hai pensato per primo?

“A mia figlia e alla mia ragazza. Come sempre”.

Parliamo di calcio giocato. Chi può vincere questo campionato?

“Credevamo tutti che il Barberino Tavarnelle fosse la squadra da battere e invece sono venute fuori altre squadre. Non ci sorprende che il Calenzano sia lassù: sono attrezzatissimi, non dovrebbero neanche starci, in Prima Categoria. Ciò che mi piace di questo Girone C è l’equilibrio: anche col CSL, squadra nettamente sotto di noi in classifica, abbiamo sofferto. Il livello si è alzato ancora, è il bello di questa categoria: sono stimoli continui”.

Poi c’è lo Jolo. E poi il Cerbaia. Tutte lassù a distanza di pochissimi punti.

“Dello Jolo mi avevano parlato bene, ma non li conoscevo. Dopo averli affrontati sul campo posso dire che si tratti di uno squadrone: all’andata e al ritorno sono stati decisivi due gol all’ultimo minuto, sintomo di partite equilibratissime. Poi ci siamo noi, zero pressioni e tanta voglia di stupire”.

Uno dei gol di Di Tommaso, su rigore contro la Sancascianese

La società quindi non vi ha chiesto proprio nulla a inizio anno?

“Di far meglio dell’anno passato. Ci eravamo fermati a un punto dai playoff, stavolta si può sognare più in grande. Noi non abbiamo ambizioni assurde, non esistono pressioni qua a Cerbaia. Vogliamo vincerle ogni domenica, poi osserveremo cosa faranno gli altri. E ci godiamo il clima fuori dal campo: si mangia sempre la pizza tutti insieme a fine partita, c’è amicizia che va oltre il calcio”.

Sei un uomo di derby. Hai giocato, su tutti, Grassina-Antella e Lastrigiana-Signa. Cerbaia-Sancascianese invece com’è?

“Mi hanno sempre detto che è molto sentito. E’ stimolante esserci, prepararlo durante la settimana. Partite che ti fanno dire: ‘ma io come faccio a smettere di giocare?’. L’anno scorso poi segnai una tripletta in casa loro, per cui qua a Cerbaia sono entrato nel cuore di tutti. Sono il bello del calcio, queste gare. Un po’ come Grassina-Antella: ho fatto i complimenti al presidente Zepponi, vincere un derby come quello della scorsa settimana non è mai facile”.

Sta salendo anche il termometro del tifo, lì da voi.

“Sì, a Cerbaia c’è un gruppo di ragazzi che ogni domenica viene a sostenerci. Fa davvero piacere, ti fa sentire più orgoglioso di ciò che fai”.

Ma come fai, a 43 anni, a trovare sempre nuovi stimoli? Non ti è mai venuta voglia di smettere?

“Mi sono sempre detto di arrivare prima di tutto a fine stagione. Poi una bella pausa di riflessione, e da lì faccio le mie valutazioni. Due anni fa avevo vinto campionato e Coppa col Montespertoli, è arrivata la chiamata del Cerbaia e al primo anno ho segnato 21 gol in 19 partite: non potevo mica smettere, dopo una stagione così. Quando nessuno mi cercherà più, capirò allora che sarà il caso di appendere gli scarpini al chiodo”.

A Cerbaia entrano in gioco anche i numeri. Tu sei salito di categoria per 9 volte: chissà che non arrivi la cifra tonda…

“Mi renderebbe orgoglioso. Ogni tanto ci penso, ho i brividi”.

Quali sono i gol più speciali con questa maglia, in un anno e mezzo?

“Le tre reti con la Sancascianese, inevitabilmente, sono nel mio cuore. Ma anche quello contro la Sestese in casa che ci ha fatto vincere al 90′: lo stadio era una bolgia. Se dovessi sceglierne uno nel derby, scelgo quello del 3-3: riuscì a gasare tutti, eravamo al settimo cielo perché avevamo rimontato un 1-3. A fine primo tempo venne il presidente in spogliatoio e ci tranquillizzò”.

Cosa vi disse?

“Che non avevamo motivo di viverla con l’ansia. In campo avevamo il dovere soltanto di divertirci”.

A 43 anni si fa qualcosa di “extra” per mantenersi resistenti sul piano fisico?

“La mattina dopo l’allenamento vado a lavorare 10 ore al giorno. E forse è il mio segreto: non mi fermo mai. Devo però sapere che non posso spingere più dei miei compagni: a volte è meglio fare due allenamenti alla settimana, invece di tre. So bene che l’infortunio che ho avuto alla terza giornata è derivato da una spinta eccessiva: non posso fare gli stessi allenamenti di un ragazzo di 25 anni. Il mio obiettivo è arrivare al 100 per cento la domenica, e pazienza se durante la settimana non inseguo qualche pallone”.

Se il Cerbaia vince il campionato, Giovanni Di Tommaso cosa fa?

“Se compissimo questa impresa potrei continuare a giocare. Amo troppo questo sport, non potrei pensare di smettere”.

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