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“Shoah”, la mostra imprunetina

“Shoah”, la mostra imprunetina a cura di Giampaolo Trotta, è stata inaugurata questo pomeriggio sotto il Loggiato del Pellegrino gremito di artisti, persone ed opere. I dipinti del pittore Romano Morando, della giovane artista Giulia Marcucci e le due installazioni dell’artista Ignazio Fresu rimarranno ad Impruneta fino al 29 Gennaio.
Prima di raccontarvi l’inaugurazione di oggi v’invito a trovare il tempo necessario per andare a vedere ciò che quelle mani piene di sapere hanno creato. Abbiamo un’arte dolorosa, tangibile, “piena” a due passi, a portata di mano e d’anima, vi chiedo veramente di passare ad ammirare le opere di questi tre artisti.

Quando si parla di Olocausto, c’è sempre un silenzio roboante che circonda tutto, dallo spazio in cui ci si trova, alle persone, persino le parole sembrano ovattate. Eppure è un silenzio roboante, come ho scritto prima, perché urla. Non è mica facile raccontarvi questa inaugurazione e voglio spiegarvi il motivo.
Innanzitutto l’argomento attanaglia le viscere creando un dolore primitivo, pulsante. Poi per la prima volta mi sono ritrovata ad ascoltare il flusso di parole di Giampaolo Trotta, storico e critico d’arte, che mi ha completamente trascinata in un qualcosa di meravigliosamente sensibile, pregno di sapere e doloroso. Ed infine, ma di certo non per importanza, poter sentire degli artisti di un certo calibro raccontare le loro opere, è stata una grandissima emozione.

 


E dunque eccomi qua, a cercare di raccontarvi questo pomeriggio.
La partecipazione c’è stata, il nostro bel Loggiato era pieno di persone intente ad ascoltare e ad osservare tutto quell’agglomerato di arte. Con la Basilica e la nostra bella piazza da cornice, il vicesindaco d’Impruneta, Matteo Aramini, ha preso la parola rammentando gli eventi che ci saranno in tutto il mese di Gennaio per ricordare la Shoah anche se, come ha ribadito giustamente il vicesindaco, di un argomento come questo bisognerebbe parlarne sempre, soprattutto nelle scuole e ai giovani.

“Poter sviluppare questi eventi nel Loggiato del Pellegrino è un grande onore, lo ripeto ogni volta ma per me, per noi, è veramente un orgoglio poterlo far respirare d’arte. I ringraziamenti sono doverosi, in primis a Giampaolo Trotta per il suo sapere e la sua presenza, siamo tutti quanti onorati di averlo qua con noi oggi a presentare queste opere d’arte. Ringrazio Romano Morando, artista unico che a mio avviso crea dipinti in grado di graffare l’anima di chi osserva. Per me la sua arte è stato un colpo di fulmine, il percorso emotivo e visivo che propone è impattante sotto ogni aspetto. Ringrazio Ignazio Fresu, ha portato qui ad Impruneta due sue installazioni che comunicano tantissimo, fanno percepire quella sensazione dolorosa e scomoda dell’abbandono, dell’assenza. Una installazione è situata all’inizio della mostra e l’altra alla fine, come se chiudessere il cerchio. Ringrazio Giulia Marcucci che ci ha fatto sentire tutte le sue sensazioni attraverso i suoi dipinti pregni di un’emotività forte, d’impatto. Ringrazio ovviamente anche tutti gli sponsor che ci hanno aiutato a dar vita a questi eventi importanti, il loro supporto è sempre prezioso ed un grazie di cuore anche a tutti voi che siete qui con noi.”

Dopo il discorso sempre giusto ed elegante di Matteo Aramini ha preso la parola il critico d’arte Giampaolo Trotta e qui, lettori e lettrici, io cercherò di riportarvi le sue parole ma so già che non ne sarò minimamente in grado. Sentirlo parlare col suo immenso sapere attraverso una dialettica indescrivibile e con la sua sensibilità artistica è stato un qualcosa di unico. Quando capitano questi eventi, VENITE, partecipate, perché vi assicuro che imparerete tantissimo.

