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Caro paesello ti scrivo....

Caro paesello ti scrivo….

Caro paesello ti scrivo…
Ciao Impruneta mia, buongiorno.
Oggi voglio parlare un po’ con te, come se stessi scrivendo una lettera a una vecchia amica.
Metto subito le mani avanti per alcuni di voi lettori e lettrici di questo giornale. Visto che mi chiedete continuamente un articolo sulla viabilità, vi dico di mettervi l’anima in pace, ancora non lo faccio perché prima di parlarne vorrei poter vedere il tutto finito. Non ha senso parlare con mezzi commercianti, o si ascoltano tutti o nessuno. Non ha senso puntare il dito adesso quando i programmi si sapevano. Vediamo la piazza finita. Quando questo accadrà allora sarò felice di raccontarvi i miei pensieri a modo mio. Quindi insomma, se cercate questo argomento dalla mia penna, dovrete aspettare ancora un pochino.

Oggi voglio scrivere a te mio caro paesello, parlarti a cuore aperto delle tante sensazioni malinconiche che mi arrivano dai tuoi sanpietrini, delle tue bellezze poco ammirate, delle potenzialità che hai in tasca ma nessuno tira fuori. Oggi voglio provare a fare un salto indietro perché certe volte per andare avanti nella direzione più giusta e funzionale, bisogna guardare il passato che da sempre sa essere un grande maestro. Poi l’essere umano dimentica in fretta, ma questo è un altro discorso.

Certe volte ti guardo e mi dico che avrei voluto vederti all’epoca dei miei nonni, quando c’era meno tecnologia, meno fretta ed ego e tanta più essenza. Avrei voluto vederti con meno case fatte con lo stampino e più aie, con meno posteggi e più alberi, con meno asfalto e più sterrato.
Cammino a passo lento per le tue viuzze, attraverso sia quelle centrali che quelle secondarie e un po’ mi si stringe il cuore. Quanti fondi vuoti, quanto abbandono. In quest’era in cui il lavoro è una lotta sul ring, anche le piccole realtà ne soffrono. Un po’ perché come mi disse col sorriso una persona, “il problema dell’Impruneta, sono gli imprunetini”, frase che mi si è tatuata in testa e sul cuore per la sua immensa verità, un po’ perché nessuno guarda più il proprio ma allunga sempre l’occhio verso l’altro per fare di più, per prendere spunto e sgomitare in una corsa forsennata senza meta dove la creatività, la propria identità, è diventata roba rara. 
La personalità di un paese è data anche dalla vita delle botteghe e l’Impruneta in questo non spicca. Abbiamo alcuni commercianti che s’inventano di tutto e di più per tenere viva la fiammella imprunetina. Sono sempre pronti a rimboccarsi le maniche, a creare situazioni gradevoli per noi paesani, eventi, notti bianche, sorrisi… Ma sono pochi, gli aiuti scarseggiano e i fondi vuoti sono tanti e tristi. Tristemente vuoti mi verrebbe da dire. 

Ultimamente caro mio paesello, sei stato anche vandalizzato. Ti trattano male… Ma perché?
Certi comportamenti non li capirò mai, come quelle persone che appoggiano la lattina sul muretto col cestino a un metro di distanza.
Io davanti a queste cose alzo le mani, allibisco e provo veramente tanto sdegno.
La cosa che mi disturba maggiormente poi, è che ci rimette l’Impruneta, la sua immagine.
I tempi cambiano sempre, tutto scorre e il mondo è in continua evoluzione però l’educazione non dovrebbe mica cambiare o, peggio ancora, venir meno.
Nel senso, perché a me non è mai venuto in mente di distruggere un qualcosa in Barazzina? Perché a me e ai miei amici non è mai passato per l’anticamera del cervello di usurpare un qualcosa di tutti? Eppure voglio dire, anche io sono stata una ragazzina, anche io la sera uscivo per qua.
Epoche diverse, generzione diverse? Non è una scusante. Cos’è che manca? Dov’è la falla? Perché questi ragazzi non conoscono il rispetto? Non voglio generalizzare e mai mi permetterei di farlo però forse ogni genitore dovrebbe farsi una profonda analisi di coscienza in silenzio e davanti allo specchio. Forse, invece di stare su Facebook dovreste stare un po’ di più coi vostri ragazzi per parlare con loro. I telefonini sono muri, fate una bella passegiata in Caldaia insieme ai vostri giovani, parlateci, comunicate, raccontategli del loro paesello, fateglielo amare. Se non avete voglia di fare queste cose, beh non è mica obblicatorio procreare. Se non avete tempo per stare dietro al sangue del vostro sangue, pensateci prima e quando questi ragazzi sbagliano, è giusto che voi in primis li portiate davanti all’errore. Errare è umano ma perseverare è diabolico. 
Non ci si può sempre girare dall’altra parte, non si può sempre borbottare solo su Facebook. La realtà è un’altra. E non è colpa del sindaco, delle autorità o di pincopallino, le basi dell’educazione si strutturano nelle mura di casa.

