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Elezioni comunali

Un brivido che vola via

 

Abbiamo dedicato al calcio l’ultimo articolo del 2022 di questa rubrica, che è stato anche l’ultimo pezzo di Be Young che avete letto prima di oggi. Lo abbiamo fatto con toni poco lusinghieri, deprecando il circo pallonaro che con i mondiali in Qatar ha dato l’ultima prova della propria sfacciata evoluzione in un business cinico, asettico e per altro intrecciato a clamorosi giri di corruzione.

Stavolta del calcio parliamo in maniera diversa, o almeno da esso ci muoviamo per trattare un argomento di ben altro spessore. Triste, anzi tristissimo, ma dignitoso e pulito sino in fondo. La fine del vecchio e l’inizio del nuovo anno hanno riempito l’animo di appassionati e non solo di profonda commozione per la scomparsa di Sinisa Mihajlovic e Gianluca Vialli. Insieme a loro, per altro, se ne è andato anche il più grande di tutti: Edson Arantes Do Nascimiento, per tutti Pelé, o ‘ Rei, la divinità che ha cambiato la storia di questo sport per poi diventarne leggenda immortale, e tale rimarrà in eterno.

Il lutto per Mihajlovic e Vialli ha colpito forse ancor più nel profondo l’Italia, sia per il fatto che entrambi si identificavano con la nostra terra – il primo d’adozione e il secondo di nascita – sia perché se ne sono andati molto prima del tempo. Miti calcistici uniti nelle sfide in campo degli anni Novanta, e nati a soli cinque anni di differenza l’uno dall’altro, Sinisa e Gianluca hanno condiviso anche lo stesso terribile destino.

 

Comune però è stato anche l’atteggiamento che essi hanno avuto nei confronti del grande male che troppe vite spezza in questa nostra era, probabilmente a causa dell’aria che respiriamo, del cibo che mangiamo, dello stile di vita sbagliato a cui siamo sottoposti; il caso gioca sempre un ruolo importante, come in tutte le circostanze della vita, ma l’incidenza di certe patologie oramai rappresenta una minaccia che va oltre la semplice dimensione fortuita.

Vialli e Mihajlovic hanno lottato sino all’ultimo minuto come facevano sul rettangolo verde. Definire la malattia come una battaglia, una sfida guerresca a molti non piace: ognuno sceglie tuttavia di reagire a modo proprio di fronte al male, e i due calciatori hanno deciso di raccontare se stessi come guerrieri impegnati nella lotta contro un nemico subdolo e vile, un ospite indesiderato da mandare via con coraggio ed energia. Pur con discrezione, hanno voluto raccontare il proprio percorso, anche per essere d’esempio a tutti coloro che come loro si trovano e si troveranno ad avere a che fare con “la bestia”.

Vialli era un signore dentro e fuori dal campo. Di agiatissime origini, ha sempre avuto l’aria elegante ma umile di chi non ha bisogno di ostentare nulla, nemmeno sul campo, dove era un bomber dirompente e capace di segnare in ogni modo; insieme a Roberto Mancini ha segnato la storia della Sampdoria, vincendo varie competizioni tra cui l’indimenticabile scudetto del 1991.






Proprio con Mancini ha guidato la nazionale due anni fa nella cavalcata degli Europei, conclusa proprio in quello stadio di Wembley dove nel 1992 il Barcellona sfilò loro per un soffio la Coppa dei Campioni, poi vinta da Vialli quattro anni dopo con la maglia della Juventus.

Mihajlovic era un altro tipo, senz’altro più aspro, più spigoloso, ma ugualmente schietto e caparbio, nonché unico con gli scarpini ai piedi. Tra i migliori tiratori di punizioni di sempre, si è affacciato nel grande calcio con la Stella Rossa vittoriosa in patria e in Europa nei primi anni Novanta, ultimo vanto unitario di una Jugoslavia sull’orlo del precipizio e prossima ad essere macchiata di sangue anche per mano di personaggi come la tigre Arkan, della cui amicizia Mihajlovic non si è mai vergognato.

Campione d’Italia nel 2000 con la Lazio, era rimasto un lottatore anche da allenatore, e così lo è stato anche nei giorni bui della malattia. Cosa possono insegnarci le loro storie, al di là delle irripetibili parabole sportive? Che la vita è un dono che abbiamo il dovere di accettare con gratitudine e rispetto, non perdendo mai l’attimo per godere di ciò che ci fa stare bene e apprezzando ogni singolo aspetto di bellezza, ogni piccolo momento di felicità.

Non sappiamo cosa il destino ha in serbo per noi. Da un momento all’altro tutto può cambiare, la nostra vita e quella delle persone a cui vogliamo bene può essere sconvolta lasciandoci impotenti e smarriti; dinanzi a questo brivido che vola via, il sorriso deve guidarci in un cammino empatico, dove ci leghiamo agli altri e riusciamo ad affrontare le difficoltà, anche le più ostiche, con la determinazione e la voglia di vivere che persone come Gianluca Vialli e Sinisa Mihajlovic ci hanno mostrato.

 

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