 

“Questa è un’inaugurazione significativa spiega il critico “sia per la sua qualità, sia per il tema profondo che tratta. Racconta di una ferita che ha lasciato una cicatrice ineguagliabile. Di persone che “creano” oggi giorno ce ne sono tante ma di Artisti veri, con la A maiuscola ce ne sono sempre meno. Qui abbiamo l’onore di poter ammirare le opere di Morando, Artista vero, i suoi dipinti hanno una forma concettuale, sono figurazione poetica e profetica di questa cicatrice. La bellezza intrinseca in queste opere è salvifica in quanto porta alla salvezza della coscienza l’anima di chi osserva la tela. Il colore predominante nei quadri di Morando è il grigio sfumato che ricorda la polvere, la cenere che porta il corpo umano al nulla. Le figure da lui rappresentate fluttuano su fondali astratti e si muovono verso l’alto, come se scivolassero in altri mondi più intuiti che veduti. I tratti sono decisi, nervosi, allucinati e pieni di realismo crudo, doloroso. Nelle sue opere si percepisce la ferita della memoria che urla la sua presenza.

Questa pittura profetica la ritroviamo nelle due opere qui presenti di Giulia Marcucci, artista in divenire che ha rappresentato in maniera profonda due ammassi di “cose”. Cose come persone. O ciò che rimane delle persone. Sono opere empatiche, forti e fredde, gelide come la morte che attanaglia questo percorso di storia. Si percepisce la sua violenza emotiva, quel bisogno unico di comunicare, quella necessità d’espressione.
Concludo col terzo artista concettuale, Fresu, che ha creato due installazioni che racchiudono un messaggio pregno, che va al di là della scenografia. Possiamo vedere degli oggetti banali che sembrano altro. Magari sono fatti in polistirolo ma ci sembrano ferro o pietra. Sono oggetti del quotidiano al quale l’artista ha donato un nuovo significato, eccola qua la profondità di concetto. Fresu ha creato oggetti residui dell’Olocausto, come le scarpe delle persone ridotte in fumo. Ecco cosa rimane, un oggetto come la scarpa, memoria di un’assenza fisica che deve tener viva la presenza di una follia umana.”

A seguito della splendida spiegazione del critico Trotta, ha preso la parola l’artista protagonista Romano Morando che ha raccontato con estrema sensibilità il modo in cui è venuto a contatto con la realtà della Shoah.
“Avevo 24 anni” ci dice Morando “quando ad una cena tra artisti ad Amsterdam ho potuto vedere sulla carne quel numero, sigillo di morte e da quel momento, attraverso la pittura ho raccontato a mio modo questa ferita, questo dolore straziante, disumano. Qui potete vedere 18 tele sull’argomento che riassumono il senso di quella che è la mia testimonianza. Tutte le tele al completo sono state esposte, con mio immenso onore, al museo più importante dell’Olocausto a Gerusalemme, nel ’89. Ho avuto un grande aiuto da parte di un mio carissimo amico e collega pittore nato ad Istrale che mi ha scritto una preziosa lettera rammentandomi il legame che abbiamo noi come persone ma anche il legame che c’è tra culture, religioni e pensieri. La memoria, di tutto, va tenuta viva. 






 

Anche l’artista Giulia Marcucci ci ha raccontato delle sue due opere presenti sotto il Loggiato del Pellegrino.
“Ho sempre studiato sui libri quello che è stato l’Olocausto” ci dice “e l’ho sempre fatto con orrore ma soprattutto con incredulità. Poterlo rappresentare a mio modo è stata davvero una prova difficile, forte, un’esperienza profondissima. Ho cercato di trasmettere tutto quello che le mie emozioni sentivano e l’emotività è stata tanta, viscerale. Eppure, nonostante tutto c’è ancora chi nega, chi non vuol vedere… L’essere umano non impara. Mai.”

Conclude l’inaugurazione di questa mostra l’artista Ignazio Fresu.
Le mie installazioni aprono e chiudono questa mostra, questo agglomerato di dolore ed arte e vanno a rappresentare proprio in absentia, in assenza. Questo perché nell’essenza c’è una presenza enorme ed ingombrante. È proprio dall’assenza che nasce il mio lavoro, dalla mancanza viene fuori la possibilità d’immedesimarsi. In assenza possiamo diventare noi la presenza di ciò che manca partecipando in maniera emotiva.”

Prima di salutarci, abbiamo avuto l’onore di ascoltare e seguire passo passo l’artista Romano Morando mentre ci raccontava nel dettaglio le sue opere. Vederlo davanti al proprio quadro mentre spiegava la rappresentazione è stato un momento veramente potente, bellissimo.
L’arte è veramente colmante.

Bene, miei cari lettori, spero di avervi incuriosito e soprattutto spero possiate trovare del tempo da dedicare a “Shoah”, la mostra imprunetina di tre artisti veramente graffianti che rimarrà sotto al Loggiato del Pellegrino in piazza Buondelmonti fino al 29 di Gennaio. 

 

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