Cara mia Impruneta, ti vedo un po’ abbacchiata.
Adesso l’argomento clou è la viabilità. Vai alla posta e si parla del senso cambiato. Vai alla Coop e in coda si parla di quello. Sei dal fornaio e idem… Insomma, non abbiamo altro da dire? 
Ci piace questo cambio? No, per nulla, questo l’abbiamo appurato però aspettiamo un attimo di vederlo finito. Possiamo pazientare un attimo prima di vociare come forsennati? 

In più anni, all’Impruneta è stato “tolto” anziché “messo”. 
Le scuole in primis, un patrimonio indiscutibile sotto ogni fronte esistente. Le botteghe che si sono eclissate o per anzianità oppure perché non ce l’hanno fatta, hanno lasciato buchi polverosi e pieni di ragnatele. Gli eventi che sono andati un po’ a sbiadirsi per le mille norme burocratiche ma anche per la scarsa forza di manovalanza nel metterle in piedi, le attività per i giovani che ahimè pare roba di secoli fa… Eppure io ho 34 anni, non 80 e me lo ricordo benissimo il Grest. Sono esperienze che custodisco nel cuore e guai a chi me le tocca.
Però, diamo a Cesare quel che è di Cesare perché anche quando viene fatto qualcosa, l’imprunetino medio deve sputarci sopra. Non parlo a vanvera eh, sono subito pronta con un esempio: il marciapiede di via Mazzini.
Era terrificante e pericoloso. Viene rifatto tutto bellino e perfetto. Cosa fa, di grazia, il nostro caro imprunetino? Riposteggia immediatamente la macchina SOPRA al marciapiede per andare a prelevare, per fermarsi a comprare le sigarette o per fare colazione. Questo perché di certo parcheggiare in Piazza Nova o dietro la banca e fare due passi (di numero) è effettivamente troppa roba, l’è too much come dicono quelli alla moda.
Quindi insomma, ci si lamenta come pochi, la cosa in questione viene sistemata e niente, si continua imperterriti a crogiolarsi nell’errore.

Mio paesello, vorrei abbracciarti se potessi.
È iniziata la Primavera e la tua meravigliosa campagna sboccia, spero tanto che tu possa fare altrettanto in un modo o nell’altro.
Vorrei vederti splendere della tua stessa luce, sei una ferrari spesso trattata come una seicento scassata.
Ogni tanto penso che avrei proprio voluto viverti all’epoca dei miei nonni, quando eri piena di una vita ben diversa, meno frettolosa e superficiale ma tanto più bella.
A breve ripartono le sagre rionali, loro sono motore puro per questo posto e quindi cerchiamo di guardare al futuro imprunetino con un briciolino di speranza anche se chi mi conosce lo sa, io ho il pessimismo leopardinano nelle vene!
Però ecco, sperare è (ancora) gratis, non costa niente…
Ovviamente, questo mio articolo vuole essere uno spunto per riflettere, per fermarsi un attimo e pensare perché è vero che le decisioni vengono prese “ai piani alti” però ognuno di noi, nel suo piccolo, può far qualcosa per l’Impruneta. 
Buttare una cartaccia nel cestino anziché per terra è già qualcosa se TUTTI lo facciamo.
Dovrebbe essere un comportamento scontato sì, lo so bene, ma a quanto pare non lo è… Riflettete compaesani, riflettete.

 

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